Spettro (matematica)

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In matematica, in particolare nell'ambito dell'analisi funzionale e della teoria spettrale, lo spettro di una trasformazione lineare tra spazi vettoriali è la generalizzazione del concetto di insieme di autovalori per le matrici.

Il concetto di spettro viene solitamente introdotto in algebra lineare nell'ambito delle trasformazioni lineari (limitate) tra spazi vettoriali di dimensione finita, e viene esteso dall'analisi funzionale al caso di operatori lineari limitati, e anche non limitati, in spazi vettoriali infinito-dimensionali. Agli operatori non limitati spesso si richiede che siano chiusi.

Se T è un operatore lineare limitato definito su uno spazio di Banach 𝕏 sul campo 𝕂, e con I si indica la funzione identità su 𝕏, lo spettro di T è l'insieme dei numeri λ𝕂 tali per cui λIT non possiede un inverso che è un operatore lineare limitato. Se λ è un autovalore di T, allora TλI non è una funzione biunivoca e dunque la sua inversa (TλI)1 non è definita. Tuttavia, l'operatore TλI può comunque non avere un operatore inverso: perciò lo spettro di un operatore contiene tutti i suoi autovalori, ma non si limita ad essi.

Si può dimostrare che ogni operatore lineare limitato su uno spazio di Banach complesso ha uno spettro non vuoto. Inoltre, operatori su spazi infinito dimensionali possono non avere autovalori, ad esempio sullo spazio di Hilbert 2 l'operatore di shift unilaterale (x1,x2,)(0,x1,x2,) non ha autovalori.

Spettro di operatori limitati

Sia T un operatore lineare limitato definito su uno spazio di Banach complesso X. Si definisce insieme risolvente di T l'insieme ρ(T) dei numeri complessi λ tali per cui l'operatore λIT è invertibile, ovvero ha un inverso che è un operatore lineare limitato. Si definisce risolvente di T la funzione: Rλ(T)=(λIT)1 . Lo spettro di T è l'insieme σ(T) dei numeri complessi λ che non appartengono all'insieme risolvente, ovvero tali per cui l'operatore λIT non è invertibile.[1]

Dal momento che λIT è un operatore lineare, se il suo inverso esiste esso è lineare. Inoltre, per il teorema del grafico chiuso l'inverso di un operatore lineare limitato è limitato. Segue che l'insieme risolvente è l'insieme dei valori che rendono λIT bigettivo. Lo spettro di un operatore non può essere vuoto, e si possono distinguere tre suoi sottoinsiemi disgiunti:

  • Si definisce spettro puntuale o discreto di T l'insieme degli autovalori di T, ovvero i numeri complessi λ tali che: T(x)=λx quando x0. Gli autovalori sono quindi i valori di λ|T(x)λx=0, ovvero le radici del polinomio caratteristico pT(λ)=det(TλI): infatti, la funzione TλI non è invertibile se il suo nucleo non è costituito dal solo vettore nullo, ovvero esistono dei vettori x tali per cui λ|(TλI)(x)=0. In modo equivalente, λ è autovalore di T se e solo se TλI non è iniettivo, oppure se e solo se pT(λ)=0.
  • Si definisce spettro continuo di T l'insieme dei numeri λ tali per cui (λIT)1 non è limitato, pur essendo densamente definito.
  • Si definisce spettro residuo di T l'insieme dei numeri λ che non sono autovalori e tali per cui l'operatore λIT non ha immagine densa in X.[2]

Lo spettro include l'insieme degli autovalori detti autovalori approssimati, che sono i λ tali che (λIT)1 non è limitato oppure non esiste. Questo rende possibile una differente suddivisione dello spettro:

  • Si definisce spettro puntuale approssimato l'insieme dei numeri λ per i quali esiste una successione di vettori unitari xn tale che: limnTxnλxn=0

Lo spettro puntuale approssimato contiene lo spettro puntuale, e per un operatore limitato non è mai vuoto.

  • Si definisce spettro residuo puro l'insieme dei numeri λ per i quali Rλ(T) è limitato e l'immagine di λIT è un sottospazio proprio di X.

Si dimostra che l'insieme risolvente ρ(T) è un sottoinsieme aperto di , e che il risolvente Rλ(T) è una funzione analitica definita su un sottoinsieme D aperto e connesso del piano complesso a valori nello spazio degli operatori limitati su X. In particolare, Rλ(T) è analitica per ogni sottoinsieme massimale connesso di D[3]. Inoltre, per ogni λ,μρ(T) le funzioni Rλ(T) e Rμ(T) commutano e si ha:

Rλ(T)Rμ(T)=(λμ)Rλ(T)Rμ(T) 

Tale relazione è detta prima formula risolvente.[4]

La limitatezza dello spettro segue dall'espansione in serie di Neumann in λ. Lo spettro σ(x) è limitato da x, ed un risultato simile ne dimostra la chiusura: lo spettro di un operatore limitato è compatto.

Algebra di Banach

Un operatore limitato può essere visto come un elemento di una algebra di Banach B complessa contenente l'unità e. Lo spettro di un elemento x di B, spesso scritto come σB(x) o semplicemente σ(x), consiste nei numeri complessi λ tali per cui l'operatore (λex) non è invertibile in B. Se X è uno spazio di Banach complesso allora l'insieme di tutti gli operatori lineari limitati su di esso forma un'algebra di Banach, chiamata B(X).

Raggio spettrale

Template:Vedi anche Si definisce raggio spettrale di T il numero r(T) dato da:

r(T)=supλσ(T)|λ|

Si dimostra che:[5]

limnTn1/n=r(T)

e tale limite esiste sempre. In particolare, se X è uno spazio di Hilbert e T è autoaggiunto si ha:

r(T)=T 

Spettro dell'operatore aggiunto

Template:Vedi anche La definizione di operatore aggiunto si diversifica a seconda che ci si trovi in uno spazio di Hilbert o in uno spazio di Banach. A causa di ciò, lo spettro ed il risolvente di un operatore definito su uno spazio di Banach coincidono con quelli del suo aggiunto, mentre in uno spazio di Hilbert, denotando l'aggiunto di T con T*, si ha che:

σ(T*)={λ:λ¯σ(T)}Rλ(T*)=Rλ(T)*

Inoltre, se λ appartiene allo spettro residuo di T, allora λ appartiene allo spettro puntuale dell'aggiunto T*. Se invece λ appartiene allo spettro puntuale di T, allora esso appartiene sia allo spettro puntuale e sia allo spettro residuo di T*.[6]

Se T è autoaggiunto su uno spazio di Hilbert, si ha inoltre:

  • T non ha spettro residuo.
  • σ(T) è un sottoinsieme di ,ovvero gli autovalori sono reali.
  • Autovettori relativi ad autovalori distinti sono ortogonali.

Un operatore autoaggiunto di una C*-algebra 𝒜 è detto positivo se il suo spettro σ(A) contiene soltanto numeri non negativi reali. Inoltre è positivo se e solo se esiste un elemento B𝒜 tale che A=B*B. Un operatore positivo in uno spazio di Hilbert (dunque sul campo complesso) è autoaggiunto, ed in particolare normale.[7] Questo non vale su uno spazio vettoriale reale.

Il teorema spettrale stabilisce inoltre che un operatore limitato su uno spazio di Hilbert è normale se e solo se è un operatore di moltiplicazione. Si può mostrare che, in generale, lo spettro continuo di un operatore di moltiplicazione limitato è l'intero spettro.

Spettro di operatori compatti e normali

Template:Vedi anche Il teorema di Riesz-Schauder asserisce che se A è un operatore compatto definito su uno spazio di Hilbert H allora lo spettro σ(A) è un insieme finito o numerabile che ammette al più λ=0 come punto di accumulazione. Inoltre, ogni λσp(A) non nullo ha molteplicità finita. Lo spettro si presenta in questa forma:

σ(A)=σp(A){0}

Si osservi che nulla esclude che anche λ=0 potrebbe essere autovalore con molteplicità finita o infinita.[8]

Il teorema spettrale afferma che ogni matrice normale è simile ad una matrice diagonale tramite una matrice unitaria. In altre parole, per ogni matrice normale H esistono una matrice unitaria U ed una diagonale D per cui:[9]

D=U1HU=tU¯HU

Come corollario segue che se e solo se l'operatore T è autoaggiunto la base ortonormale conta solo autovalori reali, mentre se T è unitario il modulo degli autovalori è 1. In particolare, gli autovalori di una matrice hermitiana sono tutti reali, mentre quelli di una matrice unitaria sono di modulo 1.

Spettro di operatori illimitati

Si può estendere la definizione di spettro per operatori illimitati su uno spazio di Banach X, operatori che non sono più elementi dell'algebra di Banach B(X), e si procede in maniera simile al caso limitato. Un numero complesso λ si dice essere nell'insieme risolvente di un operatore lineare T:DXX se l'operatore:

TλI:DX

ha un inverso limitato, ovvero se esiste un operatore limitato S:XD tale che:[10]

S(TλI)=ID(TλI)S=IX

Il complementare dell'insieme risolvente è lo spettro di T. Un numero complesso λ è quindi nello spettro se la precedente proprietà non vale, e si può classificare lo spettro esattamente allo stesso modo del caso limitato. Lo spettro di un operatore illimitato è in generale un sottoinsieme chiuso, possibilmente vuoto, del piano complesso.

Dalla definizione segue che S può non essere invertibile nel senso degli operatori limitati. Dato che il dominio D può essere un sottoinsieme proprio di X, l'espressione:

(Tλ)S=IX

ha senso solo se l'immagine di S è contenuta in D. In modo simile:

S(Tλ)=ID

implica che D è contenuto nell'immagine di S.

Il fatto che λ stia nell'insieme risolvente di T significa che Tλ è bigettiva. Il viceversa è vero se si introduce la condizione addizionale che T è un operatore chiuso. Per il teorema del grafico chiuso, infatti, se TλI:DX è bigettiva allora la sua applicazione inversa (algebricamente) è necessariamente un operatore limitato. Si noti che la completezza di X è richiesta nell'invocare il teorema del grafico chiuso.

In contrasto col caso limitato, quindi, la condizione che un numero complesso λ stia nello spettro di T diventa puramente algebrica: per un operatore chiuso T, λ è nello spettro di T se e solo se TλI non è bigettiva.

L'operatore risolvente

Il risolvente Rλ può essere valutato a partire dagli autovalori e dalle autofunzioni di T. Applicando Rλ ad una funzione arbitraria φ si ha:

Rλ|φ=(λT)1 |φ=i=1n1λλi|eifi,φ

Tale funzione ha poli nel piano complesso in corrispondenza degli autovalori di T. Utilizzando allora il metodo dei residui si ottiene:

12πi C dλ(λT)1 |φ=i=1n |ei fi,φ=|φ

dove l'integrale è preso lungo un bordo C che include tutti gli autovalori. Supponendo che φ sia definita sulle coordinate {xi}, ovvero:[11][12]

x, φ=φ(x1, x2,... )x, y=δ(xy)=δ(x1y1,x2y2,x3y3)

si ha:

x, 12πi C dλ(λT)1φ=12πi C dλ x, (λT)1 φ=12πi C dλ dy  x, (λT)1 y y, φ

La funzione G(x,y;λ) definita come:

G(x, y; λ)=x, (λT)1 y=i=1nj=1nx, eifi, (λT)1ejfj, y=i=1nx, eifi, yλλi=i=1nei(x)fi*(y)λλi

è la funzione di Green per T e soddisfa:[13]

12πi CdλG(x,y;λ)=i=1nx,eifi,y=x,y=δ(xy)

Esempio

Si consideri lo shift bilaterale T su 2() dato da:

T(,a1,a^0,a1,)=(,a^1,a0,a1,)

dove ^ denota la posizione zero. Un calcolo diretto mostra che T non ha autovalori, ma ogni λ con |λ|=1 è un autovalore approssimato. Ponendo xn un vettore:

1n(,0,1,λ,λ2,,λn1,0,)

allora xn=1 per ogni n, ma:

Txnλxn=2n0

Poiché T è un operatore unitario, il suo spettro appartiene al cerchio unitario. Quindi lo spettro continuo di T è tutto lo spettro, e questo vale per una classe più generale di operatori.

Note

  1. Template:Cita.
  2. Lo shift unilaterale su l2(N) ne fornisce un esempio: tale operatore è una isometria, ed è quindi limitato ma non invertibile poiché non è surriettivo.
  3. Template:Cita.
  4. Template:Cita.
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  11. Template:Cita libro
  12. Template:Cita libro
  13. Template:Cita libro

Bibliografia

Voci correlate

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