Operatore nabla

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Template:F In matematica, e in particolare nel calcolo vettoriale e nell'analisi matematica, il simbolo nabla () è impiegato per un particolare operatore differenziale di tipo vettoriale.

Il termine deriva dal nome di uno strumento musicale a corda della tradizione di antichi popoli della Palestina, il nebel o nablo (in greco νάβλα nabla). Si tratta di uno strumento tradizionale simile a una lira e a un'arpa, con una cassa acustica però di profilo triangolare, che richiama appunto quella di un delta rovesciato.[1][2] Il simbolo atled, a triangolo rovesciato somiglia alle antiche arpe e lire di Ur.

Nel contesto degli operatori differenziali, il simbolo del nebel è stato utilizzato per la prima volta dal matematico e fisico irlandese William Rowan Hamilton, nella forma del nebel a delta sdraiato.

In greco, il simbolo ανάδελτα, anádelta, ovvero un delta rovesciato richiama le arpe e lire di Ur. Questo simbolo è chiamato, molto raramente e solo nel contesto americano, anche atled ("delta" letto al contrario) a causa della sua forma a delta ( Δ) rovesciato. Il nome più comunemente utilizzato nella letteratura anglosassone è però "del", ovvero la prima parte della parola "delta": in effetti, il delta (propriamente, con il numero "2" in apice) viene spesso impiegato per indicare il laplaciano.

La notazione differenziale basata sul nabla consente di indicare, con una notazione molto sintetica, gli operatori differenziali jacobiana, gradiente, divergenza e di rotazione.

Qualora lo spazio vettoriale nel quale il nabla agisce sia uni-dimensionale, la definizione del nabla coincide con la derivata ordinaria.

Il simbolo "nabla" è disponibile nel codice HTML come e nel codice LaTeX come \nabla. Nella codifica Unicode è rappresentato nella cella U+2207 o, in notazione decimale, 8711.

Definizione

In uno spazio tridimensionale 3 generato da un sistema di coordinate cartesiane x,y,z con versori indicati 𝐢^, 𝐣^ e 𝐤^, il nabla è definito come:

=𝐢^x+𝐣^y+𝐤^z

La generalizzazione per uno spazio n,m con funzioni di n variabili a m valori, viene scritta:

=i=1n𝐱^ixi

Impiego

Questo operatore consente di scrivere attraverso una notazione compatta gli operatori differenziali del gradiente, la divergenza, il rotore, la derivata direzionale, il laplaciano:

gradf=f
divv=v
rotv=×v
f=2f

dove f è una funzione reale di una o più variabili reali, mentre v è un campo, cioè una funzione vettoriale di una o più variabili reali. Il simbolo rappresenta il prodotto scalare, mentre × il prodotto vettoriale.

Questo consente di semplificare la scrittura anche di complicate equazioni differenziali.

Definizione intrinseca

La definizione data sopra è in realtà una definizione informale che dipende dal sistema di coordinate prescelto. Si può tuttavia definire il nabla con una definizione intrinseca più generale, indipendente dal sistema di coordinate:

f=limV01VVd𝐒f

in cui rappresenta un prodotto arbitrario (scalare, vettoriale, tensoriale o per uno scalare), mentre f è un campo scalare, vettoriale o tensoriale. V è la superficie frontiera del volume V che nel limite si riduce a un punto. In questo modo si possono definire in maniera intrinseca il gradiente, la divergenza, il rotore e gli altri operatori differenziali.

Coordinate sferiche

Le equazioni che trasformano le coordinate polari in coordinate cartesiane sono:

X~(r,θ,ϕ)={x=rsinθcosϕy=rsinθsinϕz=rcosθ

Sfruttando la regola di derivazione a catena si può scrivere:

r=xrx+yry+zrz
θ=xθx+yθy+zθz
ϕ=xϕx+yϕy+zϕz

la stessa cosa, usando la notazione con matrici e vettori, si scrive:

(rθϕ)=(sinθcosϕsinθsinϕcosθrcosθcosϕrcosθsinϕrsinθrsinθsinϕrsinθcosϕ0)(xyz)

o anche in forma più compatta:

r=(X~(r,θ,ϕ))T=AB

avendo definito:

r=(rθϕ)
=(xyz)
A=(1000r000rsinθ)
B=(sinθcosϕsinθsinϕcosθcosθcosϕcosθsinϕsinθsinϕcosϕ0)

Si noti che:

A1=(10001r0001rsinθ)
B1=BT=(b1,b2,b3)

dove si sono indicati con bii versori (ortonormali) della base dello spazio tangente alla sfera

b1=r^=(sinθcosϕsinθsinϕcosθ)
b2=θ^=(cosθcosϕcosθsinϕsinθ)
b3=ϕ^=(sinϕcosϕ0)
b2=b1θ
b3=1sinθb1ϕ=1cosθb2ϕ
bibj=δij
bi×bj=ϵijkbk

Con quanto suddetto l'operatore gradiente in coordinate polari si esprime:

=(X~(r,θ,ϕ))Tr=B1A1r=b1r+b21rθ+b31rsinθϕ =r^r+θ^rθ+ϕ^rsinθϕ 

Si ha:

b1rb1r=b1(b1r)r+b1b1rr=2r2
b1rb21rθ=b1b2r1rθ=0
b1rb31rsinθϕ=b1b3r1rsinθϕ=0
b21rθb1r=b2(b1θ)1rr+b2b11rθr=1rr
b21rθb21rθ=b2(b2θ)1r1rθ+b2b21rθ1rθ=1r22θ2
b21rθb31rsinθϕ=b2b31rθ1rsinθϕ=0
b31rsinθϕb1r=b3(1sinθb1ϕ)1rr+b3b11rsinθϕr=1rr
b31rsinθϕb21rθ=b3(cosθsinθ1cosθb2ϕ)1r2θ+b3b21rsinθϕ1rθ=
=cotθr2θ
b31rsinθϕb31rsinθϕ=b3(b3ϕ)1rsinθ1rsinθϕ+b3b31rsinθϕ1rsinθϕ=
=1r2sin2θ2ϕ2

da cui si ricava l'espressione del laplaciano in coordinate polari:

=2=2r2+1r22θ2+1r2sin2θ2ϕ2+2rr+cotθr2θ=
=1r2(rr2r+2θ2+1sin2θ2ϕ2+cotθθ)=
=1r2rr2r+1r2sinθθ(sinθθ)+1r2sin2θ2ϕ2

Un altro modo più comodo per ricavare il Laplaciano usa nozioni di calcolo tensoriale (notazione di Einstein per gli indici sommati):

2=1giggijj con gij=X~qiX~qj , g=det(gij),gij=(gij)1

Si trovano facilmente anche gli operatori x× (il legendriano) e (x×)2, che sono strettamente legati a L e L2 nella teoria dei momenti angolari della meccanica quantistica, infatti:

x×=rb1×(b1r+b21rθ+b31rsinθϕ)=b3θb21sinθϕ

e calcolando:

b21sinθϕb21sinθϕ=b2(cosθsinθ1cosθb2ϕ)1sinθϕ+b2b21sinθϕ1sinθϕ=1sin2θ2ϕ2
b21sinθϕb3θ=b2(1sinθb3ϕ)θ+b2b31sinθϕθ=cotθθ
b3θb21sinθϕ=b3(b2θ)1sinθϕ+b3b2θ1sinθϕ=0
b3θb3θ=b3(b3θ)θ+b3b3θθ=2θ2

si ottiene:

(x×)2=2θ2+1sin2θ2ϕ2+cotθθ

L'operatore (x×)2 rappresenta la parte angolare di 2 e si può scrivere un'altra espressione importante per il laplaciano:

2=1r2(rr2r+(x×)2)=2r2+2rr+(x×r)2

Note

Voci correlate

Collegamenti esterni

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