Potenziali ritardati

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In elettrodinamica, i potenziali ritardati descrivono i potenziali generalizzati del campo elettromagnetico in un sistema la cui distribuzione di carica e corrente sorgente del campo sia variabile nel tempo. Si tratta delle espressioni del potenziale elettrico e magnetico introdotte nel caso in cui non sia possibile utilizzare l'approssimazione secondo cui la propagazione dell'interazione elettromagnetica sia istantanea, ad esempio quando si considerano cariche che si muovono a velocità non trascurabili se confrontate con la velocità di propagazione della luce.

Definizione

Ponendo di trovarsi nel vuoto, nel gauge di Lorenz i potenziali ritardati assumono la forma:[1]

ψ(𝐱,t)=14πε0ρ(𝐱0,tr)|𝐱𝐱0|d3x0
𝐀(𝐱,t)=14πε0c2𝐉(𝐱0,tr)|𝐱𝐱0|d3x0

dove ρ è la densità di carica, 𝐉 è la densità di corrente, |𝐱𝐱0| la distanza del punto di osservazione del campo dall'elemento di volume dV su cui si effettua l'integrazione e:

tr=t|𝐱𝐱0|c

è il tempo ritardato.

I potenziali ritardati sono la soluzione dell'equazione delle onde per i potenziali:

2ψ1c22ψt2=ρε0
2𝐀1c22𝐀t2=μ0𝐉

Una volta determinati i potenziali ψ e 𝐀 dalla distribuzione delle cariche e delle correnti nello spazio, è possibile esprimere il campo elettrico ed il campo magnetico attraverso le formule:

𝐄=ψ𝐀t𝐁=×𝐀

e questo consente di scrivere l'equazione delle onde per i campi nel vuoto:

2𝐄1c22𝐄t2=1ε0(ρ1c2𝐉t)
2𝐁1c22𝐁t2=μ0×𝐉

la cui soluzione al tempo ritardato fornisce l'espressione preliminare per i campi:[2]

𝐄(𝐱,t)=14πε01|𝐱𝐱0|[ρ1c2𝐉t]t=trd3x
𝐁(𝐱,t)=μ04π1|𝐱𝐱0|[×𝐉]t=trd3x

La scrittura esplicita dei campi è fornita dalle equazioni di Jefimenko.

Derivazione

Template:Vedi anche Si vogliono trovare le soluzioni generali dell'equazione delle onde per i potenziali mostrata in precedenza, considerando l'equazione per una sorgente puntiforme posta in 𝐱0:[3]

2ϕ(𝐱,t)1c22t2ϕ(𝐱,t)=S(𝐱0,t)δ(𝐱𝐱0)

Grazie alla definizione della delta di Dirac δ è dunque possibile descrivere la presenza di una sorgente puntiforme: nel resto dello spazio non vi sono sorgenti, e l'equazione d'onda è non omogenea solo per 𝐱=𝐱0. Scrivendo il laplaciano in coordinate sferiche l'equazione omogenea diventa:

1r2r(r2ϕr)1c22ϕt2=0

e se si effettua la sostituzione:

ϕ(r,t)=χ(r,t)r

si ha:

2χr21c22χt2=0

la cui soluzione è quella dell'equazione delle onde omogenea:[4]

χ(r,t)=f(trc)+g(t+rc)

da cui

ϕ(r,t)=f(trc)r+g(t+rc)r

dove f e g sono due funzioni da dover determinare. Imponendo che le onde siano uscenti dalla sorgente si deve escludere il termine

g(t+rc).

Questa condizione è dettata dal principio di causalità, e dal fatto che non ha senso parlare di onde che dall'infinito arrivano verso la sorgente. Si ha quindi:[5]

ϕ(r,t)=f(trc)r

da cui:

ϕ=f(trc)r2𝐫^1cf(trc)r𝐫^

dove f è la derivata di f rispetto al suo argomento. Integrando ora l'equazione d'onda su un volume sferico di raggio R centrato in 𝐱0 e sostituendo le espressioni trovate sopra per ϕ e ϕ si ha:

[fr2𝐫^1cfr𝐫^]d3x1c2frd3x=S(𝐱0,t)δ(𝐱𝐱0)d3x

e considerando il limite per R0 il secondo integrale si annulla poiché è minore del massimo dell'integranda sul dominio d'integrazione, moltiplicato la misura del dominio d'integrazione. Sfruttando il teorema della divergenza si calcola quindi il valore del primo integrale:

V[fr2𝐫^1cfr𝐫^]d3x=S[fr21cfr]𝐫^d𝐒=4πR2[fR21cfR]

dove V è il volume della sfera di raggio R ed S la superficie della sfera stessa. Effettuando il limite per R0 si nota che il secondo termine in parentesi si annulla. Considerando quindi l'equazione d'onda integrata, si ottiene la relazione:

4πf(t)=S(𝐱0,t)

da cui:[5]

f(t)=S(𝐱0,t)4π

e sfruttando la relazione:

ϕ(r,t)=f(trc)r

si ottiene infine la soluzione generale dell'equazione d'onda di partenza, valida per sorgenti puntiformi:

ϕ(r,t)=S(𝐱0,trc)4πr

Per considerare il caso generale di sorgente non puntiforme, è sufficiente integrare su 𝐱0 la soluzione di cui sopra, ottenendo la soluzione valida per qualunque sorgente:

ϕ(𝐱,t)g=S(𝐱0,t|𝐱𝐱0|c)4π|𝐱𝐱0|d3x0

Risulta allora sufficiente sostituire rispettivamente a ϕg e a S i potenziali vettore e scalare e le rispettive sorgenti per ottenere le soluzioni generali delle equazioni d'onde per i potenziali:[1]

𝐀(𝐱,t)=14πε0c2𝐉(𝐱0,t|𝐱𝐱0|c)|𝐱𝐱0|d3x0
ψ(𝐱,t)=14πε0ρ(𝐱0,t|𝐱𝐱0|c)|𝐱𝐱0|d3x0

ovvero le espressioni cercate.

L'equazione delle onde ed il gauge di Lorenz

Template:Vedi anche Sostituendo la definizione del potenziale vettore 𝐀 nella seconda equazione di Maxwell si ottiene:

×𝐄=t(×𝐀)

da cui:

×(𝐄+t𝐀)=0

Poiché la quantità tra parentesi ha rotore nullo, può essere espressa come gradiente di un campo scalare, ed in particolare del potenziale scalare ψ:[6]

ψ=(𝐄+𝐀t)

ovvero:

𝐄=ψ𝐀t

Usando ora la relazione:

×(×𝐅)=(𝐅)2𝐅

dove con 𝐅 si è indicata una generica grandezza vettoriale, e sostituendo nelle due equazioni di Maxwell:

𝐄=ρε0
×𝐁1c2𝐄t=𝐉ε0c2

si ottengono le seguenti relazioni:

2ψ+t𝐀=ρε0
2𝐀(𝐀)1c2tψ1c22𝐀t2=𝐉ε0c2

dette equazioni elettrodinamiche non disaccoppiate.[7]

Per semplificare queste equazioni è conveniente ricorrere ad una particolare trasformazione di gauge. Ricordando che il potenziale vettore 𝐀 è definito a meno di un gradiente, è possibile aggiungere il gradiente di una quantità scalare ϕ facendo rimanere invariato il campo magnetico:

𝐀=𝐀+ϕ

ed affinché anche il campo elettrico rimanga invariato deve inoltre valere:

𝐄=ψ𝐀t=ψ𝐀ttϕ=𝐀t(ψ+tϕ)

da cui, sfruttando la relazione esistente tra 𝐄, ψ e 𝐀 si ottiene:

ψ=ψ+tϕ

che si traduce in:

ψ=ψϕt

Sfruttando l'invarianza di gauge è possibile scegliere 𝐀 in modo che soddisfi determinate condizioni. In elettrodinamica è frequente la scelta della condizione di Lorenz, la quale è ottenuta scegliendo opportunamente ϕ in modo tale che:

𝐀=1c2ψt

Tale condizione determina la forma covariante delle equazioni di Maxwell per i potenziali che descrivono il campo. Se i potenziali soddisfano la condizione di Lorenz si dice che essi appartengono al gauge di Lorenz.[8]
Sostituendo nelle due equazioni per i potenziali ricavate in precedenza si ottengono le equazioni di Maxwell per i potenziali:[9][10]

2𝐀1c22𝐀t2=𝐉ε0c2
2ψ1c22ψt2=ρε0

nelle quali si riconosce la forma delle equazioni d'onda.

Potenziali di Liénard-Wiechert

Template:Vedi anche La soluzione al tempo ritardato dell'equazione delle onde non omogenea per i potenziali del campo elettromagnetico è la seguente:

φ(𝐫,t)=δ(t+|𝐫𝐫|ct)|𝐫𝐫|ρ(𝐫,t)d3rdt𝐀(𝐫,t)=δ(t+|𝐫𝐫|ct)|𝐫𝐫|𝐉(𝐫,t)d3rdt

dove ρ(𝐫,t) e 𝐉(𝐫,t) sono i termini sorgente, e:

δ(t+|𝐫𝐫|ct)

è la delta di Dirac. Per una carica che si muove in 𝐫0(t) con velocità 𝐯0(t), le densità di carica e corrente assumono la forma:

ρ(𝐫,t)=qδ(𝐫𝐫0(t))𝐉(𝐫,t)=q𝐯0(t)δ(𝐫𝐫0(t))

Se si integra sul volume d3r, utilizzando la relazione precedente si ottiene:

φ(𝐫,t)=qδ(t+|𝐫𝐫0(t)|ct)|𝐫𝐫0(t)|dt𝐀(𝐫,t)=qδ(t+|𝐫𝐫0(t)|ct)|𝐫𝐫0(t)|𝐯0(t)dt

ed integrando in t si trovano i potenziali di Liénard-Wiechert:[11]

φ(𝐱,t)=14πε0(e(1𝐧β)|𝐱𝐫0(τ)|)τ=τ0𝐀(𝐱,t)=μ0c4π(eβ(1𝐧β)|𝐱𝐫0(τ)|)τ=τ0=β(τ=τ0)cφ(𝐱,t)

con:

β(t)=𝐯0(t)c

e τ il tempo proprio. Si tratta di una forma equivalente, ma non covariante, del potenziale elettrico φ e del potenziale magnetico 𝐀 generati da una sorgente puntiforme di carica in moto.[12] I potenziali forniscono una caratterizzazione generale e relativistica del campo variabile nel tempo generato da una carica in moto, e la loro espressione è stata sviluppata in parte da Alfred-Marie Liénard nel 1898, e successivamente nel 1900 da Emil Wiechert[13] in un modo indipendente da quello di Liénard.

Note

Bibliografia

Voci correlate

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