Ipersfera

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Proiezione stereografica dei paralleli (rosso), meridiani (blu) e ipermeridiani (verde) di una ipersfera. Grazie alla proprietà conforme della proiezione stereografica, i tre tipi di curva si intersecano in modo ortogonale fra di loro (nei punti gialli), come succede in 4 dimensioni. Tutte le curve succitate sono circonferenze: quelle che passano per il centro di proiezione <0,0,0,1> hanno raggio infinito (sono linee rette).

In matematica, e in particolare in geometria, una ipersfera è l'analogo di una sfera in più di tre dimensioni. Una ipersfera di raggio r nello spazio euclideo n-dimensionale consiste di tutti i punti che hanno distanza r da un dato punto fissato P, chiamato centro dell'ipersfera

Sn={xn:xP=r}

e rappresenta quindi un'ipersuperficie, ossia una varietà (n1)-dimensionale immersa nello spazio n-dimensionale. Per tale motivo, su alcuni testi, in particolare in topologia, viene indicata con Sn1 invece che Sn. In questo articolo, sarà indicata con Sn, per rendere più chiare alcune relazioni matematiche. Tuttavia, accenneremo alla notazione utilizzata in topologia nell'ultimo paragrafo.

Nello spazio euclideo, l'ipersfera Sn è la frontiera della palla n-dimensionale chiusa, che è l'insieme di tutti i punti che hanno distanza minore o uguale a r da un dato punto P

Vn={xn:xPr},

e racchiude la palla n-dimensionale aperta, che è l'insieme di tutti i punti che hanno distanza minore di r da un dato punto P

Vn={xn:xP<r}.

Per esempio:

  • nello spazio euclideo 1-dimensionale, ossia la retta, S1 è una coppia di punti che delimita V1 che è un segmento;
  • nello spazio euclideo 2-dimensionale, ossia il piano, S2 è una circonferenza che delimita V2 che è un cerchio;
  • nello spazio euclideo 3-dimensionale, S3 è una superficie sferica ordinaria che delimita V3 che è l'interno della sfera.

Rappresentazione di un'ipersfera

In coordinate cartesiane (x1,x2,,xn), l'equazione

xP=r

di un'ipersfera di centro P=(p1,p2,,pn) e raggio r si scrive

(x1p1)2+(x2p2)2++(xnpn)2=r2

Un'ipersfera di raggio r e centro P può essere anche rappresentata in forma parametrica mediante le seguenti equazioni:

x1=p1+rcos(ϕ1)x2=p2+rsin(ϕ1)cos(ϕ2)x3=p3+rsin(ϕ1)sin(ϕ2)cos(ϕ3)xn1=pn1+rsin(ϕ1)sin(ϕn2)cos(ϕn1)xn=pn+rsin(ϕ1)sin(ϕn2)sin(ϕn1)

dove l'ultima variabile angolare ϕn1 varia in un intervallo di ampiezza 2π mentre le altre variano un intervallo di ampiezza π.

Coordinate ipersferiche

Strettamente correlata alla rappresentazione parametrica di un'ipersfera, c'è la definizione di coordinate ipersferiche.

In uno spazio euclideo n-dimensionale, oltre alle coordinate cartesiane, possiamo definire un sistema di coordinate analogo al sistema delle coordinate sferiche definito per lo spazio euclideo 3-dimensionale, nel quale le coordinate consistono in una coordinata radiale r, ed n1 coordinate angolari ϕ1,ϕ2,,ϕn1. Se xi sono le coordinate cartesiane, allora possiamo definire

x1=rcos(ϕ1)x2=rsin(ϕ1)cos(ϕ2)x3=rsin(ϕ1)sin(ϕ2)cos(ϕ3)xi=rt=1i1sin(ϕt)cos(ϕi)con2in1xn1=rsin(ϕ1)sin(ϕn2)cos(ϕn1)xn=rsin(ϕ1)sin(ϕn2)sin(ϕn1)=rt=1n1sin(ϕt)

Come abbiamo visto in precedenza, queste equazioni forniscono anche la rappresentazione parametrica di un'ipersfera, se fissiamo la coordinata radiale r che corrisponderà al raggio dell'ipersfera rappresentata, supponendo che essa sia centrata nell'origine.

Da esse si possono ottenere le seguenti trasformazioni inverse:

tan(ϕn1)=xnxn1tan(ϕn2)=xn2+xn12xn2tan(ϕ1)=xn2+xn12++x22x1

Si noti che l'ultimo angolo ϕn1 varia in un intervallo di ampiezza 2π mentre gli altri angoli variano in un intervallo di ampiezza π. Questo intervallo copre l'intera ipersfera.

L'elemento di ipervolume nello spazio euclideo n-dimensionale si ottiene dallo Jacobiano della trasformazione:

dnVn=|det(xi)(r,ϕj)|drdϕ1dϕ2dϕn1=rn1sinn2(ϕ1)sinn3(ϕ2)sin(ϕn2)drdϕ1dϕ2dϕn1

e l'equazione per l'ipervolume dell'ipersfera può essere ottenuta tramite la seguente integrazione:

Vn=r=0Rϕ1=0πϕn2=0πϕn1=02πdnVn.

L'elemento di ipersuperficie (n1)-dimensionale dell'ipersfera, che generalizza l'elemento d'area della superficie sferica 2-dimensionale nello spazio 3-dimensionale, è dato da:

dSnVn1=rn1sinn2(ϕ1)sinn3(ϕ2)sin(ϕn2)dϕ1dϕ2dϕn1

e si ha

dnVn=dr dSnVn1.

Ipervolume e ipersuperficie

Quando si parla di "volume", o più propriamente di ipervolume, di una ipersfera Sn, in realtà ci si riferisce alla misura n-dimensionale della corrispondente palla Vn. Invece, quando si parla di "area superficiale", o più propriamente di misura ipersuperficiale, di una ipersfera Sn, ci si riferisce alla sua misura (n1)-dimensionale. Come misura, solitamente, si considera la misura di Lebesgue.

Chiarito ciò, si dimostra che l'ipervolume dell'ipersfera è dato da:

Vn(r)=πn/2Γ(n2+1)rn,

dove Γ denota la funzione Gamma.

Invece la misura ipersuperficiale dell'ipersfera è data da:

Sn(r)=2πn2Γ(n2)rn1.

A questo punto, una volta dimostrate queste espressioni, dalle proprietà della funzione Gamma, si evince che:

Vn(r)=πn/2Γ(n2+1)rn={πn2rn(n2)!,per n pari2n+12πn12rn13n,per n dispari
Sn(r)=2πn/2Γ(n2)rn1={πn2rn112(n21)!,per n pari2n+12πn12rn113(n2),per n dispari

(Quest'ultima formula deve essere modificata se si adopera la notazione utilizzata in topologia, vedi più avanti.)

Dimostrazione

Calcolo della misura ipersuperficiale

Osserviamo che risulta

Rnex12x22xn2dx1dx2dxn=(+ex12dx1)(+ex22dx2)(+exn2dxn)=πn2

poiché si tratta del prodotto di n integrali di Gauss.

D'altra parte, ricordando l'equazione dell'ipersfera in coordinate cartesiane, se l'ipersfera è centrata nell'origine il suo raggio è dato da

r=x12+x22++xn2

e, inoltre, l'integrale esteso a tutto lo spazio n può essere scritto come l'integrale ottenuto sommando tutti i contributi che si hanno nelle corone ipersferiche di spessore infinitesimo dr centrate nell'origine, cioè

Rnex12x22xn2dx1dx2dxn=0+er2Sn(r)dr

Dalle due identità, otteniamo

0+er2Sn(r)dr=πn2

Notiamo adesso che la misura dell'ipersuperficie di un'ipersfera di raggio r è in relazione con la misura dell'ipersuperficie di un'ipersfera di raggio unitario nel seguente modo:

Sn(r)=Sn(1)rn1

Allora dall'identità precedente abbiamo

πn2=Sn(1)0+er2rn1dr

In questo integrale, operiamo la sostituzione

r=t

da cui

dr=12tdt

Così facendo, otteniamo

πn2=Sn(1)0+et(t)n112tdt=12Sn(1)0+et(t)n2dt=12Sn(1)0+ettn21dt

Nell'ultimo integrale si riconosce facilmente la definizione della funzione Gamma, quindi si ha

πn2=12Sn(1)Γ(n2)

ossia

Sn(1)=2πn2Γ(n2)

da cui

Sn(r)=2πn2Γ(n2)rn1.

Relazione tra ipervolume e misura ipersuperficiale

È facile comprendere che l'ipervolume n-dimensionale di un'ipersfera, come funzione Vn(r) del raggio r, è una primitiva della misura (n1)-dimensionale Sn(r) dell'ipersuperficie. Infatti l'ipervolume può essere scritto come l'integrale ottenuto sommando tutti i contributi dati dagli ipervolumi delle corone ipersferiche di spessore infinitesimo dr centrate nell'origine, cioè

Vn(r)=Vndx1dx2dxn=0rSn(r)dr

Alternativamente, ciò si ottiene anche dalla formula di Minkowski-Steiner, in virtù della quale risulta

Sn(r)=ddrVn(r)

Dunque

Vn(r)=0r2πn2Γ(n2)(r)n1dr=2πn2nΓ(n2)rn=πn2n2Γ(n2)rn=πn2Γ(n2+1)rn.

Metodo alternativo di calcolo dell'ipervolume

Allo stesso risultato si può addivenire con tecniche classiche molto utili per imparare a ragionare in spazi n-dimensionali ed a sporcarsi le mani con integrali e manipolazioni. Prendiamo in considerazione una ipersfera in IRncentrata nell'origine di raggio r ed uno degli assi che identifichiamo con x. Per ogni punto di tale asse compreso nell'intervallo [r,r]IR facciamo passare un iperpiano perpendicolare ad x. L'intersezione di questo iperpiano con la nostra ipersfera è un ipercerchio, cioè un ipersfera di dimensione n1, il cui raggio è r2x2. Possiamo, dunque, scrivere il volume della ipersfera come l'integrale da r ad r della misura dell'ipercerchio. Da questo integrale ricaviamo una relazione tra Vn(1) e Vn1(0); essendo noto da semplici considerazioni V1(0) determiniamo tutti gli altri

Vn(1)=Vn(r)rn=1rnrrVn1(r2x2)dx=1rnrrVn1(1)[r2x2]n1dx=Vn1(1)rnrrrn1[1(xr)2]n1dx

operiamo la sostituzione x=rsen(ϑ)dx=rcos(ϑ)dϑ

Vn(1)=Vn1(1)rnπ2π2rn1[1sen2(ϑ)]n1rcos(ϑ)dϑ=Vn1(1)π2π2cosn(ϑ)dϑ=CnVn1(1)

avendo definito Cn=π2π2cosn(ϑ)dϑ=...=(n1)!!n!!σneσn={πsenPARIIN2senDISPARIIN Pertanto Vn(1)=Vn1(1)(n1)!!n!!σn V1(1)=2=σ1 (in questo caso la ipersfera centrata nell'origine di raggio r è semplicemente il segmento da r ad r la cui lunghezza è 2r) V2(1)=V1(1)1!!2!!σ2=12!!σ1σ2=π

V3(1)=V2(1)2!!3!!σ3=12!!2!!3!!σ1σ2σ3=13!!σ1σ2σ3=43π
V4(1)=V3(1)3!!4!!σ4=13!!3!!4!!σ1σ2σ3σ4=14!!σ1σ2σ3σ4=12π2
...
Vn(1)=σ1σ2......σnn!!

Ricordando la definizione di σn e che n!!={2n2(n2)!senPARIINn!2n12(n12)!senDISPARIIN Vn(1)={2n2πn22n2(n2)!senPARIIN2n+12πn12n!2n12(n12)!senDISPARIINVn(1)={πn2(n2)!senPARIIN2nπn12(n12)!n!senDISPARIIN

Tabella di valori al variare del numero di dimensioni

Numero di dimensioni n Ipervolume Vn(r) Misura ipersuperficiale Sn(r) Valore numerico Vn(1) Valore numerico Sn(1)
1 2r 2 2,000.000.000 2,000.000.000
2 πr2 2πr 3,141.592.654 6,283.185.307
3 43πr3 4πr2 4,188.790.205 12,566.370.614
4 12π2r4 2π2r3 4,934.802.201 19,739.208.802
5 815π2r5 83π2r4 5,263.789.014 26,318.945.070
6 16π3r6 π3r5 5,167.712.780 31,006.276.680
7 16105π3r7 1615π3r6 4,724.765.970 33,073.361.792
8 124π4r8 13π4r7 4,058.712.126 32,469.697.011
9 32945π4r9 32105π4r8 3,298.508.903 29,686.580.125
10 1120π5r10 112π5r9 2,550.164.040 25,501.640.399
11 6410.395π5r11 64945π5r10 1,884.103.879 20,725.142.673
12 1720π6r12 160π6r11 1,335.262.769 16,023.153.226
13 128135.135π6r13 12810.395π6r12 0,910.628.755 11,838.173.812
14 15.040π7r14 1360π7r13 0,599.264.529 8,389.703.410
15 2562.027.025π7r15 256135.135π7r14 0,381.443.281 5,721.649.212
16 140.320π8r16 12.520π8r15 0,235.330.630 3,765.290.086
17 51234.459.425π8r17 5122.027.025π8r16 0,140.981.107 2,396.678.818
18 1362.880π9r18 120.160π9r17 0,082.145.887 1,478.625.959
19 1.024654.729.075π9r19 1.02434.459.425π9r18 0,046.621.601 0,885.810.420
20 13.628.800π10r20 1181.440π10r19 0,025.806.891 0,516.137.828
Andamento dell'ipervolume Vn(1) relativo all'ipersfera unitaria al variare del numero n di dimensioni, considerando anche l'estrapolazione della funzione Vx(1) a numeri x non interi.
Andamento della misura ipersuperficiale Sn(1) relativa all'ipersfera unitaria al variare del numero n di dimensioni, considerando anche l'estrapolazione della funzione Sx(1) a numeri x non interi.

(La tabella vista poc'anzi deve essere modificata se si adopera la notazione utilizzata in topologia, vedi più avanti.)

Considerazioni

Come si può notare, in entrambe le espressioni viste in precedenza per Vn(r) e per Sn(r), l'esponente di π aumenta di una unità ogni volta che il numero di dimensioni aumenta di due unità, passando al numero pari successivo.

È anche interessante notare come, al tendere del numero di dimensioni ad infinito, ipervolume e misura ipersuperficiale tendano a zero indipendentemente dal raggio:

limn+Vn(r)=limn+Sn(r)=0 , r>0

Nota Bene: Ciò non va interpretato pensando che, al crescere del numero n di dimensioni, l'ipersfera tenda a non occupare ipervolume, ma va semplicemente interpretato dicendo che il rapporto tra il suo ipervolume e quello dell'ipercubo n-dimensionale di lato unitario tende a zero. La spiegazione geometrica è che, fissato il raggio di una ipersfera e fissata la lunghezza del lato di un ipercubo, al crescere del numero di dimensioni, mentre il diametro dell'ipersfera resta costante, la diagonale dell'ipercubo cresce proporzionalmente a n.

Quindi, fissato il raggio r, le funzioni Vn(r) ed Sn(r), al crescere del numero n di dimensioni, prima raggiungono un valore massimo e poi decrescono indefinitamente. In particolare, nel caso dell'ipersfera di raggio unitario r=1,

  • l'ipervolume Vn(1) raggiunge il suo valore massimo per n=5 dimensioni, mentre
  • la misura ipersuperficiale Sn(1) raggiunge il suo valore massimo per n=7 dimensioni, nel qual caso l'ipersuperficie è una varietà 6-dimensionale.

Un'altra considerazione particolare è la seguente: consideriamo due ipersfere nello spazio n-dimensionale, delle quali una di raggio r e l'altra di raggio minore (1ε)r, essendo 0<ε<1. Il rapporto tra i due ipervolumi

Vn((1ε)r)Vn(r)=(1ε)n,

fissato r, tende comunque a 0, al crescere del numero n di dimensioni, qualunque sia il valore (anche molto piccolo) scelto per ε, poiché 1ε<1. Ciò si interpreta dicendo che, al crescere del numero di dimensioni, la maggior parte dell'ipervolume racchiuso nell'ipersfera tende a concentrarsi in prossimità dell'ipersuperficie. La stessa considerazione vale anche per altre figure geometriche n-dimensionali.

Notiamo, infine, che la relazione tra ipervolume e misura ipersuperficiale può essere riscritta anche nel modo seguente:

Vn(r)=0rSn(r)dr=Sn(r)rn

Questa identità può essere interpretata come una generalizzazione al caso n-dimensionale della dimostrazione tramite infinitesimi che si applica per il volume della sfera ordinaria, considerando l'ipersfera come l'unione di infinite iperpiramidi n-dimensionali infinitesime aventi ciascuna il vertice nel centro dell'ipersfera e la base (n1)-dimensionale che poggia sull'ipersuperficie; queste infinite iperpiramidi elementari riempiono tutto e solo l'ipervolume dell'ipersfera e l'ipervolume di ogni iperpiramide è:

misura ipersuperficiale di basealtezzan

Rappresentazione come coefficienti di Taylor

L'ipervolume della sfera unitaria Vn(1) può essere calcolato anche mediante l'n-esimo coefficiente nell'espansione di Taylor della funzione

f(x)=eπx2(1+erf(xπ)),

dove

erf(x)=2π0xet2dt

è la funzione degli errori. In particolare

Vn(1)=f(n)(0)n!,Sn(1)=f(n)(0)(n1)!

dove stiamo includendo anche le definizioni V0(1):=1 (la cardinalità di un insieme composto da un singolo punto: la palla unitaria in dimensione 0) e V1(1):=2 (la lunghezza del segmento (1,1): la palla unitaria in dimensione 1).

Infatti, posta Bn la palla unitaria, applicando la formula di coarea riusciamo a scrivere (per ogni n1)

Vn(1)=Bn1dx1dxn=Vn1(1)11(1t2)n12dt.

Pertanto, sfruttando la convergenza totale della serie su ogni sottoinsieme chiuso e limitato di , scriviamo

n=0+Vn(1)xn=k=0+V2k(1)x2k+k=0+V2k+1(1)x2k+1=k=0+πkx2kk!+xk=0+V2k(1)11(1t2)kx2kdt=eπx2+x11k=0+πk(1t2)kx2kk!dt=eπx2+x11eπ(1t2)x2dt=eπx2+eπx22x01eπt2x2dt=eπx2+eπx22π0xπet2dt=eπx2+eπx2erf(xπ)=eπx2(1+erf(xπ)).

Osservando inoltre che Vn(1)xn=Vn(x) si può riscrivere la somma come

n=0+Vn(x)=eπx2(1+erf(xπ)).

Infine, ponendo x=1, si ottiene

n=0+Vn(1)=eπ(1+erf(π))45,999326.

I paradossi delle ipersfere

I cosiddetti paradossi delle ipersfere, impropriamente definiti tali, sono, in realtà, solo particolari proprietà geometriche degli spazi euclidei con numero di dimensioni elevato, in particolare, con numero di dimensioni maggiore di 9; l'appellativo di "paradossi" è dovuto al carattere apparentemente antiintuitivo di tali proprietà geometriche, se si opera un confronto con ciò che accade nello spazio 3-dimensionale ordinario. Su alcuni testi sono indicati come paradossi di Moser[1], essendo stati probabilmente scoperti dal matematico austriaco naturalizzato canadese Leo Moser[2].

Primo paradosso

Nel piano, cioè nello spazio euclideo a n=2 dimensioni, 22=4 cerchi di raggio r possono essere inseriti all'interno di un quadrato di lato 4r, in maniera tale da essere tangenti tra loro e tangenti ai lati del quadrato; tali cerchi si ottengono dividendo il quadrato di partenza in 22=4 quadrati più piccoli di lato 2r e considerando i cerchi iscritti in questi quadrati più piccoli; così facendo, in prossimità del centro del quadrato di partenza, c'è ancora spazio per inserire un cerchio più piccolo di raggio (21)r.

Nello spazio ordinario, cioè nello spazio euclideo a n=3 dimensioni, 23=8 sfere possono essere inserite all'interno di un cubo di lato 4r, in maniera tale da essere tangenti tra loro e tangenti alle facce del cubo; tali sfere si ottengono dividendo il cubo di partenza in 23=8 cubi più piccoli di lato 2r e considerando le sfere iscritte in questi cubi più piccoli; così facendo, in prossimità del centro del cubo di partenza, c'è ancora spazio per inserire una sfera più piccola di raggio (31)r.

Analogamente, nello spazio euclideo a n=4 dimensioni, 24=16 ipersfere 4-dimensionali possono essere inserite all'interno di un ipercubo 4-dimensionale di lato 4r, in maniera tale da essere tangenti tra loro e tangenti alle iperfacce 3-dimensionali dell'ipercubo; tali ipersfere 4-dimensionali si ottengono dividendo l'ipercubo 4-dimensionale di partenza in 24=16 ipercubi 4-dimensionali più piccoli di lato 2r e considerando le ipersfere iscritte in questi ipercubi più piccoli; così facendo, in prossimità del centro dell'ipercubo di partenza, c'è ancora spazio per inserire un'ipersfera di raggio (41)r=r, la quale, quindi, ha lo stesso raggio e non è più piccola delle altre.

In generale, nello spazio euclideo a n dimensioni, 2n ipersfere n-dimensionali possono essere inserite all'interno di un ipercubo n-dimensionale di lato 4r, in maniera tale da essere tangenti tra loro e tangenti alle iperfacce (n1)-dimensionali dell'ipercubo; tali ipersfere n-dimensionali si ottengono dividendo l'ipercubo n-dimensionale di partenza in 2n ipercubi n-dimensionali più piccoli di lato 2r e considerando le ipersfere iscritte in questi ipercubi più piccoli; così facendo, in prossimità del centro dell'ipercubo di partenza, c'è ancora spazio per inserire un'ipersfera di raggio (n1)r.

È evidente che, a partire da n=5 dimensioni, l'ipersfera centrale diventa più grande, cioè ha raggio maggiore, rispetto alle altre 2n ipersfere.

A n=9 dimensioni, poi, l'ipersfera centrale ha raggio (91)r=2r, quindi ha diametro 4r uguale al lato dell'ipercubo che contiene tutte le ipersfere considerate, pertanto diviene tangente alle iperfacce 8-dimensionali di tale ipercubo; ciò nonostante, all'interno dell'ipercubo, in corrispondenza dei vertici, c'è ancora spazio per le altre 29=512 ipersfere.

È evidente che, a partire da n=10 dimensioni, l'ipersfera centrale non può più entrare nell'ipercubo considerato, poiché ha diametro maggiore di 4r e, pertanto, sporge all'esterno.

Secondo paradosso

Nel piano, cioè nello spazio euclideo a n=2 dimensioni, consideriamo una scacchiera, costituita da quadrati di lato l. Un cerchio circoscritto a ciascun quadrato della scacchiera ha diametro uguale alla lunghezza della diagonale del quadrato, ossia l2, pertanto occupa parte dei quadrati adiacenti.

Nello spazio ordinario, cioè nello spazio euclideo a n=3 dimensioni, consideriamo una scacchiera 3-dimensionale, costituita da cubi di lato l. Una sfera circoscritta a ciascun cubo della scacchiera ha diametro uguale alla lunghezza della diagonale del cubo, ossia l3, pertanto occupa parte dei cubi adiacenti.

In generale, nello spazio euclideo a n dimensioni, consideriamo una scacchiera n-dimensionale, costituita da ipercubi n-dimensionali di lato l. Un'ipersfera n-dimensionale circoscritta a ciascun ipercubo della scacchiera ha diametro uguale alla lunghezza della diagonale dell'ipercubo, ossia ln, pertanto occupa parte degli ipercubi adiacenti.

A n=9 dimensioni, l'ipersfera circoscritta a ciascun ipercubo ha diametro uguale a l9=3l, pertanto essa passa per i vertici dell'ipercubo a cui è circoscritta ma, contemporaneamente, è anche tangente alle iperfacce degli ipercubi adiacenti, le quali si trovano dalla parte opposta rispetto alle iperfacce in comune con l'ipercubo a cui è circoscritta l'ipersfera.

È evidente che, a partire da n=10 dimensioni, l'ipersfera passa per i vertici dell'ipercubo a cui è circoscritta ma, contemporaneamente, sporge all'esterno degli ipercubi adiacenti.

Un altro fenomeno particolare accade già a partire da n=4 dimensioni: in tal caso, ogni ipersfera circoscritta ha raggio uguale o maggiore di l4=2l, pertanto include anche i centri degli ipercubi adiacenti. Si comprende allora che, dato un qualunque ipercubo della scacchiera n-dimensionale, esso risulta completamente occupato da tutte le ipersfere circoscritte agli ipercubi adiacenti; invece, in una scacchiera 2-dimensionale o 3-dimensionale, un qualunque quadrato o cubo non viene completamente occupato da tutti i cerchi circoscritti o da tutte le sfere circoscritte ai quadrati o ai cubi adiacenti.

Notazione utilizzata in topologia

Come accennato in precedenza, in topologia, l'ipersfera rappresentata dal luogo di tutti i punti, nello spazio euclideo n-dimensionale, che hanno distanza r da un dato punto fissato P, essendo una varietà (n1)-dimensionale, è indicata con Sn1 invece che Sn, cioè si pone

Sn1={xn:xP=r}

In alternativa, si può porre

Sn={xn+1:xP=r}

ossia si può considerare l'ipersfera rappresentata dal luogo di tutti i punti, nello spazio euclideo (n+1)-dimensionale, che hanno distanza r da un dato punto fissato P, la quale è una varietà n-dimensionale.

In topologia, la varietà n-dimensionale Sn così definita prende anche il nome di n-sfera.

Con tale convenzione, si ha, per esempio, che:

  • l'1-sfera S1 è una circonferenza
  • la 2-sfera S2 è una superficie sferica ordinaria
  • la 3-sfera S3 è un'ipersuperficie 3-dimensionale che rappresenta la frontiera di una palla 4-dimensionale.

Con la notazione utilizzata in topologia, la formula che esprime la misura ipersuperficiale si ottiene da quella vista in precedenza sostituendo n con (n+1), cioè

Sn(r)=2πn+12Γ(n+12)rn={πn+12rn12(n12)!,per n dispari2n2+1πn2rn13(n1),per n pari

Applicando questa formula, si ottiene, per esempio, che:

  • la misura 1-dimensionale di una 1-sfera, ossia la lunghezza di una circonferenza, è 2πr;
  • la misura 2-dimensionale di una 2-sfera, ossia l'area di una superficie sferica ordinaria, è 4πr2;
  • la misura 3-dimensionale di una 3-sfera, ossia il volume di un'ipersuperficie ipersferica 3-dimensionale, è 2π2r3.

e la tabella vista in precedenza deve essere modificata nel seguente modo:

Numero di dimensioni n Misura dell'n-sfera Sn(r) Ipervolume racchiuso Vn+1(r) Valore numerico Sn(1) Valore numerico Vn+1(1)
1 2πr πr2 6,283.185.307 3,141.592.654
2 4πr2 43πr3 12,566.370.614 4,188.790.205
3 2π2r3 12π2r4 19,739.208.802 4,934.802.201
4 83π2r4 815π2r5 26,318.945.070 5,263.789.014
5 π3r5 16π3r6 31,006.276.680 5,167.712.780
6 1615π3r6 16105π3r7 33,073.361.792 4,724.765.970
7 13π4r7 124π4r8 32,469.697.011 4,058.712.126
8 32105π4r8 32945π4r9 29,686.580.125 3,298.508.903
9 112π5r9 1120π5r10 25,501.640.399 2,550.164.040
10 64945π5r10 6410.395π5r11 20,725.142.673 1,884.103.879
11 160π6r11 1720π6r12 16,023.153.226 1,335.262.769
12 12810.395π6r12 128135.135π6r13 11,838.173.812 0,910.628.755
13 1360π7r13 15.040π7r14 8,389.703.410 0,599.264.529
14 256135.135π7r14 2562.027.025π7r15 5,721.649.212 0,381.443.281
15 12.520π8r15 140.320π8r16 3,765.290.086 0,235.330.630
16 5122.027.025π8r16 51234.459.425π8r17 2,396.678.818 0,140.981.107
17 120.160π9r17 1362.880π9r18 1,478.625.959 0,082.145.887
18 1.02434.459.425π9r18 1.024654.729.075π9r19 0,885.810.420 0,046.621.601
19 1181.440π10r19 13.628.800π10r20 0,516.137.828 0,025.806.891
20 2.048654.729.075π10r20 2.04813.749.310.575π10r21 0,292.932.159 0,0139.491.504

Evidentemente, con questa notazione,

  • la misura ipersuperficiale Sn(1) raggiunge il suo valore massimo per n=6 dimensioni, corrispondente al caso della 6-sfera.

Inoltre, con la stessa notazione, la relazione tra ipervolume e misura ipersuperficiale si scrive:

Vn(r)=0rSn1(r)dr=Sn1(r)rn

Note

  1. Template:Cita dove si parla di paradossi scoperti da Leo Moser non ancora pubblicati.
  2. Template:Cita web

Bibliografia

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