Lemma di Gronwall

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Nell'analisi matematica, il lemma di Grönwall (o disuguaglianza di Grönwall) permette di limitare una funzione che soddisfa una certa disuguaglianza differenziale o integrale con la soluzione della corrispondente equazione differenziale o integrale. Ci sono due forme del lemma, una forma differenziale e una integrale. Per quest'ultimo esistono diverse varianti.

Il lemma di Grönwall è uno strumento importante per ottenere varie stime nella teoria delle equazioni differenziali ordinarie e stocastiche. In particolare, fornisce un teorema del confronto che può essere usato per dimostrare l'unicità di una soluzione al problema di Cauchy; vedere il teorema di Picard–Lindelöf.

Il suo nome deriva da Thomas Hakon Grönwall (1877–1932). Grönwall è la grafia svedese del suo nome, ma dopo essere emigrato negli Stati Uniti firmerà le pubblicazioni scientifiche come Gronwall.

La forma differenziale della disuguaglianza fu provata da Grönwall nel 1919.[1] La forma integrale fu invece dimostrata da Richard Bellman nel 1943 (per questo motivo la disuguaglianza viene chiamata anche di Grönwall–Bellman).[2]

Una generalizzazione non lineare del lemma è conosciuta come la disuguaglianza di Bihari–LaSalle. Altre varianti e generalizzazioni possono essere trovate in Pachpatte, B.G. (1998).[3]

Forma differenziale

Sia I un intervallo della retta reale nella forma [a,+) o [a,b] o [a,b) con a<b. Siano inoltre β e u funzioni continue a valori reali definite su I. Se u è derivabile nella parte interna Io di I (l'intervallo I senza gli estremi) e soddisfa la disuguaglianza differenziale

u(t)β(t)u(t),tI,

allora u è limitata dalla soluzione della corrispondente equazione differenziale y(t)=β(t)y(t):

u(t)u(a)exp(atβ(s)ds)

per ogni tI.

Osservazione: Non ci sono ipotesi sul segno delle funzioni β e u.

Dimostrazione

Si definisce la funzione

v(t)=exp(atβ(s)ds),tI.

Si nota che v soddisfa

v(t)=β(t)v(t),tI,

con v(a)=1 e v(t)>0 per ogni tI. Per la regola del quoziente

ddtu(t)v(t)=u(t)v(t)v(t)u(t)v2(t)=u(t)v(t)β(t)v(t)u(t)v2(t)0,tI,

Perciò la derivata della funzione u(t)/v(t) è non positiva e quindi la funzione è decrescente e limitata superiormente dal suo valore nell'estremo sinistro a dell'intervallo I:

u(t)v(t)u(a)v(a)=u(a),tI,

che è la disuguaglianza di Grönwall.

Forma integrale per funzioni continue

Sia I un intervallo della retta reale nella forma [a,+) o [a,b] o [a,b) con a<b. Siano inoltre α,β e u funzioni a valori reali definite su I. Si assuma che β e u siano continue e che la parte negativa di α sia integrabile in ogni sottointervallo chiuso e limitato di I.

  • (a) Se β è non negativa e se u soddisfa la seguente disuguaglianza integrale
u(t)α(t)+atβ(s)u(s)ds,tI,
allora
u(t)α(t)+atα(s)β(s)exp(stβ(r)dr)ds,tI.
  • (b) Se, inoltre, la funzione α è non decrescente, allora
u(t)α(t)exp(atβ(s)ds),tI.

Osservazioni:

  • Non ci sono ipotesi sul segno di α e u.
  • Comparata alla forma differenziale, la derivabilità di u non è richiesta nella forma integrale.
  • Per una versione del lemma di Grönwall che non richieda la continuità di β e u, vedere la sezione successiva.

Dimostrazione

(a) Si definisce

v(s)=exp(asβ(r)dr)asβ(r)u(r)dr,sI.

Usando la regola del prodotto, la regola della catena, la derivata della funzione esponenziale e il Teorema fondamentale del calcolo integrale, si ottiene per la derivata

v(s)=(u(s)asβ(r)u(r)drα(s))β(s)exp(asβ(r)dr),sI,

dove si è usata la disuguaglianza integrale nell'ipotesi. Dato che β e l'esponenziale sono non negativi, questo dà una stima superiore per la derivata di v. Siccome v(a)=0, dall'integrazione di questa disuguaglianza da a a t si ricava

v(t)atα(s)β(s)exp(asβ(r)dr)ds.

Usando la definizione di v(t) dal passo precedente, insieme alla equazione funzionale dell'esponenziale, si ottiene

atβ(s)u(s)ds=exp(atβ(r)dr)v(t)atα(s)β(s)exp(atβ(r)drasβ(r)dr=stβ(r)dr)ds.

Sostituendo nella disuguaglianza integrale assunta nelle ipotesi si ha la disuguaglianza cercata.

(b) Se la funzione α è non decrescente, allora dalla parte (a), il fatto α(s)α(t), e il teorema fondamentale del calcolo implica che

u(t)α(t)+(α(t)exp(stβ(r)dr))|s=as=t=α(t)exp(atβ(r)dr),tI.

Forma integrale per misure localmente finite

Sia I un intervallo della retta reale nella forma [a,+) o [a,b] o [a,b) con a<b. Siano α e u funzioni misurabili definite su I e sia μ una misura non negativa definita sulla σ-algebra di Borel di I che soddisfa μ([a,t])< per ogni tI (questo è certamente soddisfatto quando μ è una misura localmente finita). Si assuma che u sia integrabile rispetto a μ nel senso che

[a,t)|u(s)|μ(ds)<,tI,

e che soddisfa la disuguaglianza integrale

u(t)α(t)+[a,t)u(s)μ(ds),tI.

Se, inoltre,

  • la funzione α è non negativa o
  • la funzione tμ([a,t]) è continua per tI } e la funzione α è integrabile rispetto a μ nel senso che
[a,t)|α(s)|μ(ds)<,tI,

allora u soddisfa la seguente disuguaglianza

u(t)α(t)+[a,t)α(s)exp(μ(Is,t))μ(ds)

per ogni tI, dove Is,t indica l'intervallo aperto (s,t).

Osservazioni

  • Non ci sono ipotesi sulla continuità di α e u.
  • Il valore infinito è permesso nell'integrale della disuguaglianza.
  • Se α è la funzione zero e u è non negativo, allora la disuguaglianza di Grönwall implica che u è anch'essa la funzione zero.
  • L'integrabilità di u rispetto a μ è essenziale per l'enunciato. Per un controesempio, sia μ la misura di Lebesgue sull'intervallo unitario [0,1], con u(0)=0,u(t)=1/t per t(0,1] e α la funzione zero.
  • La versione data nel testo di S. Ethier and T. Kurtz.[4] richiede le ipotesi più forti che α sia una costante non negativa e u sia limitata su intervalli limitati, ma non assume che μ sia localmente finita. Comparato a quella data successivamente, la loro dimostrazione non discute il comportamento di Rn(t).

Casi speciali

  • Se la misura μ ha una densità β rispetto alla misura di Lebesgue, allora il lemma di Grönwall può essere riscritto come
u(t)α(t)+atα(s)β(s)exp(stβ(r)dr)ds,tI.
  • Se la funzione α è non negativa e la densità β di μ è limitata da una costante c, allora
u(t)α(t)+catα(s)exp(c(ts))ds,tI.
  • Se, in aggiunta, la funzione non negativa α è non decrescente, allora
u(t)α(t)+cα(t)atexp(c(ts))ds=α(t)exp(c(ta)),tI.

Schema della dimostrazione

La dimostrazione è divisa in tre passi. Un'idea è di sostituire n volte la disuguaglianza integrale in se stessa. Questo è fatto nella Affermazione 1 per induzione matematica. In Affermazione 2 si riscrive la misura del simplesso in una forma conveniente, usando l'invarianza sotto permutazioni delle misure prodotto. Nell'ultima parte, si prende n per derivare la variante desiderata della disuguaglianza di Grönwall.

Dimostrazione dettagliata

Parte 1: iterare la disuguaglianza

Per ogni numero naturale n incluso lo zero,

u(t)α(t)+[a,t)α(s)k=0n1μk(Ak(s,t))μ(ds)+Rn(t)(1)

con resto

Rn(t):=[a,t)u(s)μn(An(s,t))μ(ds),tI,

dove

An(s,t)={(s1,,sn)Is,tns1<s2<<sn},n1,

è un simplesso n-dimensionale e

μ0(A0(s,t)):=1.

Dimostrazione della prima parte: Si usa l'induzione matematica. Per n=0 è la disuguaglianza integrale nelle ipotesi, perché la somma vuota è definita come zero.

Passo induttivo da n a n+1: Inserendo la disuguaglianza per u assunta per ipotesi nel resto si ha

Rn(t)[a,t)α(s)μn(An(s,t))μ(ds)+R~n(t)

con

R~n(t):=[a,t)([a,q)u(s)μ(ds))μn(An(q,t))μ(dq),tI.

Usando il teorema di Fubini per scambiare i due integrali, si ottiene

R~n(t)=[a,t)u(s)(s,t)μn(An(q,t))μ(dq)=μn+1(An+1(s,t))μ(ds)=Rn+1(t),tI.

Quindi la disuguaglianza è dimostrata per n+1.

Parte 2: Misura del simplesso

Per ogni numero naturale n incluso lo zero e tutti i s<t in I

μn(An(s,t))(μ(Is,t))nn!(2)

con l'uguaglianza nel caso in cui tμ([a,t]) è continua per tI.

Dimostrazione della seconda parte: Per n=0, l'enunciato è vero per definizione. Dunque, si considererà n1.

Sia Sn l'insieme di tutte le permutazioni degli indici in {1,2,,n}. Per ogni permutazione σSn si definisce

An,σ(s,t)={(s1,,sn)Is,tnsσ(1)<sσ(2)<<sσ(n)}.

Questi insiemi sono disgiunti per differenti permutazioni e

σSnAn,σ(s,t)Is,tn.

Pertanto,

σSnμn(An,σ(s,t))μn(Is,tn)=(μ(Is,t))n.

Dal momento che essi hanno la stessa misura rispetto a n-prodotti di μ, e poiché ci sono n! permutazioni in sn, la disuguaglianza desiderata segue di conseguenza.

Si assuma ora che tμ([a,t]) sia continua per tI. Allora, per differenti indici i,j{1,2,,n}, l'insieme

{(s1,,sn)Is,tnsi=sj}

è contenuto in un iperpiano, quindi dall'applicazione del teorema di Fubini la sua misura rispetto ad n prodotti della misura è zero. Poiché

Is,tnσSnAn,σ(s,t)1i<jn{(s1,,sn)Is,tnsi=sj},

l'uguaglianza è dimostrata e la (2) segue di conseguenza.

Dimostrazione del Lemma di Grönwall

Per ogni numero naturale n, (2) implica per il resto della (1) che

|Rn(t)|(μ(Ia,t))nn![a,t)|u(s)|μ(ds),tI.

Per ipotesi si ha μ(Ia,t)<. Ne segue che l'assunzione dell'integrabilità di u implica che

limnRn(t)=0,tI.

La seconda parte e la rappresentazione in serie della funzione esponenziale implica la stima

k=0n1μk(Ak(s,t))k=0n1(μ(Is,t))kk!exp(μ(Is,t))

s<t in I. Se la funzione α è non negativa, allora è sufficiente inserire questi risultati nella (1) per derivare la variante della disuguaglianza di Grönwall ottenuta sopra per la funzione u.

Se tμ([a,t]) sia continua per tI è continua per tI, dalla (1) si ricava

k=0n1μk(Ak(s,t))=k=0n1(μ(Is,t))kk!exp(μ(Is,t))con n

e l'integrabilità della funzione α permette di usare il teorema della convergenza dominata per concludere la dimostrazione dell'enunciato.

Note

Voci correlate