Sistema dinamico lineare stazionario discreto

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In teoria dei sistemi, un sistema dinamico lineare stazionario discreto o sistema dinamico lineare stazionario a tempo discreto, spesso abbreviato in sistema LTI discreto, è un sistema dinamico lineare stazionario che ha in ingresso un segnale a tempo discreto.

Descrizione

Un sistema dinamico stazionario discreto è un sistema discreto i cui parametri non dipendono dal tempo:

x(n+1)=f(x0,n0,u(n))
y(n)=h(x0,n0,u(n))

dove x(n) sono le variabili di stato al tempo n, x0 le variabili di stato al tempo n=0, u(n) e y(n) le variabili di ingresso e uscita al tempo n.

Un sistema è lineare quando dipende linearmente dalle variabili di stato e dalle variabili di ingresso, ed in tal caso si può escrivere in forma matriciale

x(n+1)=A(n)x(n)+B(n)u(n)
y(n)=C(n)x(n)+D(n)u(n)

dove A, B, C e D sono matrici di dimensioni opportune che premoltiplicano x(n) e u(n).

Un processo lineare stazionario (LTI) è quindi descritto da equazioni matriciali:

{x(n+1)=Ax(n)+Bu(n)y(n)=Cx(n)+Du(n)

dove le matrici sono costanti.

Funzione di trasferimento

Un sistema a tempo discreto trasforma la successione in ingresso {x} in un'altra successione {y}, data dalla convoluzione discreta con la risposta h alla delta di Kronecker:

y[n]=k=x[k]h[nk]=k=x[nk]h[k]

Gli elementi di {y} possono dipendere da ogni elemento di {x}. Solitamente y[n] dipende maggiormente dagli elementi in prossimità del tempo n.

La maggior parte dei segnali a tempo discreto sono ottenuti da un segnale a tempo continuo considerandone il valore assunto in precisi istanti di tempo, solitamente separati da un intervallo temporale fisso T. La procedura che permette di ottenere un segnale discreto a partire da uno continuo è detta campionamento, ed è alla base della conversione analogico-digitale (ADC). Essa trasforma una funzione continua x(t) nel segnale discreto:

x[n] =def x(nT)n

con 1/T la frequenza di campionamento. Il teorema del campionamento pone un limite alla massima frequenza del segnale continuo, che non può essere superiore ad 1/(2T) se si vuole evitare perdita di informazione (fenomeno di aliasing).

Come nel caso di sistemi a tempo continuo, se O è l'operatore di trasformazione al tempo n:

y[n] =def On{x}

la successione:

h[n] =def On{δ[m]}

caratterizza completamente il sistema. Per mostrare questo, dato che vale l'identità:

x[m]k=x[k]δ[mk]

si ha:

y[n]=On{x}=On{k=x[k]δ[mk]}=k=x[k]On{δ[mk]}=k=x[k]Onk{δ[m]}=k=x[k]h[nk]

L'operatore On restituisce un'uscita proporzionale alla media pesata di x[k] con funzione peso data da h[k]. Se h[k]=0 per valori di k negativi il sistema è causale.

Autofunzioni

Gli esponenziali del tipo zn=esTn, con n, sono autofunzioni di un operatore lineare tempo-invariante. Infatti, detto T il periodo di campionamento e z=esT, con z,s, si supponga x[n]=zn l'ingresso del sistema. Se h[n] è la risposta impulsiva, si ha:

y[n]=m=h[nm]zm=m=h[m]z(nm)=znm=h[m]zm=znH(z)

La funzione:

H(z) =def m=h[m]zm

dipende solo dal parametro z, ed è l'autovalore associato all'autovettore (autofunzione) zn del sistema LTI.

La trasformata zeta:

H(z)=𝒵{h[n]}=n=h[n]zn

è la funzione di trasferimento del sistema. Di particolare interesse è il caso in cui le autofunzioni siano sinusoidi pure ejωn, con ω, che possono essere scritte come zn, dove z=ejω. Per funzioni di questo tipo la funzione di trasferimento è data dalla trasformata di Fourier a tempo discreto:

H(ejω)={h[n]}

Grazie alle proprietà della convoluzione, nel dominio della trasformata si ottiene una moltiplicazione:

y[n]=(h*x)[n]=m=h[nm]x[m]=𝒵1{H(z)X(z)}

Soluzione dell'equazione matriciale

Si vuole risolvere l'equazione:

{x(n+1)=Ax(n)+Bu(n)y(n)=Cx(n)+Du(n)

Si deve valutare per n=0,1,2, e pertanto si ha:

x(1)=Ax(0)+Bu(0) 
x(2)=Ax(1)+Bu(1)=A2x(0)+ABu(0)+Bu(1) 
x(3)=Ax(2)+Bu(2)=A3x(0)+A2Bu(0)+ABu(1)+Bu(2) 
x(n)=Anx(0)+An1Bu(0)+An2Bu(1)+...+Bu(n1) 

Si ottiene:

x(n)=Anx(0)+m=0n1AmBu(nm1) 

Posto l=nm1 si ha m=nl1, e quindi la soluzione dell'equazione matriciale alle differenze è:

x(n)=Anx(0)+l=0n1Anl1Bu(l)

Occorre distinguere i seguenti casi:

  • A ammette soltanto autovalori reali con molteplicità algebrica uguale alla molteplicità geometrica per ogni autovalore.
  • A ammette soltanto autovalori complessi coniugati.
  • A ammette sia autovalori reali che complessi coniugati.
  • A non è diagonalizzabile.

Autovalori reali e molteplicità algebriche e geometriche coincidenti

In tal caso considerata la matrice P, n per n, le cui colonne sono gli autovettori di A linearmente indipendenti che generano ciascun autospazio relativo ad ogni autovalore si ottiene, dalla teoria della diagonalizzazione delle matrici:

P1AP=Λ 

dove Λ è la matrice diagonale in cui sulla diagonale principale vi sono gli autovalori di A ripetuti eventualmente ciascuno con la propria molteplicità. In particolare, se gli autovalori di A sono reali e distinti sulla matrice diagonale Λ vi saranno gli n autovalori distinti di A. Essendo A=PΛP1 allora:

An=(PΛP1)(PΛP1)...(PΛP1)=PΛnP1 

pertanto, la soluzione dell'equazione matriciale alle differenzè è:

x(n)=PΛnP1x(0)+l=0n1PΛnl1P1Bu(l) 

Si nota che la risposta libera nello stato ottenuta ponendo u(t)=0 è:

xl(n)=PΛnP1x(0) 

mentre la risposta forzata nello stato, ottenuta ponendo x(0)=0, è:

xf(n)=l=0n1PΛnl1P1Bu(l) 

Inoltre la risposta libera nell'uscita per u(l)=0 è:

yl(n)=CPΛnP1x(0) 

mentre la risposta forzata nell'uscita' per x(0)=0 è:

yf(n)=l=0n1CPΛnl1P1Bu(l)+Du(n) 

Autovalori complessi coniugati

Volendo analizzare il caso in cui A ammette soltanto autovalori complessi coniugati, supponiamo che A sia una matrice 2 per 2 e siano α+jω (j è l'unità immaginaria), αjω i due autovalori complessi coniugati di A, e siano ua+jub, uajub i due autovettori complessi coniugati corrispondenti. Allora, applicando la definizione di autovalore e di autovettore si ha la seguente equazione algebrica:

(A(α+jω)I)((ua+jub)=0 

dove I è la matrice identica di dimensione 2, che si può scrivere separando parte reale e parte immaginaria nella forma:

((AαI)ua+ωub)+j((AαI)ub+ωua))=0 

Affinché l'equazione sia vera è necessario che parte reale e parte immaginaria si annullino entrambe pertanto si ha il sistema:

(AαI)ua+ωub=0(AαI)ub+ωua=0 

che può essere posto nella forma:

A(uaub)=(uaub)(αωωα)

Pertanto se si pone T1 uguale alla matrice le cui colonne sono la parte reale e immaginaria dei due autovettori complessi coniugati si ha che:

TAT1=(αωωα)

Rappresentando il numero complesso ua+jub nel piano di Gauss se λ è il modulo e β l'argomento si ha:

α=λcosβ e ω=λsenβ

pertanto:

A=T1λ(cosβsenβsenβcosβ)T

Si dimostra per induzione che:

An=T1λn(cosnβsennβsennβcosnβ)T

Pertanto la soluzione dell'equazione matriciale alle differenze è:

x(n)=T1λn(cosnβsennβsennβcosnβ)Tx(0)+l=0n1T1λn(cos(nl1)βsen(nl1)βsen(nl1)βcos(nl1)β)TBu(l)

Autovalori reali e autovalori complessi coniugati

Si supponga che la matrice A di ordine n ammetta k autovalori reali distinti λ1,λ2,...,λk a cui corrispondono k autovettori distinti v1,v2,...,vk allora si hanno le seguenti equazioni:

Av1=λ1v1Av2=λ2v2...Avk=λkvk

Si supponga inoltre che la matrice A ammetta p coppie di autovalori complessi coniugati la cui p-esima coppia è:αp+jωp e αpjωp a cui corrisponde la coppia di autovettori complessi coniugati uap+jubp e uapjubp allora per quanto visto nel caso precedente per la p-esima coppia, se τp è il modulo dell'autovalore p-esimo e β il suo argomento si ha:

A(uapubp)=(uapubp)τp(cosβpsenβpsenβpcosβp)

Ora posto T1 uguale alla matrice le cui colonne sono i k autovettori corrispondenti agli autovalori reali e le parti reali e immaginarie delle p coppie di autovettori complessi coniugati, cioè:

T1=(v1,v2,...,vk,ua1,ub1,ua2,ub2,...,uap,ubp)

allora dalle precedenti equazioni si ha la matrice diagonale a blocchi:

TAT1=diag(λ1,λ2,...,λk,τp(cosβ1senβ1senβ1cosβ1),...,τp(cosβpsenβpsenβpcosβp))

pertanto:

xl(t)=T1diag(λ1n,λ2n,...,λkn,τpn(cosnβ1sennβ1sennβ1cosnβ1),...,τpn(cosnβpsennβpsennβpcosnβp))Tx(0)

Bibliografia

  • E. Fornasini, G. Marchesini, Appunti di Teoria dei Sistemi, Edizioni Libreria Progetto, Padova, 2003.
  • A. Ruberti, S. Monaco, Teoria dei Sistemi - Appunti dalle lezioni, Pitagora Editrice, Bologna, 1998.
  • O.M. Grasselli, Proprietà strutturali dei sistemi lineari e stazionari, Pitagora Editrice, Bologna, 1978

Voci correlate

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