Teorema delle funzioni implicite

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In matematica, in particolare in analisi matematica e geometria, il teorema delle funzioni implicite è un importante strumento che stabilisce quando il luogo di zeri di un'equazione implicita si può esplicitare rispetto a una variabile.

Nella letteratura italiana, il teorema è generalmente detto teorema di Dini in onore del matematico Ulisse Dini, che contribuì ad estenderne la formulazione.[1]

Il teorema di Dini

Il teorema di Dini stabilisce che una funzione reale di classe C1 di due variabili del tipo:

F(x,y)

definisce implicitamente un'unica funzione del tipo:

y=f(x)

in un intorno di un punto (a,b) tale che (esplicitando rispetto alla variabile y):[2]

F(a,b)=0,Fy(a,b)0.

Il teorema di Dini fornisce quindi una condizione sufficiente affinché esista un'unica funzione y=f(x) tale che

F(x,f(x))=0

sia soddisfatta al variare di x, oppure un'unica funzione x=g(y) tale che

F(g(y),y)=0

sia soddisfatta al variare di y.

Questo non significa che sia possibile esplicitare una delle due incognite in funzione dell'altra, ossia che sia possibile trovare y=f(x) oppure x=g(y) in forma esplicita, ma mostra piuttosto che esiste almeno una delle due funzioni, detta funzione implicita.

Se ci si limita all'individuazione di particolari tipi di funzione, ad esempio quelle continue e definite su un intervallo, si può dimostrare anche la loro unicità, il che sancisce un'equivalenza formale tra la scrittura implicita F(x,y)=0 e quella esplicita y=f(x) oppure x=g(y). Ad esempio, l'equazione:

F(x,y)=y+x2ey=0

ben definisce un'unica funzione continua y=f(x) definita per ogni x reale, che tuttavia non può essere scritta esplicitamente.

Enunciato

Sia F:G2 una funzione a valori reali, differenziabile e le cui derivate parziali prime siano funzioni continue. Sia inoltre (x0,y0)G tale che:

F(x0,y0)=0,Fy(x0,y0)0.

Il teorema afferma che esiste una funzione derivabile reale:

g:[x0h,x0+h][y0k,y0+k],h,k>0,h,k,

la cui derivata prima sia continua. Inoltre, il grafico di g è l'insieme delle coppie:

{(x,y)G:F(x,y)=0}

che sono contenute nel rettangolo:

[x0h,x0+h]×[y0k,y0+k].

Il teorema in due dimensioni

Si consideri una funzione di classe C1 F:A definita su un insieme aperto A2, e si consideri l'insieme:

Z={(x,y)A:F(x,y)=0}.

Se Z è non vuoto esiste un punto (x0,y0) tale che:

F(x0,y0)=0.

Il teorema afferma che se (x0,y0) non è un punto critico, ossia:

F(x0,y0)0,

allora esiste un intorno U di (x0,y0) tale che l'insieme ZU è il grafico di una funzione derivabile.

Questo equivale a dire che esiste un'unica funzione del tipo y=y(x) o del tipo x=x(y) che mette in relazione le due incognite x e y. Si noti che questo non significa che è davvero possibile esplicitare una delle due variabili in funzione dell'altra, ma solo che l'equazione definisce implicitamente un legame tra le due incognite che è univoco.

Sia g:A2 una funzione di classe 𝒞1 nell'aperto A e sia (x0,y0)A tale che:

g(x0,y0)=0,gy(x0,y0)0.

Allora esistono un intervallo reale aperto I, con x0I, un intervallo reale aperto J, con y0J, ed una funzione y(x) di classe 𝒞1 in I a valori in J tali che:

y(x0)=y0,y(x0)=(gx(x0,y0)gy(x0,y0))

e tali che per ogni xI,yJ la relazione:

g(x,y)=0

si verifica se e solo se:

y=y(x).

Scambiando i ruoli delle variabili si giunge a definire una funzione x=x(y).

Dimostrazioni

Prima dimostrazione

Sia data una funzione continua g:A2 di classe 𝒞1 in A tale che g(x,y)0 in tutti i punti tali che g(x,y)=0, cioè nella curva di livello:

V={(x,y)A:g(x,y)=0}.

Sia (x0,y0) un punto di V e si consideri il relativo sviluppo al primo ordine di Taylor:

g(x,y)=g(x0,y0)+gx(x0,y0)(xx0)+gy(x0,y0)(yy0)+o((xx0)2+(yy0)2).

Tenendo conto che g(x0,y0)=0, uguagliando a zero la prima parte del termine al primo ordine si ottiene:

gx(x0,y0)(xx0)+gy(x0,y0)(yy0)=0.

Per ipotesi, tale equazione di primo grado ha almeno un coefficiente diverso da zero, e si può porre gy(x0,y0)0. Si può quindi ricavare y in funzione di x:

y=y0gx(x0,y0)gy(x0,y0)(xx0).

Il teorema mostra che l'errore nella formula di approssimazione al primo ordine non incide sulla possibilità di esprimere una variabile in funzione dell'altra.

La funzione ottenuta ha sviluppo al primo ordine:

y=y0gx(x0,y0)gy(x0,y0)(xx0)+o(xx0).

Seconda dimostrazione (teorema delle contrazioni)

Sia data una funzione continua g:A2 di classe 𝒞1 nell'aperto A tale che per (x0,y0)A si abbia

g(x0,y0)=0,gy(x0,y0)0.

Sia definita la funzione

G(x,y)=yg(x,y)gy(x0,y0).

Allora G(x0,y0)=y0 e G(x,y)=y per (x,y)I×J. Dunque trovare gli zeri di g(x,y) si riduce a trovare il punto fisso della funzione G(x,y).

Grazie al teorema delle contrazioni sappiamo che, definito

X={ψ:IJ|ψ𝒞0}.

Siccome GX, (X,) è facile dimostrare che sia uno spazio metrico completo, allora

!y=f(x):G(x,f(x))=f(x).

Sia H:XX una contrazione tale che

wH[w](x)=G(x,w(x))

ci basta dimostrare che H sia ben definita, cioè che H[w]X. Questa deve avere le seguenti proprietà:

  1. H[w] è continua in I;
  2. H[w]y0ε.

La prima è ovvia siccome l'operatore è composizione di funzioni continue. La seconda può essere dimostrata tramite una catena di disuguaglianze:

H[w]y0=G(x,w(x))G(x0,y0)G(x,w(x))G(x,y0)+G(x,y0)G(x0,y0)==G(x,w(x))G(x,y0)+y0g(x,y0)gy(x0,y0)y0Gy(x,ξy)(w(x)y0)+g(x,y0)|gy(x0,y0)|supξyJ|Gy(x,ξy)|w(x)y0+g(x,y0)|gy(x0,y0)|ε,

dove si è applicato il teorema di Lagrange ed il fatto che

supξyJGy(x,ξy)12 poiché h,k possono essere piccoli a piacimentow(x)y0ε poiché w(x)Xg(x,y0)|gy(x0,y0)|ε2.

Ora basta dimostrare che H sia una contrazione:

H[w]H[v]=G(x,w(x))G(x,h(x))supξJ|G(x,ξ)|wv12wv.

Il teorema in più dimensioni

Sia 𝐟:En+mn una funzione di classe 𝒞1, dove n+m è il prodotto cartesiano n×m i cui elementi sono del tipo (𝐱,𝐲)=(x1,x2,,xn,y1,y2,,ym). Sia inoltre (𝐚,𝐛)=(a1,a2,,an,b1,b2,,bm)E un punto tale che 𝐟(𝐚,𝐛)=0.

Data la matrice jacobiana di 𝐟 in (𝐚,𝐛):

(D𝐟)(𝐚,𝐛)=[f1x1(𝐚,𝐛)f1xn(𝐚,𝐛)fnx1(𝐚,𝐛)fnxn(𝐚,𝐛)|f1y1(𝐚,𝐛)f1ym(𝐚,𝐛)fny1(𝐚,𝐛)fnym(𝐚,𝐛)]=[X|Y],

si supponga che X sia invertibile.

Il teorema delle funzioni implicite afferma che vi sono due insiemi aperti Un+m e Vm contenenti rispettivamente (𝐚,𝐛) e 𝐛 tali che per ogni 𝐲V esiste un unico 𝐱 che soddisfa (𝐱,𝐲)U e 𝐟(𝐱,𝐲)=0. Inoltre, la funzione 𝐠:Vn tale che 𝐠(𝐲)=𝐱 è una funzione di classe 𝒞1 tale che:[3]

𝐠(𝐛)=𝐚,(D𝐠)(𝐛)=X1Y,

dove (D𝐠)(𝐛) è la jacobiana di 𝐠 in 𝐛. La relazione:

𝐟(𝐠(𝐲),𝐲)=0,𝐲V,

definisce implicitamente 𝐠.

Il teorema stabilisce quindi che il sistema 𝐟(𝐱,𝐲)=𝟎:

{f1(x1,x2,,xn,y1,y2,,ym)=0f2(x1,x2,,xn,y1,y2,,ym)=0fn(x1,x2,,xn,y1,y2,,ym)=0

può essere risolto esplicitando (x1,x2,,xn) in funzione di (y1,y2,,ym) in un intorno di 𝐛 se il sistema è risolvibile in (𝐚,𝐛) e se X è invertibile.[4] Le soluzioni così trovate sono inoltre funzioni di classe 𝒞1. Il teorema può essere generalizzato al caso di funzioni analitiche.

Il teorema si estende anche agli spazi di Banach.

Note

Bibliografia

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  • V.Barutello, M.Conti, D.L.Ferrario, S.Terracini, G.Verzini, Analisi matematica. Con elementi di geometria e calcolo vettoriale, Apogeo Editore, 2008, ISBN 8850324235.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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