Bremsstrahlung

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Bremsstrahlung prodotta da un elettrone altamente energetico deflesso dal campo elettrico di un nucleo atomico

La radiazione di frenamento, nota col termine tedesco Bremsstrahlung, è una radiazione elettromagnetica prodotta da una particella carica[1] (tipicamente un elettrone) deviata da un'altra (tipicamente il nucleo atomico) e che per questo accelera o rallenta. Infatti, se in una porzione di materia vi sono particelle cariche e un elettrone ad alta velocità vi passa vicino, esso viene deviato a causa del campo elettrico attorno al nucleo atomico.[2]

La particella deviata perde energia cinetica e, per il principio di conservazione dell'energia, emette radiazione in forma di fotone; la bremsstrahlung è caratterizzata da una distribuzione continua di radiazione che diviene più intensa (e si sposta verso le frequenze maggiori) con l'aumentare dell'energia degli elettroni bombardanti (particelle frenate). La frequenza massima della radiazione è legata all'energia cinetica degli elettroni dalla relazione

E=hνmax

e di conseguenza è noto anche il valore minimo per la lunghezza d'onda della radiazione emessa:

λmin=cνmax=hcE

Più in generale, il termine bremsstrahlung indica qualsiasi radiazione prodotta per decelerazione di una particella carica, comprese la radiazione di sincrotrone, la radiazione di ciclotrone e l'emissione di elettroni e positroni nel decadimento beta; tuttavia, il termine è spesso usato nel senso stretto di radiazione di frenamento di elettroni da qualsiasi fonte esterna.

Descrizione

Secondo le equazioni di Maxwell, le cariche accelerate emettono radiazione elettromagnetica: in particolare, quando un elettrone urta contro un materiale, subisce uno scattering ad opera del campo coulombiano di un nucleo atomico, quindi si può pensare che esso venga "frenato". Se l'energia degli elettroni bombardanti è sufficientemente alta, la radiazione emessa si trova nella regione dei raggi X dello spettro elettromagnetico.

La perdita di energia per bremsstrahlung è significativa - cioè domina rispetto ai processi di ionizzazione e di eccitazione del nucleo - per elettroni altamente energetici (nell'ordine delle centinaia di MeV in aria e acqua, e delle decine di MeV in materiali pesanti come il piombo o il ferro). La perdita di energia media per unità di percorso si può calcolare approssimativamente, e risulta

dEdx4NaZ2α3(c)2me2c4Eln183Z1/3

dove Na è il numero di atomi per unità di volume, Z è il numero atomico del materiale, α è la costante di struttura fine e me è la massa dell'elettrone. Si vede quindi che per particelle con massa più grande la perdita di energia è minore. Il termine logaritmico è dovuto alla parziale schermatura della carica nucleare da parte degli elettroni atomici. La trattazione formale attraverso la meccanica quantistica è stata svolta da Hans Bethe e Walther Heitler nel 1934.

A questo spettro continuo si sovrappongono anche righe singole poiché gli elettroni bombardanti possono espellere elettroni dagli strati atomici più interni del bersaglio, e il rapido riempimento di queste lacune da parte di elettroni degli strati superiori produce raggi X caratteristici per ogni atomo (detti "di fluorescenza"). In alternativa può avvenire che il quanto energetico relativo alla differenza di energia tra i due orbitali provochi, dopo il decadimento elettronico a livelli energeticamente inferiori, l'ulteriore espulsione di elettroni più esterni. Questo fenomeno costituisce l'effetto Auger.

Questo effetto è riscontrabile anche in alcuni oggetti del profondo cielo, in cui l'emissione in genere è associata a gas caldo rarefatto presso ammassi di galassie.

Particelle nel vuoto

Una particella carica accelerata, nel vuoto, irradia energia, come descritto dalla formula di Larmor (e dalle sue generalizzazioni relativistiche):

P=q2a26πϵ0c3

dove P è la potenza, q la carica della particella, a la sua accelerazione e c la velocità della luce nel vuoto.

Sebbene il termine bremsstrahlung sia solitamente riservato per particelle cariche accelerate in presenza di materia, e non nel vuoto, le leggi sono simili.

La potenza totale irradiata può essere ricavata dalla formula relativistica

P=q2γ46πϵ0c(β˙2+(ββ˙)21β2)

dove β=v/c, in cui v è la velocità della particella, γ=1/1β2 è il fattore di Lorentz, e β˙ è la derivata temporale di β. Sfruttando l'identità[3]:

(ββ˙)2=β2β˙2(β×β˙)2

si può scrivere l'espressione di P nella forma equivalente:

P=q2γ66πϵ0c(β˙2(β×β˙)2)

Nel caso particolare in cui il vettore velocità sia parallelo all'accelerazione della particella, l'equazione precedente può essere ulteriormente semplificata come

P=q2a2γ66πϵ0c3

in cui si è posto a=v˙=β˙c.

Nel caso in cui, invece, si ha che l'accelerazione è perpendicolare alla velocità, ossia (ββ˙)=0, la potenza totale irradiata si riduce a

P=q2a2γ46πϵ0c3

Inoltre, dalla relazione E=γmc2, si evince che la potenza totale irradiata, in termini di andamento rispetto alla massa, va come m4 o m6, e ciò è il motivo per cui gli elettroni perdono energia per bremsstrahlung molto più rapidamente di altre particelle più pesanti (come muoni, protoni, particelle alfa): per fare un esempio, un elettrone perde energia a causa di bremsstrahlung ad un tasso di (mp/me)41013 volte superiore rispetto ad un protone.

La potenza totale irradiata può essere anche espressa come funzione dell'angolo solido Ω; più precisamente, se si indica con dΩ l'angolo solido infinitesimale e con n^ il versore diretto dalla particella verso l'osservatore, allora esiste la relazione seguente:

dPdΩ=q216π2ϵ0c|n^×((n^β)×β˙)|2(1n^β)5

Nel caso in cui la velocità sia parallela all'accelerazione (per esempio in un moto rettilineo) si può semplificare come

dPdΩ=q2a216π2ϵ0c3sin2θ(1βcosθ)5

dove θ è l'angolo formato tra il vettore accelerazione a e la direzione di osservazione.

Bremsstrahlung termico

In un plasma, gli elettroni liberi collidono in continuazione con gli ioni, producendo la radiazione di bremsstrahlung; una trattazione dettagliata su questo è dovuta a Bekefi.

Se si considera un plasma uniforme con elettroni termici distribuiti secondo la distribuzione di Maxwell-Boltzmann a temperatura Te, secondo il modello di Bekefi la densità spettrale di potenza irradiata per bremsstrahlung (ossia potenza per intervallo di frequenza angolare, integrata su un angolo solido totale di 4π sr, e in entrambe le polarizzazioni) è ricavabile da:

dPdω=823π[e24πϵ0]31(mec2)3/2[1ωp2ω2]1/2Zi2nine(kBTe)1/2E1(y)

dove ωp=(nee2/ϵ0me)1/2 è la frequenza del plasma di elettroni, ω è la frequenza del fotone, e infine ne ed ni sono rispettivamente la densità del numero di elettroni e ioni.

Il secondo termine tra parentesi è l'indice di rifrazione di un'onda luminosa in un plasma, e mostra come l'emissione venga notevolmente soppressa nel caso in cui ω<ωp: in tal caso l'onda di luce si dice evanescente, e la condizione di taglio per un'onda luminosa in un plasma è proprio ω<ωp.

Ne consegue che bisogna restringersi al caso ω>ωp; la funzione speciale E1 è un'esponenziale integrale, e la quantità adimensionale y è data da

y=12ω2mekm2kBTe

dove km è un numero d'onda massimo (o di taglio), derivante a causa di collisioni binarie, e può variare a seconda delle specie ioniche; approssimativamente si ha

km=1λB

quando kBTe>Zi2Eh (tipico nei plasmi non troppo freddi), dove Eh27.2 eV è l'energia di Hartree (unità di energia atomica), e λB=/(mekBTe)1/2 è la lunghezza d'onda termica di De Broglie.

Altrimenti, si ha che km1/lc, dove lc è la distanza classica di massimo avvicinamento.

Per le situazioni ordinarie, comunque, km=1/λB, e si ottiene:

y=12[ωkBTe]2

L'equazione di dPdω è comunque una formula approssimata, in quanto essa trascura le emissioni che si verificano per ω leggermente superiore ad ωp.

Nel limite in cui y1, si può approssimare la funzione esponenziale integrale come

E1(y)ln(yeγ)+O(y)

in cui γ0.577 è la costante di Eulero-Mascheroni, ricorrente in analisi e in teoria dei numeri, definita come il limite della differenza fra la serie armonica e il logaritmo naturale:

γ=limn(ln(n)+k=1n1k)=0(1x1x)dx

dove x è la funzione parte intera.

Per y>eγ il termine logaritmico è negativo, e ciò rende l'approssimazione inadeguata; Bekefi ha dato delle espressioni corrette per il termine logaritmico che corrispondono a calcoli dettagliati sulla collisione binaria.

La potenza totale irradiata, integrata su tutte le frequenze, è:

P=ωpdPdωdω=163[e24πϵ0]31me2c3Zi2ninekmG(yp)

con

G(yp)=12πypy1/2[1ypy]1/2E1(y)dy

essendo yp=y(ω=ωp); si ha quindi G(yp=0)=1, e decresce con yp, mantenendosi sempre positiva. Per km=1/λB si ottiene:

P=163(e24πϵ0)3(mec2)3/2Zi2nine(kBTe)1/2G(yp)

Per temperature estremamente alte, vi sono delle correzioni relativistiche per l'equazione precedente, ossia dei termini aggiuntivi dell'ordine di kBTe/mec2.

Correzioni relativistiche per l'emissione di un fotone a 30 keV dall'impatto di un elettrone su un protone.

Fonti di bremsstrahlung

Tubo a raggi X

In un tubo a raggi X, gli elettroni vengono accelerati da un campo elettrico e 'sparati' contro un pezzo di metallo chiamato 'target'. I raggi X sono emessi come radiazione causata dalla decelerazione degli elettroni nel metallo.[4]

Lo spettro in uscita è uno spettro continuo di raggi X, con ulteriori picchi situati in corrispondenza di determinati valori energetici.

Errore nella creazione della miniatura:
Spettro di raggi X emessi da un tubo a raggi X con un target di rodio, a circa 60 kV.

La continuità dello spettro è dovuta al bremsstrahlung, mentre i picchi sono raggi X caratteristici associati con gli atomi del bersaglio; in questo contesto, il bremsstrahlung è anche chiamato raggi X continui.

La forma dello spettro della seconda figura è approssimativamente descritta dalla legge di Kramer: essa è solitamente data come distribuzione d'intensità I (numero di fotoni) contro la lunghezza d'onda della radiazione emessa λ:

I(λ)dλ=K(λλmin1)1λ2dλ

dove K è una costante proporzionale al numero atomico dell'elemento bersaglio, e λmin è la lunghezza d'onda minima data dalla legge di Duane-Hunt [5]: la massima frequenza della radiazione emessa, in seguito all'applicazione di una differenza di potenziale V, è data da

νmax=eVh

a cui corrisponde la minima lunghezza d'onda:

λmin=hceV1239.8 pmV in kV

Il processo di emissione di raggi X da elettroni in moto è anche noto come effetto fotoelettrico inverso.

Decadimento Beta

Le particelle beta, talvolta, presentano una debole radiazione con spettro continuo dovuta al bremsstrahlung; tuttavia, in questo caso essa è una radiazione secondaria, nel senso che è prodotta come risultato del rallentamento (o arresto) della radiazione primaria.

Ciò è simile ai raggi X prodotti bombardando bersagli metallici con elettroni in generatori di raggi X, eccetto che qui la radiazione è prodotta da elettroni ad alta velocità da radiazioni beta.

Il 'bremsstrahlung interno' nasce dalla creazione di un elettrone e la sua perdita di energia, a causa del forte campo elettrico nella regione di decadimento, quando lascia il nucleo.

Nell'emissione di elettroni e positroni per decadimento beta l'energia del fotone viene dalla coppia elettrone-nucleone, con lo spettro di bremsstrahlung decrescente al crescere dell'energia della particella beta.

Nella cattura di elettroni, l'energia va a scapito del neutrino, e lo spettro è massimo a circa un terzo dell'energia normale del neutrino, riducendo l'energia elettromagnetica all'energia normale del neutrino.

In questa situazione, il bremsstrahlung viene emesso anche se nessuna particella carica viene emessa; tale radiazione può essere a frequenze analoghe alle radiazioni gamma, anche se non presenta alcuna linea spettrale netta di decadimento gamma.

Il bremsstrahlung 'interno' è in contrapposizione con il bremsstrahlung 'esterno', causato dall'urto di elettroni sul nucleo, provenienti dall'esterno, cioè emessi da un altro nucleo.

In alcuni casi, ad esempio per il fosforo, la radiazione di bremsstrahlung prodotta schermando la radiazione beta con materiali densi come il piombo, è essa stessa pericolosa: in queste situazioni, la schermatura deve essere realizzata con materiali a bassa densità, come plexiglas, plastica, legno o acqua; siccome il numero atomico è inferiore, ne segue che l'intensità di bremsstrahlung è notevolmente ridotta, anche se è richiesto uno spessore maggiore di schermatura per fermare gli elettroni (radiazione beta).

Descrizione secondo la meccanica quantistica

La descrizione completa è opera di Bethe ed Heitler, i quali, assumendo onde piane per gli elettroni che disperdono al nucleo di un atomo, hanno ricavato una sezione trasversale che riguarda la geometria completa di tale processo, in funzione della frequenza del fotone emesso; la sezione in questione evidenzia la simmetria della meccanica quantistica per la produzione di coppie, e il suo differenziale al quarto ordine è[6]:

d4σ=Z2α324π2|pf||pi|dωωdΩidΩfdΦq4[|pf|2sin2θf(Efc|pf|cosθf)2(4Ei2c2q2)+|pi|2sin2θi(Eic|pi|cosθi)2(4Ef2c2q2)+
+22ω2|pi|2sin2θi+|pf|2sin2θf(Efc|pf|cosθf)(Eic|pi|cosθi)2|pi||pf|sinθisinθfcosΦ(Efc|pf|cosθf)(Eic|pi|cosθi)(2Ei2+2Ef2c2q2)]

in cui:

Z è il numero atomico
α1/137 è la costante di struttura fine
è la costante di Planck ridotta
c è la velocità della luce nel vuoto
p è la quantità di moto dell'elettrone
θi=(pi,k) e θf=(pf,k) sono le direzioni dei fotoni emessi e gli elettroni dispersi, e in cui k è il momento del fotone
Φ è l'angolo formato tra i piani (pi,k) e (pf,k)

I differenziali sono dati da

dΩi=sinθidθi
dΩf=sinθfdθf

L'energia cinetica Ek,i/f dell'elettrone nello stato iniziale e finale è legata alla sua energia totale Ei,f o la sua quantità di moto pi,f secondo la relazione

Ei,f=Ek,i/f+mec2=me2c4+|pi,f|2c2

Dalla conservazione dell'energia si ricava

Ef=Eiω

dove ω è l'energia del fotone.

L'ultima quantità da descrivere è q: il valore assoluto del fotone virtuale tra il nucleo e l'elettrone è:

q2=|pi|2|pf|2(cω)2+2|pi|cωcosθi2|pf|cωcosθf+2|pi||pf|(cosθfcosθi+sinθfsinθicosΦ)

L'intervallo di validità è dato dall'approssimazione di Born:

vZc137

dove la relazione deve essere soddisfatta per la velocità dell'elettrone negli stati iniziale e finale.

Per le applicazioni pratiche (ad esempio i metodi Monte Carlo) può essere interessante evidenziare la relazione tra la frequenza ω del fotone emesso e l'angolo tra questo fotone e l'elettrone incidente. Kohn ed Ebert hanno integrato il d4σ di Bethe ed Heitler rispetto a Φ e θf, ottenendo

d2σ(Ei,ω,θi)dωdΩi=j=16Ij

dove le Ij possono esprimersi in funzione delle costanti

A=Z2α34π2|pf||pi|2ω
Δ1=|pi|2|pf|2(cω)2+2|pi|cωcosθi
Δ2=2|pf|cω+2|pi||pf|cosθi

nel modo seguente:

I1=2πAΔ22+4pi2pf2sin2θiln(Δ22+4pi2pf2sin2θiΔ22+4pi2pf2sin2θi(Δ1+Δ2)+Δ1Δ2Δ224pi2pf2sin2θiΔ22+4pi2pf2sin2θi(Δ1Δ2)+Δ1Δ2)
[1+cΔ2pf(Eicpicosθi)pi2c2sin2θi(Eicpicosθi)222ω2pfΔ2c(Eicpicosθi)(Δ22+4pi2pf2sin2θi)]
I2=2πAcpf(Eicpicosθi)ln(Ef+pfcEfpfc)
I3=2πA(Δ2Ef+Δ1pfc)2+4m2c4pi2pf2sin2θiln[([Ef+pfc]
[4pi2pf2sin2θi(Efpfc)+(Δ1+Δ2)([Δ2Ef+Δ1pfc](Δ2Ef+Δ1pfc)2+4m2c4pi2pf2sin2θi)])
[(Efpfc)(4pi2pf2sin2θi[Efpfc]+
+(Δ1Δ2)([Δ2Ef+Δ1pfc](Δ2Ef+Δ1pfc)2+4m2c4pi2pf2sin2θi))]1]
[(Δ22+4pi2pf2sin2θi)(Ef3+Efpf2c2)+pfc(2[Δ124pi2pf2sin2θi]Efpfc+Δ1Δ2[3Ef2+pf2c2])(Δ2Ef+Δ1pfc)2+4m2c4pi2pf2sin2θi+
c(Δ2Ef+Δ1pfc)pf(Eicpicosθi)4Ei2pf2(2[Δ2Ef+Δ1pfc]24m2c4pi2pf2sin2θi)(Δ1Ef+Δ2pfc)([Δ2Ef+Δ1pfc]2+4m2c4pi2pf2sin2θi)2+
+8m2c4pi2pf2sin2θi(Ei2+Ef2)22ω2pi2pfcsin2θi(Δ2Ef+Δ1pfc)+22ω2pfm2c3(Δ2Ef+Δ1pfc)(Eicpicosθi)([Δ2Ef+Δ1pfc]2+4m2c4pi2pf2sin2θi)]
I4=4πApfc(Δ2Ef+Δ1pfc)(Δ2Ef+Δ1pfc)2+4m2c4pi2pf2sin2θi16πEi2pf2A(Δ2Ef+Δ1pfc)2([Δ2Ef+Δ1pfc]2+4m2c4pi2pf2sin2θi)2
I5=4πA(Δ22+Δ124pi2pf2sin2θi)([Δ2Ef+Δ1pfc]2+4m2c4pi2pf2sin2θi)
[2ω2pf2EicpicosθiEf(2Δ22[Δ221Δ12]+8pi2pf2sin2θi[Δ22Δ12])+pfc(2Δ1Δ2[Δ22Δ12]+16Δ1Δ2pi2pf2sin2θi)Δ22+4pi2pf2sin2θi+
+22ω2pi2sin2θi(2Δ1Δ2pfc+2Δ22Ef+8pi2pf2sin2θiEf)Eicpicosθi+
+2Ei2pf2(2[Δ22Δ12][Δ2Ef+Δ1pfc]2+8pi2pf2sin2θi[(Δ12+Δ22)(Ef2+pf2c2)+4Δ1Δ2Efpfc])(Δ2Ef+Δ1pfc)2+4m2c4pi2pf2sin2θi+8pi2pf2sin2θi(Ei2+Ef2)(Δ2pfc+Δ1Ef)Eicpicosθi]
I6=16πEf2pi2sin2θiA(Eicpicosθi)2(Δ22+Δ124pi2pf2sin2θi)

Note

  1. Template:En Thermopedia, "Bremsstrahlung" Template:Webarchive
  2. La Fisica di Feynman, vol. 1, Cap. 34-5
  3. Jackson, Classical Electrodynamics, Cap. 14.2-3
  4. C. Mencuccini, V. Silvestrini, Fisica II, Elettromagnetismo e Ottica, Cap. IX.8
  5. Template:Cita pubblicazione
  6. Template:Cita pubblicazione

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