Misura (matematica)

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In analisi matematica, una misura, talvolta detta misura positiva, è una funzione che assegna un numero reale a taluni sottoinsiemi di un dato insieme per rendere quantitativa la nozione della loro estensione. In particolare, si assegnano lunghezze a segmenti di curva, aree a superfici, volumi a figure tridimensionali e probabilità ad eventi.

La teoria della misura è la branca dell'analisi reale e complessa che studia sigma-algebre, spazi misurabili, insiemi misurabili, misure, funzioni misurabili ed integrali. La teoria astratta della misura ha come casi particolari la teoria della probabilità, e trova numerose applicazioni in diversi settori della matematica pura ed applicata.

La nozione di misura, e quelle ad essa correlate, sono nate a cavallo tra il XIX secolo ed il XX secolo, nell'ambito appunto della formalizzazione della teoria della misura.[1]

Definizione

Sia 𝔉 una σ-algebra definita su un insieme X. Si definisce misura una funzione μ:𝔉[0,+] (vedi retta reale estesa), con μ(E)<+ per almeno un E𝔉, tale da essere σ-additiva.[2]

La σ-additività, o additività numerabile, significa che se E1,E2,𝔉 è una successione di insiemi mutuamente disgiunti, allora:

μ(i=1+Ei)=i=1+μ(Ei).

Gli elementi di 𝔉 sono detti insiemi misurabili, e la struttura (X,𝔉,μ) viene detta spazio di misura.

Una misura complessa è una funzione numerabilmente additiva a valori complessi definita su una σ-algebra.

Proprietà

Dalla definizione possono essere derivate le seguenti proprietà:

μ()=0.
  • Se E1 ed E2 sono insiemi misurabili, allora se E1E2 si ha μ(E1)μ(E2).
  • Se E1,E2, sono insiemi misurabili e nEnEn+1, allora l'unione degli insiemi En è misurabile:
μ(i=1+Ei)=limi+μ(Ei).
  • Se E1,E2, sono insiemi misurabili e nEn+1En, allora l'intersezione degli insiemi En è misurabile. Inoltre, se almeno uno di tali insiemi ha misura finita, allora
μ(i=1+Ei)=limi+μ(Ei).

Misure prodotto

Template:Vedi anche Siano (X,𝔉,μ) e (Y,𝔊,λ) due spazi di misura. Ad ogni funzione f definita su X×Y e ad ogni xX si può associare la funzione fx(y)=f(x,y) definita in Y, e per ogni yY si può associare la funzione fy(x)=f(x,y).[3] Per ogni insieme aperto V𝔊×𝔉 si definisce inoltre:

Q={(x,y):f(x,y)V},Qx={y:fx(y)V}.

Si dimostra che se

ϕ(x)=λ(Qx),ψ(y)=μ(Qy),xX,yY,

allora ϕ è 𝔉-misurabile e ψ è 𝔊-misurabile, e si ha:[4]

Xϕdμ=Yψdλ.

Si definisce la misura μ×λ prodotto delle due misure μ e λ l'integrale:[5]

(μ×λ)(Q)=Xλ(Qx)dμ(x)=Yμ(Qy)dλ(y).

Continuità assoluta

Template:Vedi anche Se μ e ν sono misure sulla stessa sigma-algebra, la misura μ si dice assolutamente continua rispetto a ν se μ(A)=0 per ogni insieme A per il quale ν(A)=0. Questa situazione viene presentata con la scrittura μν.[6]

Se esiste inoltre un insieme B tale per cui:

μ(E)=μ(BE),

per ogni insieme E della sigma-algebra, allora tale misura si dice concentrata su B. Misure concentrate su insiemi rispettivamente disgiunti sono dette mutuamente singolari. In particolare, se μ1 e μ2 sono mutuamente singolari si scrive μ1μ2.

Un teorema di particolare importanza nell'ambito della continuità assoluta delle misure afferma che se μ e ν sono due misure limitate, allora esiste un'unica coppia di misure positive μ1μ2 tali che:

μ=μ1+μ2,μ1ν,μ2ν.

Il teorema di Radon-Nikodym afferma inoltre che esiste un'unica funzione hL1(ν) tale che:

μ1(E)=Ehdν,

per ogni insieme E della sigma-algebra. La decomposizione

μ=μ1+μ2

è detta decomposizione di Lebesgue di μ relativamente a ν, ed è unica.[7] La funzione h si dice inoltre derivata di Radon-Nikodym di μ1 rispetto ν.

Il teorema può essere esteso al caso più generale in cui μ è una misura complessa e ν è sigma-finita e positiva.[8]

Differenziabilità di una misura

Sia μ una misura complessa di Borel su k. Si consideri una famiglia di insiemi E di k tale che il diametro di E sia inferiore a δ e tale che esiste una palla B contenente E la cui misura di Lebesgue sia inferiore alla misura di E moltiplicata per una costante finita.

Sia A un numero complesso. Si dice che μ è differenziabile in xk e si scrive:[9]

(Dμ)(x)=A

se, detta m la misura di Lebesgue, per ogni ϵ>0 esiste δ>0 tale che

|μ(E)m(E)A|<ϵ,xE.

Tale espressione è equivalente al limite in cui il diametro dell'insieme E si annulla, ossia il limite in cui l'insieme coincide con il punto x.

Si definiscono inoltre la derivata superiore:

(D¯μ)(x)=limδ0sup[μ(E)m(E)]

e la derivata inferiore, ottenuta considerando l'estremo inferiore nella relazione precedente. La misura μ è differenziabile se le derivate superiore e inferiore coincidono e sono finite, e in tal caso sono uguali a (Dμ)(x).[10]

Integrale indefinito

Si dimostra che in k la misura μ è differenziabile quasi ovunque rispetto a m e che la sua derivata è integrabile secondo Lebesgue. Inoltre, si può definire una misura μs tale che

μsm,(Dμs)(x)=0,

dove μsm indica che le misure sono mutuamente singolari. Per ogni insieme di Borel E si ha allora:[11]

μ(E)=μs(E)+E(Dμ)(x)dx.

Come conseguenza di questo fatto, una condizione necessaria e sufficiente alla mutua singolarità μm è il fatto che (Dμs)(x)=0 quasi ovunque. In generale, due misure sono mutuamente singolari se la derivata di una rispetto all'altra è nulla quasi ovunque.[12]

Inoltre (Dμ)(x) coincide quasi ovunque con la derivata di Radon-Nikodym se e solo se μ è assolutamente continua rispetto a m, ed in tal caso:[13]

(Dμ)(x)=dμdm,μ(E)=E(Dμ)(x)dx.

Se si definisce infine integrale indefinito di fL1(k) l'espressione:[14]

μ(E)=E(Dμ)(x)dx,

allora la derivata di un integrale indefinito coincide con la funzione integranda, ed inoltre ogni misura μ che è assolutamente continua rispetto a m coincide con l'integrale della sua derivata.

In generale, se fL1(k), allora

f(x0)=limδ0[1m(E)E(Dμ)(x)dx],x0E,

per quasi tutti i punti x0k.

Sigma-finitezza

Uno spazio di misura (X,𝔉,μ) si dice finito se μ(X) è un numero reale finito, mentre si dice σ-finito se X è l'unione numerabile di insiemi misurabili di misura finita. Un insieme in uno spazio di misura si dice avere misura σ-finita se è una unione numerabile di insiemi di misura finita.

Ad esempio, i numeri reali con la usuale misura di Lebesgue sono σ-finiti ma non finiti. Si considerino gli intervalli chiusi [k,k+1] per tutti gli interi k: vi è una quantità numerabile di tali intervalli, ciascuno avente misura 1, e la loro unione è l'intera retta reale. Alternativamente, si considerino i numeri reali con la misura di conteggio, che assegna ad ogni insieme finito di numeri reali il numero di punti nell'insieme. Questa misura non è σ-finita, in quanto ogni insieme con misura finita contiene solo un insieme finito di punti e sarebbe necessario una quantità non numerabile di tali insiemi per coprire l'intera retta reale. Gli spazi di misura σ-finita risultano avere alcune proprietà molto apprezzabili, e la σ-finitezza può essere confrontata alla separabilità degli spazi topologici.

Completezza

Una misura μ si dice completa se ogni sottoinsieme di un insieme di misura nulla è misurabile. Il teorema che sta alla base della definizione afferma che se (X,𝔉,μ) è uno spazio di misura e 𝔉* l'insieme di tutti gli insiemi EX per i quali esistano due insiemi A e B di 𝔉 tali che

μ(BA)=0,AEB,

allora, definendo μ(E)=μ(A), 𝔉* è una σ-algebra e μ una misura su di essa.[15]

La misura μ estesa in tal modo si dice completa, e 𝔉* prende il nome di μ-completamento di 𝔉. Dal teorema segue che ogni misura può essere completata.

Regolarità

Template:Vedi anche

Generalizzazioni

In alcuni ambiti risulta utile disporre di varianti della misura definita in precedenza che possano assumere valori infiniti o non ristretti al campo reale.

  • Le funzioni su insiemi numerabilmente additive che assumono valori dati da numeri reali sono chiamate misure con segno.
  • Funzioni su insiemi numerabilmente additive che possono assumere valori complessi si dicono misure complesse.
  • Le misure con codominio in uno spazio di Banach sono chiamate misure spettrali, e vengono usate principalmente in analisi funzionale nell'ambito della teoria spettrale.
  • Le misure finitamente additive sono misure che, invece della additività numerabile, posseggono soltanto la additività finita. Storicamente questa definizione di misura è stata usata per prima, ma non si è rivelata sufficientemente utile. In generale, le misure finitamente additive sono collegate a nozioni come quella dei limiti di Banach, duale dello spazio L e della compattificazione di Stone-Čech.

Per distinguere una usuale misura a valori positivi dalle sue possibili generalizzazioni si utilizza frequentemente il termine misura positiva.

Un importante risultato della geometria integrale, noto come teorema di Hadwiger, stabilisce che lo spazio delle funzioni di insieme non necessariamente non negative, invarianti per traslazione e finitamente additive che sono definite nell'insieme delle unioni finite di insiemi compatti convessi in n consiste (a meno di multipli scalari) di una misura che è omogenea di grado k per qualsiasi k=0,1,2,,n e di combinazioni lineari di tali misure. La specificazione "omogeneo di grado k" significa che riscalando di un qualsiasi fattore c>0 tutti gli insiemi si moltiplica la misura di insieme per ck. La misura omogenea di grado n è l'ordinario volume n-dimensionale, quella omogenea di grado n1 è il volume di superficie, quella omogenea di grado 1 è una funzione chiamata "ampiezza media" mentre la misura omogenea di grado 0 è infine la caratteristica di Eulero.

Esempi

Note

  1. Un breve resoconto dello sviluppo storico della teoria della misura e dell'integrazione si trova testo di Boyer History of Mathematics
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Bibliografia

Voci correlate

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