Integrale della funzione inversa

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In matematica, l'integrale di una funzione inversa può essere espresso nei termini della stessa inversa e di una primitiva della funzione non inversa, se questa la possiede. La formula è stata pubblicata nel 1905 da Charles-Ange Laisant[1].

Illustrazione del teorema

Enunciato

Sia f:IJ una funzione invertibile e strettamente monotona che ammette una primitiva F, con I e J intervalli di , e sia f1:JI la sua inversa. Per qualche cJ fissato e per ogni xJ si ha

cxf1(t)dt=[tf1(t)(Ff1)(t)]cx,

da cui il corollario immediato f1(x)dx=xf1(x)(Ff1)(x)+C con C costante reale arbitraria.

Dimostrazione

Se f1 è anche derivabile con continuità in [c,x], ricordando che cxf1(t)dt=cx1f1(t)dt, per l'integrazione per parti

cxf1(t)dt=tf1(t)|cxcxtD[f1(t)]dt,

dove D[f1(t)] è la derivata della funzione inversa. Se riscriviamo la funzione identità t come (ff1)(t) nell'integrale di partenza, poiché (ff1)(t)D[f1(t)]=D[(Ff1)(t)] con F una primitiva di f, per il teorema fondamentale del calcolo integrale otteniamo

cxf1(t)dt=[tf1(t)(Ff1)(t)]cx.

QED.

Tuttavia non è necessario che f1(t)C1([c,x])[2] affinché il teorema valga.

Infatti, poiché f1 è una mappa biunivoca [c,x][f1(c),f1(x)], possiamo usare l'integrazione per parti con cambio di variabili dell'integrale di Stieltjes,

cxf1(t)dt=tf1(t)|cxf1(c)f1(x)tdf1(t)=tf1(t)|cxf1(c)f1(x)f(f1(t))df1(t).

L'ultimo integrale è immediato e otteniamo cxf1(t)dt=tf1(t)|cxF(t)|f1(c)f1(x) che può però essere riscritto come

cxf1(t)dt=(tf1(t)Ff1(t))|cx.

QED.

Storia

Da quanto è noto, questo teorema è stato pubblicato per la prima volta nel 1905 da Charles-Ange Laisant, e indipendentemente nel 1912 dall'ingegnere italiano Alberto Caprilli nell'opuscolo "Nuove formole d'integrazione"[3], assumendo che f o f1 sia differenziabile. Una versione più generale, libera da questa assunzione, fu proposta da Michael Spivak nel 1965 come esercizio nel suo libro Calculus[4], e una dimostrazione sotto le ipotesi ridotte è stata pubblicata in letteratura da Eric Key nel 1994.[5]

Il teorema sotto ipotesi ridotte assume solo che f (o f1) sia, oltre che integrabile ovviamente, strettamente monotona. La tesi viene dimostrata direttamente usando la definizione di integrale di Darboux. Infatti, se i punti P={t0,,tn} inducono una partizione nell'intervallo di integrazione (di f1) [a,b], allora P={f1(t0),,f1(tn)} induce una partizione nell'intervallo di integrazione di f (poiché f1 è strettamente monotona); si può quindi facilmente dimostrare che

L(f1,P)+U(f,P)=bf1(b)af1(a),

dove L e U sono rispettivamente le somme inferiori e superiori di Darboux. Dal risultato precedente segue la tesi poiché le funzioni sono integrabili.

È bene inoltre notare che, in generale, la (stretta) monotonia sia condizione necessaria, oltre che sufficiente, affinché valga la tesi. Ciò è facilmente dimostrabile considerando apposite funzioni invertibili e integrabili appositamente definite a tratti in forma, per esempio, simile a

f(x)={x,se x[0,12),1x2,se x[12,1].

Note

  1. Template:Cita pubblicazione
  2. Continuamente differenziabile in [c,x].
  3. Read online
  4. Michael Spivak, Calculus (1967), chap. 13, pp. 235.
  5. Template:Cita pubblicazione

Bibliografia

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