Tipo testuale alessandrino

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La fine del libro degli Atti degli Apostoli (folio 76r) dal Codex Alexandrinus, che segue in maniera quasi esclusiva il tipo testuale bizantino per i vangeli e ampiamente quello alessandrino per il resto del Nuovo Testamento.

Il tipo testuale alessandrino (noto anche come neutrale o egiziano) è uno dei diversi tipi testuali utilizzati nella critica testuale del Nuovo Testamento per descrivere e raggruppare il carattere testuale dei manoscritti biblici. Il tipo testuale alessandrino è la forma del Nuovo Testamento in lingua greca che predomina nei documenti più antichi sopravvissuti e quella utilizzata nei manoscritti in lingua copta.

Nei manoscritti successivi, a partire dal IX secolo, il tipo testuale bizantino divenne molto più comune e rimane il testo base della Chiesa greco-ortodossa e della maggior parte delle traduzioni protestanti dell'età della Riforma. La maggior parte delle traduzioni moderne, invece, utilizzano il testo eclettico greco che è più vicino al tipo testuale alessandrino.

Caratteristiche

Tutti i manoscritti esistenti di tutti i tipi testuali sono identici all'85%, e gran parte delle variazioni riguardano l'ordine delle parole o l'ortografia.

Rispetto ai tipi occidentali, i testimoni alessandrini tendono ad essere più brevi; inoltre si ritiene che abbiano minore tendenza ad espandere o parafrasare il testo.

Alcuni manoscritti del tipo testuale alessandrino presentano correzioni del tipo bizantino apportate da mani successive (Papiro 66, Codex Sinaiticus, Codex Ephraemi, Codex Regius, e Codex Sangallensis 48).[1]

Rispetto ai testimoni del tipo testuale bizantino, gli alessandrini tendono:

  • ad avere un numero maggiore di lezioni brusche, come la fine anticipata del Vangelo secondo Marco (16,9), Matteo 16,2b-3 e la pericope dell'adultera (Giovanni 7,53-8,11);
  • a mostrare maggiori variazioni tra passaggi paralleli dei vangeli sinottici, come nella versione di Luca del Padre nostro, che nella versione alessandrina inizia con «Padre...», mentre nei testi bizantini si legge, analogamente a Matteo 6,9, «Padre nostro che sei nei cieli...»;
  • ad avere una proporzione maggiore di lezioni «difficili», come in Matteo 24,36 che nel testo alessandrino è «Ma quel giorno e ora nessuno conosce, nemmeno gli angeli del cielo, né il Figlio, ma solo il Padre», mentre nei testi bizantini manca il «né il Figlio», evitando così l'implicazione che Gesù mancasse dell'onniscienza divina.

Naturalmente queste tendenze non sono regole; ad esempio, in alcuni passaggi del Vangelo secondo Luca i manoscritti del tipo testuale occidentale riportano versioni abbreviate (talvolta dette «non-interpolazioni occidentali»), mentre alcune volte i manoscritti bizantini riportano differenze tra i sinottici che mancano nei tipi occidentali e alessandrini, come la resa greca delle ultime parole aramaiche di Gesù sulla croce, che i manoscritti bizantini riportano come «Eloi, Eloi...» in Marco Template:Passo biblico, e come «Eli, Eli...» in Matteo Template:Passo biblico.

Manoscritti alessandrini

Fino al IX secolo i testi greci erano scritti interamente in lettere maiuscole, note come onciali. Nel IX e X secolo un nuovo stile di scrittura, basato sulle lettere minuscole, subentrò alle onciali. Poiché la maggior parte dei manoscritti greci onciali furono ricopiati in questo periodo e la pergamena su cui erano scritti fu grattata per rimuovere l'inchiostro ed essere riutilizzata, i manoscritti greci antecedenti al IX secolo sono molto rari; malgrado ciò, ben nove di essi, oltre metà di quelli conservatisi, sono testimoni di uno stile alessandrino più o meno puro. Tra di essi vi sono i più antichi manoscritti quasi completi del Nuovo Testamento, il Codex Vaticanus e il Codex Sinaiticus, datati all'inizio del IV secolo.

Sopravvive ancora un certo numero di manoscritti in papiro riportanti porzioni del Nuovo Testamento e risalenti ad epoche ancor più antiche; quelli che possono essere fatti risalire ad un certo tipo testuale, come ad esempio 𝔭66 e 𝔭75 dell'inizio del III secolo, tendono ad essere testimonianze del testo alessandrino.

Le più antica traduzione del Nuovo Testamento nella versione copta egiziana, il sahidico del III secolo, usa il testo alessandrino come base greca; sebbene altre traduzioni del II e III secolo, in latino e siriaco, tendono invece a conformarsi al tipo testuale occidentale. Sebbene la stragrande maggioranza dei manoscritti minuscoli tardi si conformino al tipo testuale bizantino, uno studio dettagliato ha permesso di identificare alcuni manoscritti minuscoli che trasmettono il testo alessandrino alternativo. Circa 17 di tali manoscritti sono stati scoperti, portando a trenta il numero totale di manoscritti che testimoniano il tipo testuale alessandrino; non tutti questi sono associati all'Egitto, sebbene quella sia l'area in cui le testimonianze alessandrine siano prevalenti.

Principali manoscritti

Segno Nome Datazione Contenuto
𝔭46 Chester Beatty II c. 200 Lettere paoline
𝔭66 Bodmer II c. 200 Vangeli
𝔭72 Bodmer VII/VIII III/IV secolo 1-2 Pietro; Giuda
𝔭75 Bodmer XIV-XV III secolo frammenti di Luca–Giovanni
Codex Sinaiticus 330-360 Nuovo Testamento
B Codex Vaticanus 325-350 Matteo — Ebrei 9, 14
A Codex Alexandrinus c. 400 (tranne i Vangeli)
C Codex Ephraemi Rescriptus V secolo (tranne i Vangeli)
Q Codex Guelferbytanus B V secolo frammenti di Luca–Giovanni
T Codex Borgianus V secolo frammenti di Luca–Giovanni
I Codex Freerianus V secolo Lettere paoline
Z Codex Dublinensis VI secolo frammenti di Matteo
L Codex Regius VIII secolo Vangeli
W Codex Washingtonianus V secolo Luca 1:1–8:12; J 5:12–21:25
057 Onciale 057 IV/V secolo Atti 3:5–6,10-12
0220 Onciale 0220 VI secolo Nuovo Testamento (tranne Apocalisse)
33 Minuscolo 33 IX secolo Romani
81 Minuscolo 81 1044 Atti, Lettere paoline
892 Minuscolo 892 IX secolo Vangeli

Altri manoscritti

Papiri

𝔭1, 𝔭4, 𝔭5, 𝔭6, 𝔭8, 𝔭9, 𝔭10, 𝔭11, 𝔭12, 𝔭13, 𝔭14, 𝔭15, 𝔭16, 𝔭17, 𝔭18, 𝔭19, 𝔭20, 𝔭22, 𝔭23, 𝔭24, 𝔭26, 𝔭27, 𝔭28, 𝔭29, 𝔭30, 𝔭31, 𝔭32, 𝔭33, 𝔭34, 𝔭35, 𝔭37, 𝔭39, 𝔭40, 𝔭43, 𝔭44, 𝔭45, 𝔭47, 𝔭49, 𝔭51, 𝔭53, 𝔭55, 𝔭56, 𝔭57, 𝔭61, 𝔭62, 𝔭64, 𝔭65, 𝔭70, 𝔭71, 𝔭72, 𝔭74, 𝔭77, 𝔭78, 𝔭79, 𝔭80 (?), 𝔭81, 𝔭82, 𝔭85 (?), 𝔭86, 𝔭87, 𝔭90, 𝔭91, 𝔭92, 𝔭95, 𝔭100, 𝔭104, 𝔭106, 𝔭107, 𝔭108, 𝔭110, 𝔭111, 𝔭115, 𝔭122.

Onciali

Codex Coislinianus, Codex Porphyrianus (tranne Atti e Apocalisse), Codex Dublinensis, Codex Sangallensis 48 (solo Marco), Codex Zacynthius, Codex Athous Lavrentis (in Marco e nelle lettere cattoliche), Vaticanus 2061, 059, 068, 071, 073, 076, 077, 081, 083, 085, 087, 088, 089, 091, 093 (1 Pietro), 094, 098, 0101, 0102, 0108, 0111, 0114, 0205, 0207, 0223, 0225, 0232, 0234, 0240, 0243, 0244, 0245, 0247, 0254, 0270, 0271, 0274.

Minuscoli

20, 89, 94, 104, 164, 215, 241, 254, 322, 323, 326, 376, 383, 579, 614, 718, 850, 1006, 1175, 1241, 1611, 1739, 1841, 1852, 1908, 2040, 2053, 2062, 2298, 2344 (CE, Rev), 2351, 2464.[2]

Note

  1. E. A. Button, An Atlas of Textual Criticism, Cambridge, 1911, p. 13.
  2. David Alan Black, New Testament Textual Criticism, Baker Books, 2006, p. 64.

Bibliografia

  • Bruce Metzger, Bart Ehrman, The Text Of The New Testament: Its Transmission, Corruption and Restoration, New York, Oxford University Press, 2005.
  • Bruce Metzger, A Textual Commentary On The Greek New Testament: A Companion Volume To The United Bible Societies' Greek New Testament, London & New York, United Bible Societies, 1994, pp. 5*, 15*.

Voci correlate