Polinomio caratteristico

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In algebra lineare il polinomio caratteristico di una matrice quadrata su un campo è un polinomio definito a partire dalla matrice che ne descrive molte proprietà essenziali.

Il polinomio caratteristico è un oggetto che dipende solo dalla classe di similitudine di una matrice, e pertanto fornisce molte informazioni sulla natura intrinseca delle trasformazioni lineari, caratterizzate attraverso la traccia e il determinante. In particolare, le radici del polinomio sono gli autovalori della trasformazione lineare associata alla matrice. I coefficienti del polinomio sono pertanto detti invarianti della matrice e dell'applicazione ad essa associata.

Il polinomio è anche utilizzato per determinare la forma canonica di luoghi geometrici esprimibili mediante matrici, come coniche e quadriche.

Definizione

Sia A una matrice quadrata a valori in un campo K. Il polinomio caratteristico di A nella variabile x è il polinomio definito nel modo seguente:[1]

pA(x)=det(AxI),

cioè è il determinante della matrice AxI, ottenuta sommando A e xI. Qui I denota la matrice identità, avente la stessa dimensione di A, e quindi xI è la matrice diagonale avente il valore x su ciascuna delle n caselle della diagonale principale.

In particolare, x è autovalore di A se e solo se è radice del suo polinomio caratteristico.[2]

Grado e coefficienti del polinomio

Sia A una matrice quadrata di ordine n. Il polinomio caratteristico di A ha grado n. Alcuni dei suoi coefficienti sono (a meno di segno) quantità notevoli per la matrice, come la traccia ed il determinante:

pA(x)=(1)nxn+(1)n1tr(A)xn1++detA.

Il coefficiente di xk del polinomio è la somma moltiplicata per (1)k dei (nk) determinanti dei minori (nk)×(nk) "centrati" sulla diagonale.

Ad esempio, se A è una matrice 2 per 2 si ha:

pA(x)=x2tr(A)x+detA.

Autovalori

Template:Vedi anche Le radici in K del polinomio caratteristico sono gli autovalori di A.[2]

Questo si dimostra formalmente ponendo v autovettore di A. Si ha allora Av=λv, ed in particolare:

(AλI)v=0.

Si ha quindi che il nucleo dell'applicazione (AλI) è non nullo se λ è autovalore, e tale condizione è soddisfatta se e solo se:

det(AλI)=0.

Se A è una matrice triangolare (superiore o inferiore) avente i valori a1,1,,an,n sulla diagonale principale, allora:

pA(x)=(a1,1x)(an,nx).

Quindi il polinomio caratteristico di una matrice triangolare ha n radici nel campo, date dai valori nella diagonale principale. In particolare, questo fatto è vero per le matrici diagonali.

Invarianza per similitudine e diagonalizzabilità

Template:Vedi anche Due matrici simili hanno lo stesso polinomio caratteristico.[3] Infatti, se:

A=M1BM

per qualche matrice invertibile M, si ottiene:

pA(x)=det(AxI)=det(M1BMxI)=det(M1BMxM1M)=det(M1BMM1(xI)M)=det(M1(BxI)M)=det(M1)det(BxI)detM=(detM)1pB(x)detM=pB(x).

In tale catena di uguaglianze si fa uso del fatto che la matrice della forma xI commuta con qualsiasi altra e del teorema di Binet (con l'accortezza di averne dimostrato una versione che funziona per matrici a coefficienti nell'anello dei polinomi a coefficienti nel campo)[4].

Poiché due matrici che rappresentano un endomorfismo T di uno spazio vettoriale V a dimensione finita sono simili, il polinomio caratteristico è una grandezza intrinseca di T che riassume molte delle caratteristiche dell'endomorfismo considerato, come traccia, determinante ed autovalori. Come conseguenza di questo fatto si ha che T è diagonalizzabile se esiste una base di V rispetto alla quale la matrice che rappresenta T è diagonale, e gli elementi della diagonale sono gli autovalori.[5] In particolare, la base che diagonalizza T è composta da suoi autovettori.

Il teorema di diagonalizzabilità fornisce, inoltre, un criterio necessario e sufficiente che permette di stabilire se un'applicazione lineare è diagonalizzabile. Una matrice quadrata A con n righe è diagonalizzabile se e solo se valgono entrambi i fatti seguenti:

  • La somma delle molteplicità algebriche dei suoi autovalori è n, ossia il polinomio caratteristico può essere fattorizzato nel campo attraverso polinomi di primo grado.
  • Le molteplicità algebriche e geometriche di ogni autovalore sono coincidenti, ossia la dimensione degli autospazi è uguale alla molteplicità con la quale il relativo autovalore è radice del polinomio caratteristico. Poiché la molteplicità geometrica è sempre minore o uguale di quella algebrica, se l'applicazione ha n autovalori distinti nel campo, allora è diagonalizzabile.

Invarianza per trasposizione

La matrice trasposta At ha lo stesso polinomio caratteristico di A. Infatti

pAt(x)=det(AtxI)=det(AtxIt)=det((AxI)t)=det(AxI)=pA(x).

Qui si fa uso del fatto che il determinante è invariante per trasposizione.

Esempi

  • Data:
A=(1304),
allora:
AxI=(1304)x(1001)=(1x304x)
e quindi:
pA(x)=det(AxI)=(1x)(4x).
Gli autovalori di A sono le radici del polinomio: 4 e 1.
  • Data:
B=(2π0135043)
in modo analogo si trova:
pB(x)=x3+2x2+(29π)x(583π).

Note

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

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