Paradosso dell'ipergioco

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Il paradosso dell'ipergioco è un paradosso dovuto al matematico William Zwicker; esso è strettamente legato con il teorema di Cantor, di cui in effetti costituisce una dimostrazione alternativa.

L'ipergioco viene definito come un particolare gioco in cui il primo giocatore sceglie il gioco a cui giocare, e il secondo inizia il gioco. Questa definizione, apparentemente semplice, nasconde tuttavia delle proprietà contraddittorie, che nascono dall'ambiguità della definizione di gioco.

Formulazione del paradosso

Definizioni preliminari

Considerando l'insieme dei giochi a due giocatori, un gioco viene definito finito se termina necessariamente in un numero finito di mosse, con la vittoria di uno dei due giocatori o con il pareggio; un esempio semplice è il gioco del tris, che può durare al massimo nove mosse.

Un gioco infinito è un gioco non finito, ovvero un gioco per il quale esiste almeno una strategia che porta a non concludere mai la partita, anche in presenza di un'altra strategia che la concluderebbe in un numero finito di mosse. Ad esempio è infinito il seguente gioco: il primo giocatore sceglie un numero naturale non primo, e i giocatori sommano alternativamente 1 o 2 al numero dell'avversario fino a quando non si ottiene un numero primo; se il primo giocatore sceglie un numero pari diverso da 2 ed entrambi continuano a sommare 2, il gioco non termina mai. È da notare che questa strategia non è ottimale, e qualunque giocatore potrebbe facilmente interromperla a suo vantaggio; la sua esistenza comporta comunque la non finitezza del gioco. Un altro esempio di gioco infinito è PONG dove, teoricamente, si potrebbe continuare a far rimbalzare la pallina all'infinito tra le due barrette.

L'ipergioco e il paradosso

L'ipergioco è definito come il gioco in cui alla prima mossa un giocatore sceglie un gioco finito e lo comunica all'altro giocatore; alla seconda mossa questi inizia il gioco scelto dal primo giocatore.

Il paradosso si genera nel momento in cui si cerca di determinare se l'ipergioco sia un gioco finito o meno. In prima analisi l'ipergioco sembrerebbe un gioco finito: se infatti il primo giocatore è obbligato a scegliere un gioco finito, e se supponiamo che il gioco scelto termini in al più n mosse, l'ipergioco termina in n+1 mosse ed è in particolare finito. Segue però che, se l'ipergioco è finito, allora il primo giocatore può scegliere di giocare all'ipergioco, e così può fare a sua volta il secondo giocatore, e così via; se entrambi continuano a scegliere l'ipergioco, la partita non termina mai. Seguirebbe l'esistenza di una strategia che porta il gioco a non finire mai, e l'ipergioco si configurerebbe come gioco infinito.

Segue allora che, se l'ipergioco è un gioco, deve essere un gioco finito; ma non può essere un gioco finito, perché se lo fosse sarebbe un gioco infinito.

Il paradosso nasce dall'ambiguità insita nella definizione di gioco: se infatti si decide a priori un insieme S di giochi ben definiti (finiti e non finiti), e si limita il secondo giocatore a scegliere all'interno dei giochi finiti dell'insieme S, si può applicare lo stesso ragionamento fatto, ma la conclusione in questo caso è semplicemente che l'ipergioco non fa parte dell'insieme S, perché non può essere né un suo elemento finito né un suo elemento infinito, in analogia col paradosso di Russell riguardo agli insiemi e alle classi.

Legame con il teorema di Cantor

Il teorema di Cantor afferma che non esiste una corrispondenza biunivoca tra gli elementi di un insieme S e gli elementi del suo insieme delle parti 𝒫(S) (ovvero i suoi sottoinsiemi); la dimostrazione del teorema è basata sulla costruzione di un sottoinsieme di S che non può essere messo in corrispondenza con alcun elemento di S.

Il ragionamento di Zwicker corrisponde in effetti alla costruzione di un tale sottoinsieme, diverso da quello originale utilizzato da Cantor. Data infatti una corrispondenza

S𝒫(S)xSx,

definiamo sentiero una qualsiasi sequenza finita o infinita

x1,x2,,xn,

tale che per ogni termine xn, o xn è l'ultimo termine, o il termine successivo appartiene a Sxn; in generale è sempre possibile prolungare una sequenza finita x1,x2,,xn aggiungendo un elemento di Sxn, a meno che questo non sia l'insieme vuoto.

Un elemento xS è detto normale se ogni sequenza che inizia con x è finita. Si dimostra allora che l'insieme Z degli elementi normali non può essere messo in corrispondenza biuniovoca con nessun elemento di S, ovvero per ogni xS, ZSx.

Infatti, supponendo per assurdo che esista xS per cui Z=Sx, costruiamo un sentiero che parte da x. Se Sx è vuoto, il sentiero è formato dal solo elemento x ed è finito; se Sx contiene almeno un elemento y, questo è normale, e tutti i sentieri che iniziano con y sono finiti; allora sono finiti anche tutti i sentieri che iniziano con x,y, quindi x è normale anche in questo caso. Questa parte di dimostrazione corrisponde alla considerazione per cui l'ipergioco è un gioco finito, perché dopo la prima mossa viene scelto un gioco finito.

Tuttavia, se x è normale, allora deve appartenere a Sx, quindi è possibile costruire il sentiero infinito x,x,x,, il che renderebbe x non normale, generando una contraddizione. In maniera analoga, se l'ipergioco è finito, allora i due giocatori possono continuare all'infinito a scegliere di giocare all'ipergioco.

Bibliografia

Voci correlate

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