Definizione rigorosa del Pi greco in geometria euclidea

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Nella geometria euclidea la costante pi greco (π) è definita come il rapporto fra la misura della lunghezza della circonferenza e la misura della lunghezza del diametro di uno stesso cerchio. Affinché questa definizione sia univoca, è necessario dimostrare che è indipendente dal cerchio scelto. Da alcuni teoremi classici di Euclide e Archimede segue che, in terminologia moderna, pi greco è una costante, e inoltre che pi greco è uguale al rapporto fra l'area di un cerchio e il quadrato del suo raggio.[1]

In questa voce verrà esposto in dettaglio il ragionamento che permette di definire il pi greco e di dimostrarne l'unicità; prima si descriverà una procedura che si limita a far uso degli assiomi e delle conoscenze geometriche a disposizione di Euclide e Archimede poi, in un secondo momento, si mostrerà una derivazione più rigorosa basata sul moderno (1872) assioma di Dedekind. Per la comprensione di questa voce sono comunque necessarie alcune conoscenze pregresse di geometria euclidea come, ad esempio, il teorema di Pitagora, il teorema di Talete e i criteri di similitudine tra triangoli.

Dimostrazione di Euclide-Archimede

Assiomi e teoremi necessari

Questa dimostrazione è basata sugli assiomi e sulle proposizioni contenuti negli Elementi di Euclide, nel primo libro Sulla Sfera ed il Cilindro e nel libro Sulla Misura del Cerchio di Archimede. Punto di partenza fondamentale per le dimostrazioni che verranno esposte è l'assioma di Eudosso, corrispondente alla Definizione 4 del V libro degli Elementi.

Assioma di Eudosso: Si dice che hanno rapporto due grandezze le quali possono, se moltiplicate, superarsi reciprocamente.

L'assioma ci dice quindi che date due grandezze a e b tali che 0<a<b, è possibile trovare un n tale che na>b.

L'assioma di Eudosso permette allora di dimostrare l'importantissimo teorema detto anche metodo di esaustione, corrispondente alla Proposizione 1 del X libro degli Elementi:

Teorema 1 (metodo di esaustione): Date due grandezze, se dalla maggiore viene sottratta una grandezza maggiore della metà e da quello che resta una grandezza maggiore della sua metà, e ripetendo continuamente questo procedimento, allora resterà una grandezza più piccola della minore data. Template:Clear

Ad esempio, con riferimento alla figura, date le grandezze AB>C, allora sottraendo da AB prima la grandezza HB>AB2 e poi la grandezza KH>AH2, alla fine resta AK<C.

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A questo punto Euclide può utilizzare il metodo di esaustione per dimostrare una fondamentale proposizione (Proposizione 2 del XII libro degli Elementi) sulle aree dei cerchi, ma per questo è prima necessario dimostrare un'altra proposizione (Proposizione 1 del XII libro degli Elementi) sulle aree dei poligoni iscritti all'interno di una circonferenza; la Proposizione 2 fa infatti uso fondamentale della Proposizione 1, corrispondente al seguente

Teorema 2 (Elementi, XII, 1): Le aree di due poligoni simili iscritti in due distinte circonferenze stanno tra loro come i quadrati dei rispettivi raggi. Template:Clear

Ovvero con riferimento alla figura, dove BM=2R1 e GN=2R2 sono i diametri delle due circonferenze e A1 e A2 sono rispettivamente le aree dei poligoni simili ABCDE e FGHKL, si ha A1A2=R12R22.

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Il Teorema 1 è fondamentale per poter dimostrare il seguente:

Teorema 3 (Elementi, XII, 2): Le aree di due cerchi stanno tra loro come i quadrati dei rispettivi raggi. Template:Clear

Siano A1 e A2 le aree dei cerchi ABCD e EFGH, BD e FH i loro diametri ed R1, R2 i loro raggi. Allora si vuole provare che A1A2=R12R22=BD2FH2. Supponiamo allora che i quadrati di BD ed FH non stiano tra loro come A1 e A2, allora BD2FH2=A1S dove S è una qualche area che potrebbe essere maggiore oppure minore di A2. Trattiamo separatamente questi due casi.

Sia prima S<A2. Si iscriva il quadrato EFGH nel cerchio EFGH. Si può dimostrare che l'area di questo quadrato è maggiore di A22. Infatti, se per i punti E,F,G,H tracciamo le tangenti al cerchio, allora si vede immediatamente che il quadrato EFGH ha area pari alla metà di quella del quadrato circoscritto al cerchio, e il cerchio ha un'area minore del quadrato circoscritto, quindi l'area del quadrato EFGH iscritto è maggiore di A22.

Si bisechino ora gli archi di circonferenza EF, FG, GH, HE, ottenendo i punti K, L, M, N. Si congiungano EK, KF, FL, LG, GM. Si può dimostrare che l'area del triangolo EKF è maggiore della metà dell'area del corrispondente segmento circolare. Infatti tracciando la tangente al cerchio in K e costruendo il rettangolo sul lato EF si vede immediatamente che l'area del triangolo EKF è la metà dell'area del rettangolo costruito; ma questo rettangolo ha area maggiore del corrispondente segmento circolare, quindi l'area del triangolo è maggiore della metà dell'area del segmento circolare.

Bisecando poi gli archi EF, KF,. si può continuare iterativamente questo processo in cui, ad ogni iterazione, da ogni segmento circolare si sottrae un triangolo che ha area maggiore della metà dell'area del segmento circolare stesso. Definendo con εn l'area totale di tutti i segmenti circolari costruiti alla n-esima iterazione, allora per il Teorema 2 (cioè il metodo di esaustione) esisterà n¯ tale che εn¯<A2S. Supponiamo che EKFLGMHN sia il poligono ottenuto alla n¯-esima iterazione; si costruisca allora nel cerchio ABCD il poligono simile AOBPCQDR. Allora per il Teorema 2: area(AOBPCQDR)area(EKFLGMHN)=R12R22=A1S. Ma area(AOBPCQDR)<A1, quindi dovrebbe essere area(EKFLGMHN)<S, però per costruzione risulta area(EKFLGMHN)>S. Quindi S<A2 non può essere vera. Analogamente si dimostra che, se FH2BD2=R22R12=A2S, non può essere S<A1.

Si supponga allora S>A2. Dato che per ipotesi R12R22=A1S, esisterà una certa area T tale che A1A2=ST, ma dato che S>A2, allora sarà T<A1. Risulta quindi che R22R12=A2T con T<A1, ma questo è stato più sopra dimostrato essere impossibile, quindi non può essere S>A2. Analogamente si dimostra che, se FH2BD2=R22R12=A2S, allora non può essere S>A1.

Quindi, mettendo tutto insieme, deve necessariamente valere R12R22=A1A2, ovvero le aree di due cerchi stanno tra loro come i quadrati dei rispettivi raggi; il Teorema 3 è quindi dimostrato.

Per poter ora passare al calcolo della circonferenza è necessario prima premettere una definizione e due assiomi che Archimede enuncia nel primo libro Sulla Sfera ed il Cilindro. A rigore, gli assiomi di Archimede non sono una definizione della lunghezza di una curva, ma piuttosto soltanto l'enunciazione di alcune proprietà che lasciano di fatto all'intuizione la definizione vera e propria di lunghezza. Più avanti queste nozioni verranno ridefinite utilizzando l'assioma di Dedekind.

Definizione (Sulla Sfera ed il Cilindro I, definizione 2): si applica la definizione di concava dalla stessa parte ad una linea tale che, se vengono presi due punti qualsiasi su di essa, o i segmenti che collegano questi punti giacciono su un solo lato della linea data, oppure alcuni giacciono su un solo lato mentre altri giacciono sulla linea data stessa, ma nessun segmento giace sull'altro lato. Template:Clear

In figura sono riportate tre curve. Le prime due soddisfano la definizione, infatti tutti i segmenti che collegano due punti qualsiasi giacciono interamente da una stessa parte della curva, quindi tali curve sono concave dalla stessa parte. Nella terza curva invece alcuni segmenti che collegano due punti qualsiasi non giacciono interamente dallo stesso lato della curva, che quindi non è concava dalla stessa parte.

Archimede enuncia poi due assiomi sulla lunghezza delle curve.

Assioma 1 di Archimede sulla lunghezza delle curve: Di tutte le linee che hanno gli stessi estremi, la linea retta è la più breve.

Assioma 2 di Archimede sulla lunghezza delle curve: Delle altre linee in un piano e che hanno gli stessi estremi, siano due linee differenti entrambe concave dalla stessa parte, delle quali una sia interamente contenuta tra l'altra linea e la linea retta con le stesse estremità, oppure sia parzialmente contenuta da e parzialmente coincidente con l'altra linea; la linea contenuta ha lunghezza L minore dell'altra. Template:Clear

In figura sono mostrati alcuni esempi di curve che soddisfano le condizioni degli assiomi di Archimede per la lunghezza L. In tutti i casi risulta L(Γ)>L(γ)>L(r).

Dall'assioma 1 di Archimede sulla lunghezza delle curve segue immediatamente il seguente:

Teorema 4: Il perimetro di un poligono iscritto in una circonferenza è minore della lunghezza della circonferenza.

Infatti ogni lato del poligono è, per l'assioma 1, minore della parte di circonferenza tagliata da esso.

Si può poi dimostrare anche l'ulteriore

Teorema 5 (Sulla Sfera ed il Cilindro I, proposizione 1): Se un poligono è circoscritto ad una circonferenza, il perimetro del poligono è maggiore della lunghezza della circonferenza. Template:Clear

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Ci sono ora tutte le premesse per dimostrare un altro fondamentale teorema, corrispondente alla Proposizione 1 del libro Sulla Misura del Cerchio di Archimede:

Teorema 6 (Sulla Misura del Cerchio, proposizione 1): L'area AC di un qualunque cerchio è equivalente a quella di un triangolo rettangolo nel quale uno dei cateti è uguale al raggio R del cerchio e l'altro cateto uguale alla circonferenza C. Ovvero AC=CR2 Template:Clear

Sia ABCD il cerchio dato e K il triangolo descritto nell'enunciato del Teorema 6. Allora, se l'area del cerchio non fosse equivalente a quella di K, dovrebbe essere minore oppure maggiore.

Supponiamo prima che sia AC>K. Si iscriva nella circonferenza il quadrato ABCD, si bisechino gli archi AB, BC, CD, DA, poi si bisechino (se necessario) le rispettive metà, e così via fino a che i lati del poligono iscritto, i cui vertici coincidono con i punti di bisezione, determinino dei segmenti circolari la somma delle cui aree sia minore di ACK. Questo è sempre possibile grazie al Teorema 1, così come già è stato esposto nella dimostrazione del Teorema 3. L'area del poligono iscritto è quindi maggiore di quella di K. Sia AE un lato di questo poligono, e ON la perpendicolare ad esso dal centro O del cerchio. Allora ON è minore del raggio e pertanto minore di uno dei cateti di K. Anche il perimetro del poligono è minore della circonferenza, e quindi minore dell'altro cateto di K. Quindi l'area del poligono deve essere minore di K. Abbiamo così ottenuto una contraddizione (area del poligono iscritto contemporaneamente maggiore e minore di K), quindi l'ipotesi AC>K non può essere vera.

Sia allora AC<K. Si circoscriva un quadrato al cerchio e due lati adiacenti con vertice T siano tangenti al cerchio nei punti E e H. Si bisechi l'arco EH e si tracci la tengente nel punto A di bisezione. Sia FG il segmento tangente ad A. Allora l'angolo TA^G è retto; ne segue quindi che TG>GA e TG>GH. Ma dato che TAG e AHG sono due triangoli con la stessa altezza e basi TG>GH, allora l'area di TAG è maggiore dell'area di AHG. Da questo segue immediatamente che l'area del triangolo FTG è maggiore della metà dell'area del poligono TEAH.

Similmente, se l'arco AH viene bisecato e ne viene tracciata la tangente nel punto di bisezione, di nuovo dall'area GAH viene sottratta un'area maggiore della metà. Continuando questo processo quindi, per il Teorema 1, si arriva ad un poligono circoscritto tale che lo spazio compreso tra esso e la circonferenza sia minore di KAC, ovvero il poligono circoscritto ha area minore di K. Il poligono ha apotema pari al raggio e quindi pari ad un cateto di K; ma il suo perimetro è maggiore della circonferenza del cerchio, quindi maggiore dell'altro cateto di K. Allora l'area del poligono è maggiore di K. Abbiamo così ottenuto un'altra contraddizione (area del poligono circoscritto contemporaneamente maggiore e minore di K), quindi l'ipotesi AC<K non può essere vera.

Riassumendo, non potendo essere AC<KAC>K, necessariamente risulta AC=K=CR2.

Definizione e unicità del Pi greco

Template:F Tutta le teoria finora sviluppata permette di definire il pi greco e di dimostrarne l'unicità.

Definizione del Pi greco: Dato un cerchio di circonferenza C e raggio R, si definisce πC=C2R

Per il momento si è utilizzato il pedice "C" perché, a priori, non si conosce se il valore del pi greco dipenda dal cerchio dato. Ma comunque subito enunciamo e dimostriamo il seguente:

Teorema 7 di unicità del Pi greco: Date due qualsiasi circonferenze C1 e C2 di raggi R1 e R2, allora risulta sempre 2π1=C1R1=C2R2=2π2, ovvero π1=π2=π. Quindi il pi greco è lo stesso per tutti i cerchi.

Infatti, siano A1 e A2 le aree dei due cerchi arbitrariamente scelti, allora per il Teorema 3 risulta A1A2=R12R22, mentre per il Teorema 6 A1=C1R12, A2=C2R22A1A2=C1R1C2R2. Segue allora che C1C2=R1R2C1R1=C2R2.

Discussione e ridefinizione moderna degli assiomi

L'assioma di Dedekind

Per arrivare alla definizione di π è necessario utilizzare l'assioma di Eudosso e gli assiomi di Archimede sulla lunghezza delle curve. Quello di Eudosso non viene utilizzato da Euclide come un assioma, ma soltanto come una definizione. In realtà esso è un vero e proprio assioma che viene infatti utilizzato da Hilbert nella sua moderna assiomatizzazione della geometria euclidea, con il nome di Assioma di Archimede:

Assioma di Archimede-Hilbert: Sia A1 un punto qualsiasi di una retta tra due punti A e B della retta stessa arbitrariamente scelti. Si prendano punti A2,A3,A4, in modo tale che A1 giaccia tra A e A2, A2 tra A1 e A3, A3 tra A2 e A4 ecc. Inoltre siano i segmenti AA1,A1A2,A2A3, uguali tra loro. Allora in questa serie di punti, esiste sempre un certo punto An tale che B giaccia tra A e An.

L'assioma di Archimede-Hilbert è solo una formulazione diversa dell'assioma di Eudosso, infatti, dato un segmento CD qualsiasi, definendo CD=AA1=A1A2=A2A3=, segue immediatamente che esiste An tale che AAn=nCD>AB, ovvero l'assioma di Eudosso.


L'assioma 2 di Archimede sulla lunghezza delle curve concave dalla stessa parte è invece più problematico. In esso infatti viene definita solo una proprietà della lunghezza di una curva, ma non ne viene data una precisa definizione. Per definire la lunghezza di una curva è necessario introdurre un altro assioma fondamentale, l'assioma di Dedekind. Come si vedrà, questo assioma è di fatto implicito nella geometria euclidea e, come discuteremo, da esso si può dedurre sia l'assioma di Eudosso sia l'assioma 2 di Archimede sulle curve. Enunciamo[2] subito l'assioma di Dedekind, poi se ne discuteranno le conseguenze:

Assioma di Dedekind (1872): Sia S un sottoinsieme di un campo ordinato di grandezze F. Se cF:aSac allora BF tale che

  • aSaB;
  • dF,d<BaS:d<a.

Analogamente, se cF:aSac, allora bF tale che

  • aSab;
  • dF,d>baS:d>a.

Definizione: Le grandezze B e b definite nell'assioma di Dedekind vengono chiamate rispettivamente estremo superiore ed estremo inferiore dell'insieme S e indicate come B=sup(S) e b=inf(S).

Si può dimostrare che dall'assioma di Dedekind segue l'assioma di Eudosso. Template:Approfondimento Abbiamo detto che l'assioma di Dedekind è di fatto implicito in tutta la geometria euclidea; esso infatti in generale esprime il concetto di continuità. Per capire questo si considerino le cosiddette sezioni di Dedekind:

Definizione: Dato un campo ordinato di grandezze F, una sezione di Dedekind è una partizione (F1,F2) di F (ovvero F=F1F2 e F1F2=) tale che xF1, yF2x<y e che ε>0, xF1, yF2 tali che yx<ε (classi indefinitamente ravvicinate).

Utilizzando l'assioma di Dedekind si può dimostrare che sup(F1)=inf(F2)=k. La grandezza k viene chiamata elemento di separazione delle due classi F1 e F2. Template:Approfondimento Abbiamo allora trovato in questo modo l'originaria formulazione dell'assioma di Dedekind, che riportiamo direttamente con le parole del matematico tedesco[3]: Template:Citazione

Che l'assioma di Dedekind esprima in astratto il concetto di continuità lo si può meglio comprendere da quanto segue. Nell'opera di Euclide ci sono due assiomi che vengono implicitamente utilizzati senza essere enunciati[4]:

  1. Assioma di continuità circolare: se una circonferenza γ ha un punto all'interno e uno all'esterno di un'altra circonferenza γ, allora le due circonferenze si intersecano in due punti.
  2. Assioma di continuità elementare: se l'estremo di un segmento cade all'interno di una circonferenza e l'altro estremo all'esterno, allora il segmento interseca la circonferenza.

Ma in realtà non c'è bisogno di introdurre la continuità circolare ed elementare come assiomi, infatti, partendo dall'assioma di Dedekind, essi possono essere dimostrati come teoremi[5]. Come illustrato nel prossimo paragrafo anche l'assioma di Archimede sulla lunghezza delle curve concave dalla stessa parte può essere dimostrato da quello di Dedekind, così che esso ci permette di arrivare alla definizione e all'unicità del pi greco riducendo i due assiomi di Archimede (sulle curve) e di Eudosso ad uno solo. Quindi, anche se in Euclide e Archimede non si trovano formulazioni analoghe dell'assioma di Dedekind, e considerando anche il fatto che esso permette di derivare la continuità circolare ed elementare (implicite in tutta l'opera di Euclide e Archimede), l'assioma di Dedekind può essere considerato un assioma fondamentale della geometria euclidea.

Lunghezza di una curva

L'assioma 2 di Archimede sulla lunghezza delle curve concave da una stessa parte può essere dimostrato come teorema sfruttando l'assioma di Dedekind[6]. Tuttavia si deve prima dare una definizione rigorosa di lunghezza di una curva, definizione che Archimede non fornisce; anche questa definizione sarà fondata sull'assioma di Dedekind.

Definizione di lunghezza di una curva: Sia data una curva γ di estremi A e B e una successione di n punti P0, P1, P2, sulla curva stessa tali che P0=A e Pn=B. Si indichi con d(Pi,Pj) la lunghezza del segmento che unisce due punti Pi e Pj. Allora si definisce la lunghezza L della curva γ come

L(γ)=sup({i=1nd(Pi,Pi1): n, Piγ})

Quindi L(γ) è l'estremo superiore dell'insieme costituito da tutte le lunghezze di tutte le possibili poligonali che approssimano γ pertanto, per l'assioma di Dedekind, tali che d(A,B)<<L(γ) esiste una poligonale che approssima la lunghezza di γ meglio di .

Con questa definizione di lunghezza l'assioma 2 di Archimede può essere dimostrato. Siano allora Γ e γ due curve qualsiasi entrambe concave dalla stessa parte, con gli stessi estremi e tali che γ sia contenuta in Γ. Si vuole dimostrare che L(Γ)>L(γ). Dimostriamo prima la tesi nel caso in cui la curva contenuta in Γ sia una qualunque poligonale costituita da n segmenti. La dimostrazione procede per induzione. Il caso n=1 è banalmente vero, perché la poligonale si riduce al segmento AB. Assumendo allora che la tesi sia vera per una qualunque poligonale costituita da (n1) segmenti (ipotesi induttiva), dimostriamo che sarà vera anche per n.

Sia allora AM1M2Mn1B una poligonale di n segmenti concava dalla stessa parte di Γ e interamente contenuta in essa. Sia N1 il punto di intersezione tra Γ e il prolungamento di AM1. Applichiamo allora l'ipotesi induttiva alla poligonale M1M2Mn1B che è interamente contenuta nella curva formata dall'unione del segmento M1N1 e l'arco N1B di Γ. Per l'ipotesi induttiva si ha allora:

  • L(M1M2Mn1B)<M1N1+L(N1B)

da cui

  • L(AM1M2Mn1B)=AM1+L(M1M2Mn1B)<AM1+M1N1+L(N1B)=
    =AN1+L(N1B)<L(AN1)+L(N1B)=L(AB)=L(Γ)

Quindi tutte le poligonali concave dalla stessa parte e contenute in Γ hanno lunghezza minore di quella di Γ stessa. Di conseguenza anche l'estremo superiore di tutte queste poligonali, ovvero L(γ), deve essere minore di L(Γ). Infatti, se fosse L(Γ)<L(γ), per l'assioma di Dedekind L(Γ) sarebbe una lunghezza appartenente all'insieme di tutte le lunghezze di tutte le poligonali che approssimano Γ, ed esisterebbe una poligonale la cui lunghezza è maggiore di L(Γ), ma questo, come abbiamo appena dimostrato, è impossibile. Quindi non può essere L(Γ)<L(γ).

Derivazione alternativa del Pi greco

Un altro possibile modo di derivare il pi greco si ricava dalla sola opera di Archimede. Questa derivazione può essere fondata direttamente sull'assioma di Dedekind, oppure sull'assioma 2 di Archimede sulla lunghezza delle curve concave dalla stessa parte. Ci sono tre teoremi che è preliminarmente necessario dimostrare per arrivare poi a provare, sempre con il metodo di esaustione, che il rapporto tra circonferenza e raggio è uguale per tutti i cerchi.

I primi due teoremi corrispondono alle Proposizioni 2 e 3 del primo libro Sulla sfera ed il cilindro di Archimede.

Teorema 8 (Sulla Sfera ed il Cilindro I, proposizione 2): Date due diverse grandezze, è sempre possibile trovare due segmenti diversi tale che il rapporto tra il maggiore e il minore sia più piccolo del rapporto tra la grandezza maggiore e quella minore date. Template:Clear

Con riferimento alla figura diciamo che, date le grandezze AB>D, è sempre possibile trovare due segmenti EG>GH tali che EGGH<ABD. Template:Approfondimento Il Teorema 8 è necessario per la dimostrazione del seguente:

Teorema 9 (Sulla Sfera ed il Cilindro I, proposizione 3): Date due diverse grandezze e un cerchio, è sempre possibile iscrivere un poligono regolare nel cerchio e circoscriverne un altro con lo stesso numero di lati intorno al cerchio, in maniera tale che il rapporto tra il lato del poligono circoscritto e il lato di quello iscritto sia minore dal rapporto tra la grandezza maggiore e quella minore date. Template:Clear

Con riferimento alla figura diciamo che, date le grandezze A>B, è sempre possibile trovare due poligoni regolari con lo stesso numero di lati, l'uno iscritto nel e l'altro circoscritto al cerchio, in modo tale che per i loro rispettivi lati CN ed ST valga la disuguaglianza STCN<AB.

Template:Approfondimento Dal Teorema 9 segue il seguente corollario:

Corollario del Teorema 9: Dato un cerchio e una grandezza ε arbitraria, è sempre possibile trovare due poligoni regolari, uno circoscritto e l'altro iscritto nella circonferenza, tali che la differenza dei loro perimetri sia minore di ε.

Template:Approfondimento

Dal Corollario segue allora che la classe di tutti i poligoni regolari iscritti nella circonferenza e la classe di tutti i poligoni regolari circoscritti formano una sezione di Dedekind. Come è stato più sopra dimostrato, ogni sezione di Dedekind ha un solo elemento di separazione; possiamo allora dare la seguente definizione di lunghezza della circonferenza:

Definizione di lunghezza della circonferenza: Dato un cerchio qualsiasi, si definisce la lunghezza della circonferenza C come l'elemento di separazione (unico) della sezione di Dedekind costituita dalla classe Pi dei perimetri di tutti i poligoni regolari iscritti nella circonferenza e la classe Pc dei perimetri di tutti i poligoni regolari circoscritti. Pertanto piPi,pcPc risulta sempre pi<C<pc.

Resta da enunciare un ultimo teorema necessario a dimostrare l'unicità del pi greco:

Teorema 10: I perimetri di due poligoni simili, entrambi iscritti oppure entrambi circoscritti a due distinte circonferenze, stanno tra loro come i rispettivi raggi. Template:Clear

Template:Approfondimento Si può ora ridimostrare il teorema di unicità del pi greco, ovvero che, dati due cerchi qualsiasi di raggi R1 e R2 e circonferenze C1 e C2, risulti in ogni caso C1R1=C2R2.

Si ricordi la definizione di lunghezza della circonferenza C basata sull'assioma di Dedekind e si indichino con le lettere P e p rispettivamente i perimetri dei poligoni circoscritti e iscritti nelle due circonferenze date. Supponiamo che sia C1C2R1R2. Allora risulterà C1L=R1R2 dove L<C2 oppure L>C2.

Si consideri il caso L<C2. Per l'assioma di Dedekind allora si può trovare un poligono iscritto nella circonferenza C2 tale che il suo perimetro soddisfi la disuguaglianza L<p2<C2; considerando poi il corrispondente poligono simile iscritto nella circonferenza C1, per il Teorema 10 risulta R1R2=p1p2=C1L; ma p1p2<C1p2, quindi C1L<C1p2, ovvero p2<L. Si ottiene così una contraddizione (p2 contemporaneamente maggiore e minore di L), quindi non può essere L<C2 come supposto. Analogamente si dimostra che se C2S=R2R1, allora non può essere S<C1.

Si consideri allora il caso L>C2. Per l'assioma di Dedekind allora si può trovare un poligono circoscritto alla circonferenza C2 tale che il suo perimetro soddisfi la disuguaglianza C2<P2<L; considerando poi il corrispondente poligono simile circoscritto alla circonferenza C1, per il Teorema 10 risulta R1R2=P1P2=C1L; ma P1P2>C1P2, quindi C1L>C1P2, ovvero P2>L. Si ottiene così una contraddizione (P2 contemporaneamente maggiore e minore di L), quindi non può essere L>C2 come supposto. Analogamente si dimostra che se C2S=R2R1, allora non può essere S>C1.

Quindi deve essere necessariamente L=C2 ovvero C1C2=R1R2C1R1=C2R2. Essendo C1 e C2 due circonferenze generiche, risulta dimostrato che il rapporto tra circonferenza e raggio è uguale per tutti i cerchi, ovvero il pi greco è unico.

Note

  1. [1] Nel suo lavoro "La misura del cerchio" [Archimede] ha dimostrato che esiste un'unica costante π tale che l'area A e la circonferenza C di un cerchio di raggio arbitrario R sono date da A=πR2 e L=2πR, Pierre Eymard, Jean Pierre Lafon, The Number Pi, p. 1, da Google libri
  2. L'assioma di Dedekind può essere enunciato in forme diverse. Qui si segue la formulazione data in Einar Hille, Analytic function theory, second edition, AMS Bookstore, 1987 - pagine 6-8
  3. Richard Dedekind, Essays on the theory of numbers, Dover Publications, 1963 - capitolo 1, pagina 11
  4. M. J. Greenberg (vedi bibliografia), capitolo 3
  5. M. J. Greenberg (vedi bibliografia), capitolo 3 - L'autore fornisce solo uno schema della dimostrazione di questi teoremi e non una dimostrazione completa in ogni dettaglio
  6. In questo paragrafo si segue P. Eymard e J. P. Lafon (vedi bibliografia), capitoli 1 e 6

Bibliografia

  • Frajese A., Maccioni M. (a cura di), Euclide, Gli elementi, Utet, Torino, prima edizione 1976, ristampa 1996
  • Archimede.Opere. UTET, Torino, 1974. (solo traduzione italiana, senza il testo greco)
  • David Hilbert, Grundlagen der Geometrie, 7ª edizione, 1930 (testo in inglese [2])
Edizioni italiane:
  • Fondamenti della geometria, Feltrinelli, 1970
  • Fondamenti della geometria. Con i supplementi di Paul Bernays, Franco Angeli, 2009
  • Marvin Jay Greenberg, Euclidean and Non-Euclidean Geometries - Development and history, third edition, W. H. Freeman and Company, 1993
  • Pierre Eymard, Jean Pierre Lafon, The Number Pi, AMS Bookstore, 2004

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