Definizioni della funzione esponenziale

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Nella matematica, la funzione esponenziale (fra le infinite funzioni esponenziali di base a positiva diversa da 1 s'intenderà nel seguito quella "naturale" ossia con base e=2,718281) può essere caratterizzata in vari modi. Le seguenti definizioni sono le più comuni. Questo articolo discute il motivo per cui ogni caratterizzazione ha senso, e del perché ogni definizione implica l'altra. Come caso speciale di queste considerazioni, si vedrà che le tre definizioni più comuni della costante matematica e sono anche equivalenti tra di loro.

Definizioni più comuni

Le sei più comuni definizione della funzione esponenziale exp(x)=ex con x reale sono:

1. Si definisce ex come il limite
ex=limn(1+xn)n.
2. Si definisce ex come il valore della serie
ex=n=0xnn!=1+x+x22!+x33!+x44!+
(Con n! si indica il fattoriale di n. Una dimostrazione che e è irrazionale utilizza questa rappresentazione.)
3. Si definisce ex come l'unico numero y>0 tale che
1ydtt=x.
Ne deriva che è l'inversa della funzione logaritmo naturale, che è definita da questo integrale.
4. Si definisce ex come l'unica soluzione del problema di Cauchy
y=y,y(0)=1.
(y denota la derivata di y.)
5. La funzione esponenziale f(x)=ex è l'unica funzione misurabile secondo Lebesgue con f(1)=e che soddisfa
f(x+y)=f(x)f(y) per ogni x e y
(Hewitt and Stromberg, 1965, esercizio 18.46). Alternativamente, è l’unica funzione continua "da qualche parte" con queste proprietà (Rudin, 1976, capitolo 8, esercizio 6). Il termine "continua da qualche parte" significa esiste almeno un punto x in cui f(x) è continua. Come mostrato sotto, se f(x+y)=f(x)f(y) per ogni x e y e inoltre f(x) è continua in un punto x allora f(x) è necessariamente continua ovunque.
(Come controesempio, se non la continuità o la misurabilità, è possibile dimostrare l'esistenza di una funzione non misurabile e discontinua ovunque con questa proprietà usando una base di Hamel per i numeri reali sul campo dei razionali, come descritto da Hewitt e Stromberg.)
Poiché f(x)=e per x razionali per la proprietà precedente (vedere sotto), si potrebbe anche usare la monotonicità o altre proprietà per rinforzare la scelta di ex per numeri irrazionali, ma tali alternative si rivelano insolite.
Si possono anche sostituire le condizioni che f(1)=e e che f sia una funzione misurabile secondo Lebesgue o continua da qualche parte con la singola proprietà f(0)=1. Questa condizione, insieme a f(x+y)=f(x)f(y), implicano facilmente entrambe le condizioni nella quarta caratterizzazione. Infatti, si ha la condizione iniziale f(0)=1 dividendo entrambi membri dell'equazione
f(0)=f(0+0)=f(0)f(0)
per f(0), e f(x)=f(x) deriva da f(0)=1 e la definizione della derivata come segue:
f(x)=limh0f(x+h)f(x)h=limh0f(x)f(h)f(x)h=limh0f(x)f(h)1h=f(x)limh0f(h)1h=f(x)limh0f(0+h)f(0)h=f(x)f(0)=f(x).
6. Sia e l'unico numeri reale che soddisfa
limh0eh1h=1.
Si può mostrare che questo limite esiste. Questa definizione è particolarmente adatta per calcolare la derivata della funzione esponenziale. Si definisce quindi ex la funzione esponenziale con questa base.

Estensione a domini più grandi

Un modo di descrivere la funzione esponenziale su domini più grandi dei numeri reali è di definirla prima in (R) usando una delle precedenti caratterizzazioni e dopo estenderla in un modo che vada bene per ogni funzione analitica.

È possibile anche usare la caratterizzazione direttamente sul dominio più grande, sebbene potrebbero comparire alcuni problemi. (1), (2), e (4) hanno tutte senso per una arbitraria algebra di Banach. (3) presenta dei problema per i numeri complessi, perché ci sono percorsi d'integrazione che non sono equivalenti, e (5) non è sufficiente. Per esempio, la funzione f definita (per x e y reali) come

f(x+iy)=ex(cos(2y)+isin(2y))=ex+2iy

soddisfa la condizione nella (5) senza essere la funzione esponenziale di x+iy. Per rendere (5) sufficiente per il dominio dei numeri complessi, si dovrebbe assumere che esista un punto in cui f sia una mappa conforme o altrimenti aggiungere la condizione

f(i)=cos(1)+isin(1).

In particolare, la condizione alternativa nella (5) che f(0)=1 è sufficiente dal momento che implicitamente assume che f sia conforme.

Dimostrazione che ogni caratterizzazione è ben definita

Qualcuna di queste definizioni richiedono delle giustificazioni per dimostrare che sono ben definite. Per esempio, quando il valore della funzione è definito come il risultato di un limite (di una successione o di una serie), si deve provare che tale limite esiste.

Caratterizzazione 2

Poiché

limn|xn+1/(n+1)!xn/n!|=limn|xn+1|=0<1.

segue dal criterio del rapporto che n=0xnn! converge per ogni x.

Caratterizzazione 3

Dal momento che l'integrando è una funzione integrabile di t, l'espressione è ben definita. Ora si deve mostrare che la funzione da + a definita come

1()dtt

è biettiva. Siccome t1 è positivo per t>0, questa funzione è monotona crescente, quindi iniettiva. Se inoltre valgono i due integrali

1dtt=+,10dtt=,

allora è chiaramente anche suriettiva. Infatti, nel caso in esame questi integrali valgono nel nostro caso, come si deduce dal criterio dell'integrale e dalla divergenza della serie armonica.

Equivalenza delle definizioni

Le seguenti dimostrazioni dimostrano l'equivalenza delle tre caratterizzazioni date precedentemente per e. La dimostrazione consiste di due parti. Prima, si stabilisce l'equivalenza delle definizioni 1 e 2 e successivamente l'equivalenza fra 1 e 3.

Equivalenza delle definizioni 1 e 2

I seguenti ragionamenti sono adattati da una dimostrazione in Rudin, teorema 3.31, p. 63–-5.

Sia x0 un fissato numero reale non negativo. Si definisce

sn=k=0nxkk!, tn=(1+xn)n.

Per il teorema binomiale,

tn=k=0n(nk)xknk=1+x+k=2nn(n1)(n2)(n(k1))xkk!nk=1+x+x22!(11n)+x33!(11n)(12n)++xnn!(11n)(1n1n)sn

(usando x0 per ottenere la disuguaglianza finale) in modo che

lim supntnlim supnsn=ex,

dove l'esponenziale ex è definito con la seconda caratterizzazione. Si deve utilizzare il limite superiore perché non si sa ancora se realmente tn converge. Ora, per l'altro verso della disuguaglianza, si nota che dall'espressione di prima con tn, se mn, si ottiene

1+x+x22!(11n)++xmm!(11n)(12n)(1m1n)tn.

Fissato m, si manda n all'infinito e si ricava

sm=1+x+x22!++xmm!lim infntn

(ancora, si deve usare il limite inferiore poiché non si conosce se il limite effettivamente esiste). Ora, presa la disuguaglianza appena ottenuta, si prende m tendente all'infinito e tenendo conto dell'altra si ha

lim supntnexlim infntn,

cosicché

limntn=ex.

Si può quindi estendere questa equivalenza ai numeri negativi notando che (1rn)n(1+rn)n=(1r2n2)n e prendendo il limite per n che tende all'infinito. Il termine d'errore di questa limite è rappresentato da

(1+xn)n=ex(1x22n+x3(8+3x)24n2+),

dove il grado dei polinomi (in x) nel termine con denominatore xk è 2k.

Equivalenza delle definizioni 1 e 3

Si definisca la funzione logaritmo naturale in termini dell'integrale definito come sopra. Per il teorema fondamentale del calcolo integrale,

ddxlnx=ddx1x1tdt=1x.

Inoltre, ln1=111tdt=0.

Sia x un numero reale fissato, e sia

y=limn(1+xn)n.

Si mostrerà che ln(y)=x, il quale implica che y=ex, dove ex è secondo la definizione 3. Si ha

lny=lnlimn(1+xn)n=limnln(1+xn)n.

Qui si è usata la continuità di ln(y), che segue dalla continuità di 1/t:

lny=limnnln(1+xn)=limnxln(1+(x/n))(x/n).

Qui invece si è usato il fatto che ln(an)=nln(a), che può essere dimostrato tramite induzione matematica per i numeri naturali oppure usando l'integrazione per sostituzione. (L'estensione a potenze reali deve aspettare finché ln e exp sono definiti come uno l'inverso dell'altro, in modo che ab possa essere espresso per b reale come ebln(a).)

lny=xlimh0ln(1+h)h,dove h=xn=xlimh0ln(1+h)ln1h=xddtlnt|t=1=x.

Equivalenza della definizione 2 e 4

Sia n un numero intero non negativo. Per la definizione 4 e utilizzando l'induzione, dnydxn=y.

Dunque dnydxn|x=0=y(0)=1.

Usando la serie di Taylor,

y=n=0f(n)(0)n!xn=n=01n!xn=n=0xnn!.

Questo mostra che la definizione 4 implica la 2.

Secondo la definizione 2,

ddxex=ddx(1+n=1xnn!)=n=1nxn1n!=n=1xn1(n1)!=k=0xkk!,dove k=n1=ex

Inoltre, e0=1+0+022!+033!+=1. Questo dimostra che la definizione 2 implica la 4, concludendo la dimostrazione.

Equivalenza delle definizioni 1 e 5

La seguente dimostrazione è la versione semplificata di una in Hewitt e Stromberg, esercizio 18.46. Prima, si prova che la misurabilità (o l'integrabilità secondo Lebesgue) implica la continuità per una funzione f(x) non nulla che soddisfa f(x+y)=f(x)f(y), e che la continuità implica f(x)=ekx per qualche k, e alla fine da f(1)=e si ricava k=1.

Prima di tutto si dimostra un po' di proprietà elementari di f(x) con l'ipotesi che f(x+y)=f(x)f(y) e f(x) non è identicamente zero:

  • Se f(x) è non nulla in un punto y, allora è non nulla ovunque. Dimostrazione: f(y)=f(x)f(yx)0 implica f(x)0.
  • f(0)=1. Dimostrazione: f(x)=f(x+0)=f(x)f(0) e f(x) non è zero.
  • f(x)=1/f(x). Dimostrazione: 1=f(0)=f(xx)=f(x)f(x).
  • Se f(x) è continua in un punto y, allora è continua ovunque. Dimostrazione: f(x+δ)f(x)=f(xy)[f(y+δ)f(y)]0 con δ0 per la continuità in y.

La seconda e terza proprietà significano che è sufficiente di dimostrare che f(x)=ex per x positivi.

Se f(x) è una funzione integrabile secondo Lebesgue, allora si può definire

g(x)=0xf(x)dx.

Da ciò segue che

g(x+y)g(x)=xx+yf(x)dx=0yf(x+x)dx=f(x)g(y).

Poiché f(x) è non nulla, si può scegliere qualche y tale che g(y)0 per risolvere l'espressione precedente in f(x). Pertanto:

f(x+δ)f(x)=[g(x+δ+y)g(x+δ)][g(x+y)g(x)]g(y)=[g(x+y+δ)g(x+y)][g(x+δ)g(x)]g(y)=f(x+y)g(δ)f(x)g(δ)g(y)=g(δ)f(x+y)f(x)g(y).

L'espressione finale deve tendere a zero se δ0, dato che g(0)=0 e g(x) è continua. Segue che f(x) è continua.

Si dimostra ora che f(q)=ekq, per qualche k, per ogni numero razionale positivo q. Sia q=n/m per gli interi positivi n e m. Allora

f(nm)=f(1m++1m)=f(1m)n

per induzione matematica su n. Dunque, f(1/m)m=f(1) e quindi

f(nm)=f(1)n/m=ek(n/m).

per k=ln[f(1)]. Si noti che se ci si restringe alla funzione a valori reali f(x), allora f(x)=f(x/2)2 è positiva ovunque e allora k è reale.

Infine, per continuità, dal momento che f(x)=ekx per ogni x razionale, deve essere vero per ogni numero reale poiché la chiusura dei razionali sono i reali (cioè, si può scrivere ogni x reale come il limite di una successione di razionali). Se f(1)=e allora ne deriva che k=1. Questo è equivalente alla definizione 1 (o 2, o 3), a seconda di quale caratterizzazione si usa per e.

Definizione 2 implica definizione 6

Secondo la definizione 2,

limh0eh1h=limh01h((1+h+h22!+h33!+h44!+)1)=limh0(1+h2!+h23!+h34!+)=1.

Definizione 6 implica definizione 4

Secondo la definizione 6,

ddxex=limh0ex+hexh=exlimh0eh1h=ex.

Ma si ha inoltre e0=1, dunque la definizione 6 implica la definizione 4.

Bibliografia

  • Walter Rudin, Principles of Mathematical Analysis, 3rd edition (McGraw–Hill, 1976), chapter 8.
  • Edwin Hewitt e Karl Stromberg, Real and Abstract Analysis (Springer, 1965).

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