Calcolo tensoriale

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Template:Torna a Il calcolo tensoriale è quella parte dell'analisi che manipola i tensori.

Sviluppato da Gregorio Ricci-Curbastro e dal suo allievo Tullio Levi-Civita, è stato utilizzato da Albert Einstein per elaborare la sua teoria della relatività generale. Rispetto al calcolo infinitesimale, il calcolo tensoriale permette di presentare le equazioni fisiche in forma indipendente dalla scelta del sistema di coordinate.

Secondo Eddington, è questo il solo mezzo possibile per esprimere i fenomeni in forma oggettiva, e per spiegare le leggi della fisica come combinazioni di leggi ancor più profonde, quelle dello spazio-tempo.

Derivata tensoriale

Sia ϕ uno scalare, ad esempio una funzione scalare invariante estesa nel continuum a quattro dimensioni. Consideriamo ora una curva S qualunque, su cui stabiliamo una metrica per cui la distanza da un punto fisso misurata sulla curva sia s: allora anche dϕds è invariante, essendo invarianti sia ds che dϕ. Poiché vale la relazione

dϕds=μϕxμdxμds

anche il secondo membro è un invariante (ometteremo nel seguito il simbolo di somma, con le solite convenzioni). Dunque il quadrivettore

Aμ=ϕxμ

ossia il gradiente di ϕ, è covariante. Se definiamo un nuovo invariante

ψ=ϕxμdxμds

per quanto visto prima, χ=dψds è un invariante. Sostituendo a ψ la sua espressione, otteniamo

χ=2ϕxμxνdxμdsdxνds+ϕxμd2xμds2

Ricordando che l'equazione generale di una geodetica per lo spaziotempo, utilizzando i simboli di Christoffel di seconda specie, ha la forma

d2xτds2+{τνμ}dxνdsdxμds=0

ricaviamo il valore di d2xμds2, che sostituiamo. Otteniamo dunque la relazione

χ=[2ϕxμxν{τνμ}ϕxτ]dxνdsdxμds.

Il teorema di Schwarz ci garantisce che l'ordine di derivazione rispetto a ν e μ è invertibile, e il simbolo di Christoffel di seconda specie è simmetrico rispetto a ν e μ, dunque la relazione tra parentesi quadre data sopra è simmetrica anch'essa. Per la generalità delle xν, il quadrivettore dxμds è arbitrario. Ricordando l'invarianza di x, otteniamo dunque che la relazione

Aν/μ=2ϕxμxν{τνμ}ϕxτ

rappresenta un tensore covariante del secondo ordine.

Ricapitolando, dal quadrivettore covariante

Aμ=ϕxμ

abbiamo ricavato il tensore covariante del secondo ordine

Aμ/ν=Aμxν{τμν}Aτ.

Chiameremo questo tensore la derivata tensoriale del tensore Aμ. È facile vedere che tale risultato vale non solo partendo da un gradiente, ma da qualsiasi vettore covariante. Basta infatti notare che, dati due scalari ϕ e ψ, per quanto visto prima ψϕxμ è un tensore del primo ordine covariante. Altrettanto potrà dirsi di una somma di quattro di questi vettori qualsiasi Sμ=ψνϕνxμ. Ora, un qualunque vettore Aμ può esprimersi nella forma di Sμ (il come è lasciato per esercizio al lettore). Per quanto riguarda il resto della dimostrazione, basta ripercorrere il cammino partendo da ψϕxμ, e si ricava esattamente la stessa formula, che è quanto ci attendevamo.

Esaminiamo ora il caso di un tensore del secondo ordine Aμν, abbiamo già visto che è possibile esprimerlo come somma di prodotti del tipo AμBν. Ricordando la regola di derivazione del prodotto, deriviamo singolarmente i due tensori, ottenendo

Aμ/σ=Aμxσ{τμσ}Aτ

e

Bν/σ=Bνxσ{τνσ}Bτ

Queste espressioni sono tensori. Moltiplicando poi la prima per Bν e la seconda per Aμ, otteniamo comunque sei tensori del terzo ordine. Sommandoli e ponendo

Aμν=AμBν 

otteniamo

Aμν/σ=Aμνxσ{τμσ}Aτν{τνσ}Aμτ

Analogamente a quanto visto prima, è possibile estendere il risultato ad un tensore del secondo ordine qualunque, e utilizzando le normali regole per la moltiplicazione dei tensori, si ricavano facilmente le espressioni per le derivate tensoriali per qualunque ordine di tensori.

Divergenza di un tensore

Template:S sezione Dato un tensore del primo ordine Aμ, possiamo dapprima considerare il nuovo tensore che si ottiene derivando tensorialmente

Fνμ=A/νμ

e poi la contrazione del tensore Fμν

Fνν=A/νν

Lo scalare così ottenuto definisce la divergenza di Aμ

divAμ=A/μμ

Ciò mostra come la divergenza di un vettore sia invariante per cambio di coordinate.

Rotore di un tensore

Template:S sezione Il rotore di un tensore del primo ordine Aμ può essere definito, in modo formale, in modo analogo al prodotto vettoriale tra vettori, assumendo come secondo vettore le componenti dell'operatore ∇. Per mezzo del simbolo di Levi-Civita εijk si ha allora

rotAμ=εijkjAk

dove ∂j definisce la derivata controvariante, ovvero, per mezzo del tensore fondamentale gjl

j=gjll

In generale, il rotore di un tensore nxn,è a sua volta un tensore, che ha per colonne, il rotore delle righe. (Per esempio la prima colonna del tensore risultante sarà il rotore della prima riga, la seconda colonna sarà il rotore della seconda riga, e così via)

Esempi

Molte delle usuali operazioni svolte in algebra lineare possono essere descritte usando dei tensori, scritti in coordinate, e manipolandoli tramite prodotti e contrazioni.

Funzionali lineari

Un funzionale lineare T è un covettore Ta, cioè un tensore di tipo (0,1). Un vettore v è descritto da un tensore vb di tipo (1,0). Lo scalare T(v) è quindi

T(v)=Tivi

ottenuto prima facendo il prodotto dei due tensori, e poi contraendo gli indici.

Endomorfismi

Un endomorfismo T può essere descritto come un tensore Tab di tipo (1,1). Un vettore v come un tensore vc di tipo (1,0). Il vettore u=T(v) è quindi

ub=Tibvi.

Forme bilineari

Una forma bilineare T può essere descritta come un tensore Tab. Dati due vettori vc e wd, lo scalare T(v,w) è dato da

T(v,w)=Tijviwj.

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

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