Linea di trasmissione

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Una linea di trasmissione senza perdite che termina con un'impedenza di carico, adattata all'impedenza caratteristica, che assorbe completamente l'onda. In questa illustrazione, il campo elettrico corrispondente alla tensione tra i due conduttori paralleli orizzontali è verticale[1] e punta dal rosso al blu. I punti neri rappresentano gli elettroni. In ogni istante t e in ogni posizione x, la tensione V(x,t) tra i due conduttori è generata dalla differenza tra il numero di elettroni liberi di conduzione presenti in essi ma, nonostante questa differenza, la corrente I(x,t) nei due conduttori, pur avendo verso opposto, è comunque uguale,[2] poiché non è legata al numero di elettroni liberi di conduzione presenti nella posizione considerata ma dipende da quanti elettroni per unità di tempo stanno fluendo nelle posizioni adiacenti.

La linea di trasmissione è costituita generalmente da un cavo o da una struttura atta a trasportare segnali (nel campo dell'elettronica) o energia[3] (nel campo dell'elettrotecnica) per grandi distanze; nel caso di trasmissione di energia elettrica, le linee sono esercite ad alta tensione[3].

Per esempio, le linee di trasmissione sono molto importanti nel campo della microelettronica, in particolare nella progettazione dell'hardware in informatica, e, in generale, tutte le volte in cui ci sono componenti che operano in alta frequenza, connessi tra loro, e che ricevono energia da un generatore mediante conduttori di dimensioni non trascurabili rispetto alle lunghezze d'onda in gioco. Infatti, in alcuni casi, nello studio di un circuito e nell'analisi di uno schema elettrico si applica l'approssimazione di considerare solo i generatori e i componenti, trascurando completamente i conduttori che ne garantiscono il collegamento, mentre, invece, la presenza di tali conduttori può avere degli effetti non trascurabili e, in tal caso, tale approssimazione non è più valida.

Descrizione

Modello generale di linea di trasmissione.[4]

Nel modello più generale una linea di trasmissione può essere schematizzata come due conduttori paralleli che connettono un generatore V(x,t) ed un carico elettrico. In figura è mostrato un modello generale della linea di trasmissione: essa è un tipico elemento a costanti distribuite, perciò si considerano tutti gli elementi per unità di lunghezza, cioè considereremo la lunghezza tra i punti A,A e i punti B,B una lunghezza dx. Come si vede dalla figura bisogna tenere in considerazione diversi elementi: intanto i due conduttori paralleli hanno una loro resistenza RA ed RB ed una loro induttanza LA ed LB che sono responsabili di cadute di potenziale sulla linea. Poi bisogna tenere presente della conduttanza G e della capacità C tra i due conduttori. Tutti questi elementi, normalmente, sono forniti per unità di lunghezza, cioè ad esempio:

RAT=RAdx

dove RAT è la resistenza totale nel tratto dx.

La linea di trasmissione rappresenta un valido modello teorico di propagazione del segnale elettrico a cui possono essere ricondotte anche alcune strutture di guida d'onda come il cavo coassiale.

Cadute di tensione e di corrente

Nel modello della linea di trasmissione vi sono cadute di tensione tra A,A e tra B,B, dovute alle resistenze ed alle induttanze, che sono quantificabili sempre nel tratto x,x+dx come:

dVA=VA(x+dx,t)VA(x,t)=RATI(x,t)LATI(x,t)t
dVB=VB(x+dx,t)VB(x,t)=RBTI(x,t)+LBTI(x,t)t

per cui la variazione di tensione nel tratto x,x+dx è:

V(x+dx)V(x)=[VA(x+dx,t)VB(x+dx,t)][VA(x,t)VB(x,t)]=dVAdVB=(RAT+RBT)I(x,t)(LAT+LBT)I(x,t)t=

=(RA+RB)dxI(x,t)(LA+LB)dxI(x,t)t=RdxI(x,t)LdxI(x,t)t

dove R=RA+RB ed L=LA+LB. In definitiva, differenziando (in dx):

V(x,t)x=RI(x,t)LI(x,t)t

si nota che la variazione della tensione dovuta al termine resistivo è lineare e decrescente, mentre la variazione della tensione per il termine induttivo dipende dal segno della derivata della corrente, quindi può essere decrescente o crescente.

Per quanto riguarda le perdite di corrente vediamo che sono attribuibili alla presenza di una conduzione (G, conduttanza elettrica è l'inverso della resistenza elettrica) e di una capacità (C) tra i due conduttori della linea. Nel tratto x,x+dx:

 dI(G)(x,t)=GTV(x,t)
 dI(C)(x,t)=CTV(x,t)t

per cui la variazione di corrente dipende dal segno di V(x,t) come si vede in figura: VA>VB quindi la corrente fluisce da A verso A, viceversa fluisce una corrente opposta da B a B. Dunque la perdita di corrente, differenziando, è:

I(x,t)x=GV(x,t)CV(x,t)t

Le equazioni generali della linea di trasmissione, note come equazioni dei telegrafisti, sono:[4]

(1) V(x,t)x=RI(x,t)LI(x,t)t
(2) I(x,t)x=GV(x,t)CV(x,t)t

dove, come detto, R, G, L, e C sono considerate per unità di lunghezza. Imponendo le opportune condizioni al contorno per queste due equazioni si hanno le soluzioni generali.

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Linea non dissipativa

Il caso di linea non dissipativa implica che R=0,G=0 e le equazioni (1) e (2) si riducono a:

(5) V(x,t)x=LI(x,t)t
(6) I(x,t)x=CV(x,t)t

derivando la (5) rispetto a x e la (6) rispetto a t:

2V(x,t)x2=L2I(x,t)xt
2I(x,t)xt=C2V(x,t)t2

che uguagliando danno:

(7) 2V(x,t)x2LC2V(x,t)t2=0

e analogamente derivando la (5) rispetto a t e la (6) rispetto a x:

(8) 2I(x,t)x2LC2I(x,t)t2=0

Le equazioni (7) e (8) sono due tipiche equazioni delle onde unidimensionali, le cui soluzioni sono onde che si propagano con velocità costante pari a:

(9) v=1LC .

In generale, per un'onda elettromagnetica all'interno di un mezzo non dissipativo, si ha che:

(10) v=1με

che prende il nome di velocità di fase, μ è la permeabilità magnetica e ε è la costante dielettrica del mezzo e quindi, confrontando la (9) e la (10):

(11) LC=με

La soluzione generale delle (5) e (6) è del tipo:[4]

(12) V(x,t)=f(xvt)+g(x+vt)
(13) I(x,t)=1R0[f(xvt)g(x+vt)]

cioè in generale possono coesistere onde di tensione e di corrente sia progressive che regressive, è chiaro che la soluzione esplicita dipende dalla forma della tensione d'ingresso V(x,t). Si può ricavare l'espressione esplicita della costante R0 per confronto delle due soluzioni:

(14) R0=LC

che si chiama impedenza caratteristica della linea.

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Da notare che le soluzioni sono quelle senza dissipazione e i campi sono di tipo TEM (trasversi elettromagnetici).

Linea in regime sinusoidale dissipativa

Vediamo il caso notevole di generatore di onda sinusoidale. In tal caso, anche la tensione e la corrente in un generico punto x della linea hanno andamento sinusoidale e, applicando il metodo simbolico, scriviamo:

𝐕(x,t)=𝐕(x)ejωt    con    V(x,t)=Re[𝐕(x,t)]
 𝐈(x,t) = 𝐈(x)ejωt    con     I(x,t)=Re[𝐈(x,t)]

dove j è l'unità immaginaria e ω è la frequenza angolare o pulsazione, tenendo presente che

  • ha significato fisico solo la parte reale delle grandezze complesse così introdotte,
  • eventuali fasi iniziali e, in generale, termini additivi costanti presenti all'esponente di ciascun esponenziale complesso vengono inclusi nei termini complessi 𝐕(x) e 𝐈(x).

È possibile, allora, provare che dalle equazioni (1) e (2) si ottiene:[4][5]

(15)  d2𝐕(x)dx2γ2𝐕(x)=0
(16)  d2𝐈(x)dx2γ2𝐈(x)=0

dove

(17)γ=𝐙𝐘=(R+jωL)(G+jωC)[6pt]=LCω2+jω(RL+GC)+RGLC[6pt]

è la cosiddetta costante di propagazione e dove 𝐙=R+jωL ed 𝐘=G+jωC sono, rispettivamente, l'impedenza per unità di lunghezza e l'ammettenza per unità di lunghezza della linea.

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La soluzione generale di queste equazioni (15) e (16) è:

(20) 𝐕(x)=𝐕𝟏eγx+𝐕𝟐eγx=𝐕𝟏eαxejβx+𝐕𝟐eαxejβx
(21)  𝐈(x)=1𝐙𝟎[𝐕𝟏eγx𝐕𝟐eγx]=1𝐙𝟎[𝐕𝟏eαxejβx𝐕𝟐eαxejβx]

dove

 𝐙𝟎=𝐙𝐘=R+jωLG+jωC è un numero complesso che, come vedremo nel prossimo paragrafo, nel caso di linee non dissipative si riduce all'impedenza caratteristica R0

e dove

 γ=α+jβ in modo che α rappresenti la costante di attenuazione dell'onda e β rappresenti la phase-shift cioè la costante di fase.

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Supponendo 𝐕𝟏=V1ejϕ1, 𝐕𝟐=V2ejϕ2, 𝐙𝟎=Z0ejφ ed esplicitando per avere la soluzione reale, otteniamo:[4]

(22)Re[𝐕(x)ejωt]=[6pt]V(x,t)=V1eαxcos(ωtβx+ϕ1)+V2eαxcos(ωt+βx+ϕ2)[6pt]

e analogamente:

(23)Re[𝐈(x)ejωt]=[6pt]I(x,t)=V1Z0eαxcos(ωtβx+ϕ1φ)V2Z0eαxcos(ωt+βx+ϕ2φ)[6pt]

per l'onda di corrente, dove sussiste anche la fase φ dovuta alla presenza di Z0. Dalla (22) si vede bene che, nel caso più generale, coesistono due onde di tensione, una progressiva e una regressiva, la cui ampiezza si attenua esponenzialmente (per le dissipazioni) come α (analogamente, come si vede dalla (23), coesistono due onde di corrente). La velocità di propagazione è la velocità di fase ed è data da:[4][5]

(24) v=dxdt=ωβ

con lunghezza d'onda:

(25) λ=2πβ=2πvω=vν=vT

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Utilizzando la (24) e la (25), possiamo dare un'altra forma alla (22):

(26)  V(x,t)=V1eαxcos(2πTt2πλx+ϕ1)+V2eαxcos(2πTt+2πλx+ϕ2)

e, analogamente, alla (23):

(27) I(x,t)=V1Z0eαxcos(2πTt2πλx+ϕ1φ)V2Z0eαxcos(2πTt+2πλx+ϕ2φ)

Regime sinusoidale non dissipativo

Nel caso non dissipativo, cioè qualora R=G=0, dalla (17), l'espressione del parametro γ si riduce a:

γ=jωLC

pertanto, in tal caso, α=0, quindi non vi è attenuazione, e β=ωLC. Allora, per la (24), la velocità di fase diventa:

(24') v=ωβ=1LC

e ritroviamo l'espressione (9) della velocità di propagazione in una linea non dissipativa data dalle equazioni delle onde (7) e (8).

La (26) diventa in questo caso:

V(x,t)=V1cos(2πTt2πλx+ϕ1)+V2cos(2πTt+2πλx+ϕ2)

dove al solito ω=2πT. Il parametro τ0=LC rappresenta il ritardo per unità di lunghezza della linea di trasmissione, che ci dice come le linee di trasmissione propaghino i segnali con ritardo, ma senza attenuazione del segnale.

Un caso particolare per l'onda di corrente (23) è quando si annulla la fase φ, la quale è l'argomento del numero complesso

𝐙𝟎=𝐙𝐘=R+jωLG+jωC=(GjωC)(R+jωL)G2+ω2C2=(RG+ω2LC)+jω(GLRC)G2+ω2C2

e vale

φ=12arg(RG+ω2LC)+jω(GLRC)G2+ω2C2[6pt]=12arg((RG+ω2LC)+jω(GLRC))=12arctanω(GLRC)RG+ω2LC[6pt]

Ciò avviene per:

RC=GL

caso generale che affronteremo nel prossimo paragrafo, e in particolare avviene per

R=G=0

che corrisponde di nuovo alla condizione non dissipativa. In tal caso 𝐙𝟎 si riduce ad essere reale:

R0=LC

e quindi si riduce all'impedenza caratteristica, poiché

𝐙𝟎=𝐙𝐘=R+jωLG+jωC=jωLjωC=LC

e l'onda di corrente (27) si riduce a:

I(x,t)=V1R0cos(2πTt2πλx+ϕ1)V2R0cos(2πTt+2πλx+ϕ2)

Caso non distorcente

Dalla (17):

γ=LCω2+jω(RL+GC)+RGLC

si vede che nel caso in cui è verificata la condizione, nota come condizione di Heaviside:[5]

(28)  RL=GCRC=GL

si ha:

γ=α+jβ=LCω2+2jωRL+(RL)2[6pt]=LC(RL+jω)=RCL+jωLC[6pt]

da cui:

α=RCL

e

β=ωLC

In tal caso, quindi, α non dipende più dalla frequenza e β è linearmente crescente con la frequenza, mentre la velocità di propagazione non dipende dalla frequenza:

(24'') v=ωβ=1LC

come nel caso di linea non dissipativa.

Tutto ciò ci dice che la condizione (28) è la condizione di non distorsione, cioè che il segnale che si propaga entro la linea può essere attenuato ma, a meno dell'attenuazione, mantiene la stessa forma d'onda originaria.

Per quanto riguarda l'onda di corrente (23), ragionando allo stesso modo sui parametri α, β e γ, si comprende che la condizione di non distorsione è sempre:

RC=GL

ed anche in tal caso la fase φ di 𝐙𝟎 si annulla:

φ=12arctanω(GLRC)RG+ω2LC=0.

𝐙𝟎 diviene quindi reale e indipendente dalla frequenza, in quanto:

𝐙𝟎=(RG+ω2LC)+jω(GLRC)G2+ω2C2=RG+ω2LCG2+ω2C2=(RL+ω2CG)LG(GC+ω2CG)GC=LC .

Allo stesso risultato si può arrivare direttamente dalla definizione di 𝐙𝟎:

𝐙𝟎=𝐙𝐘=R+jωLG+jωC=(RL+jω)L(GC+jω)C=LC

Si noti che si arriva alla stessa espressione ottenuta nel caso della linea di trasmissione non dissipativa. In questo caso però l'attenuazione è ancora presente, visto che R e G sono in generale differenti da 0.

Fattore di velocità e lunghezza elettrica

Template:Vedi anche Abbiamo visto, con la (24), che, in regime sinusoidale, fissata la frequenza e quindi la pulsazione, la velocità di propagazione entro una linea è

 v=ωβ

e, in particolare, se la linea è non dissipativa, o non distorcente, per la (24') o per la (24''), si ha:

v=ωβ=1LC

In generale, ad una data frequenza, si definisce fattore di velocità in una linea di trasmissione, spesso indicato con VF (dall'inglese velocity factor) il rapporto tra la velocità di propagazione entro la linea e la velocità di propagazione c dei segnali elettromagnetici nel vuoto:

VF=vc=ωcβ

Evidentemente, nel caso di una linea non dissipativa o non distorcente, esso non dipende dalla frequenza e si ha:

 VF=vc=ωcβ=1cLC

Essendo, in base alla teoria della relatività ristretta, c la massima velocità possibile, necessariamente si ha:

 0<VF1

Come mostra la (10), la velocità di propagazione entro una linea è correlata al dielettrico in essa impiegato, cioè al materiale isolante che separa i due conduttori con cui è realizzata la linea. Per esempio, ecco una tabella[6] che mostra il fattore di velocità per alcuni cavi coassiali presenti in commercio, il quale può essere approssimato come costante nell'approssimazione di trattare tali cavi come linee non dissipative:

Cavo coassiale Fattore di velocità
RG 58 C/U MIL M17/028 0,66
RG214/U MIL M17/075/U MIL M17/075 0,66
RG 58 C/U FOAM 0,80
RG 213/U TYPE 0,66
FOAM XT2400 0,81

Dalla (25) si può vedere che un'applicazione del fattore di velocità è quella di calcolare, a parità di frequenza, di quanto diminuisce la lunghezza d'onda entro la linea rispetto a quella che si avrebbe nel vuoto, o in una linea avente il vuoto come dielettrico. Infatti, fissata la frequenza, è facile mostrare che la lunghezza d'onda λ che si ha entro la linea è ridotta rispetto a quella nel vuoto λ0 di un fattore pari proprio al fattore di velocità, cioè:

(25') λ=VFλ0

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La (25') può essere generalizzata per una lunghezza generica che non sia necessariamente la lunghezza d'onda, osservando che, a parità di tempo di propagazione di un segnale, la lunghezza l percorsa dal segnale entro la linea diminuisce, rispetto alla lunghezza l0 che sarebbe percorsa nel vuoto, o in una linea avente il vuoto come dielettrico, di un fattore pari proprio al fattore di velocità, cioè:

(25'') l=VFl0

Se come lunghezza l si considera proprio la lunghezza geometrica di un tratto di linea di trasmissione, la corrispondente lunghezza l0 che sarebbe percorsa nel vuoto prende il nome di lunghezza elettrica[5] dello stesso tratto di linea e risulta maggiore della lunghezza geometrica.

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Impedenza d'ingresso e coefficiente di riflessione lungo la linea

Impedenza d'ingresso in un punto della linea

Si definisce impedenza d'ingresso in un generico punto di una linea di trasmissione il rapporto tra la tensione ai capi di un generatore e la corrente erogata dallo stesso generatore connesso in quel punto della linea. In regime sinusoidale, indicate con 𝐕(x) e 𝐈(x), rispettivamente, la tensione e la corrente in un generico punto x della linea, l'impedenza d'ingresso in tal punto è definita come:

(29)  𝐙𝐢𝐧(x)=𝐕(x)𝐈(x)

Anche se il generatore è connesso a inizio linea, ossia nel punto x=0, anche in un altro punto x della linea l'impedenza d'ingresso è comunque espressa dalla (29).

Assodato ciò, riscriviamo la (20) e la (21) nel seguente modo:

(20')𝐕(x)=𝐕𝟏eγx+𝐕𝟐eγx[6pt]=𝐕𝐅(x)+𝐕𝐑(x)[6pt]
(21')𝐈(x)=1𝐙𝟎[𝐕𝟏eγx𝐕𝟐eγx][6pt]=1𝐙𝟎[𝐕𝐅(x)𝐕𝐑(x)][6pt]

avendo indicato con 𝐕𝐅(x) e 𝐕𝐑(x), rispettivamente, l'onda progressiva e l'onda regressiva di tensione.

Sostituendo nell'espressione dell'impedenza d'ingresso in un generico punto, otteniamo:[5]

(29')𝐙𝐢𝐧(x)=𝐕(x)𝐈(x)[6pt] =𝐙𝟎𝐕𝟏eγx+𝐕𝟐eγx𝐕𝟏eγx𝐕𝟐eγx[6pt]=𝐙𝟎𝐕𝐅(x)+𝐕𝐑(x)𝐕𝐅(x)𝐕𝐑(x)[6pt]

Inoltre, notiamo che, prima dalla (20') insieme alla (29), poi dalla (21'), si ha:

(20'') 𝐕𝐅(x)+𝐕𝐑(x)=𝐈(x)𝐙𝐢𝐧(x)=𝐕(x)
(21'') 𝐕𝐅(x)𝐕𝐑(x)=𝐈(x)𝐙𝟎

il che evidenzia la diversità tra impedenza d'ingresso in un punto della linea e impedenza caratteristica.

Coefficiente di riflessione

Si definisce, invece, coefficiente di riflessione in un generico punto di una linea di trasmissione il rapporto tra l'onda di tensione regressiva e quella progressiva. Se l'onda regressiva è generata da una riflessione che avviene per la presenza di un carico a fine linea, si dice anche che il coefficiente di riflessione è definito come il rapporto tra l'onda di tensione riflessa e quella diretta:

(30) ρ(x)=𝐕𝐑(x)𝐕𝐅(x)=𝐕𝟐eγx𝐕𝟏eγx=𝐕𝟐eγx𝐕𝟏𝐞γ𝐱=𝐕𝟐𝐕𝟏e2γx=𝐕𝟐𝐕𝟏e2αxe2jβx

da cui ρ(x=0)=𝐕𝟐𝐕𝟏,  ρ(x)=[ρ(x=0)]e2γx.

Si noti che, se l'onda regressiva non è presente, tale coefficiente risulta identicamente nullo.

Se la linea di trasmissione è dissipativa e l'onda regressiva è presente, al variare della posizione x lungo la linea, la rappresentazione parametrica di ρ(x) nel piano complesso (Re[ρ],Im[ρ]) descrive una curva a spirale, a causa della presenza del termine e2αx.

Se, invece, la linea è non dissipativa e l'onda regressiva è presente, come visto in precedenza, si ha α=0 e β=ωLC e, per la (25), β=2πλ, pertanto, al variare della posizione x lungo la linea, la rappresentazione parametrica di ρ(x) nel piano complesso (Re[ρ],Im[ρ]), ossia

(31) ρ(x)=[ρ(x=0)]e2jβx=[ρ(x=0)]e2j2πλx,

visto che l'esponenziale con esponente immaginario è una funzione periodica con modulo unitario, descrive una circonferenza, con modulo costante pari al raggio, percorsa in senso antiorario[7] al crescere della distanza x dal generatore, completando un giro in mezza lunghezza d'onda, ossia λ2, che è il periodo della funzione.

Supponiamo, ora, che una linea di trasmissione termini con un carico che ha impedenza 𝐙𝐋. Oltre alla coordinata spaziale x, introduciamo una seconda coordinata spaziale l che indica la distanza dal carico, pertanto è crescente nel senso inverso rispetto alla coordinata x, ossia andando dal carico verso il generatore, e il punto l=0 corrisponde al carico, dunque, evidentemente, si ha:

(32) 𝐙𝐢𝐧(l=0)=𝐙𝐋

Inoltre, procedendo in senso inverso, il coefficiente di riflessione ha il seguente andamento:

(30') ρ(l)=[ρ(l=0)]e2γl

e, se la linea è non dissipativa e l'onda regressiva è presente, la rappresentazione parametrica di ρ(l) nel piano complesso (Re[ρ],Im[ρ]), ossia

(31') ρ(l)=[ρ(l=0)]e2jβl=[ρ(l=0)]e2j2πλl,

descrive una circonferenza percorsa in senso orario[7], sempre con periodo λ2.

È possibile provare una relazione che lega coefficiente di riflessione, impedenza d'ingresso e impedenza caratteristica (o più precisamente il parametro complesso 𝐙𝟎 che nel caso di linea non dissipativa si riduce a quest'ultima):

(33) 𝐙𝐢𝐧(x)𝐙𝟎=1+ρ(x)1ρ(x)

oppure, analogamente:

(33') 𝐙𝐢𝐧(l)𝐙𝟎=1+ρ(l)1ρ(l)

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Invertendo la (33) si ottiene:

(34) ρ(x)=𝐙𝐢𝐧(x)𝐙𝟎𝐙𝐢𝐧(x)+𝐙𝟎

oppure, analogamente:

(34') ρ(l)=𝐙𝐢𝐧(l)𝐙𝟎𝐙𝐢𝐧(l)+𝐙𝟎

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Adesso, osserviamo che se applichiamo la (33') e la (34') a distanza nulla l=0 dal carico, ricordando la (32), per il coefficiente di riflessione a fine linea si ha:[5]

(33'') 𝐙𝐋𝐙𝟎=1+ρ(l=0)1ρ(l=0)
(34'') ρ(l=0)=𝐙𝐋𝐙𝟎𝐙𝐋+𝐙𝟎

Dalla (34'') si evince che:

  • se la linea è cortocircuitata alla fine, ossia se 𝐙𝐋=0, allora ρ(l=0)=1 e si parla di riflessione negativa, cioè, a fine linea c'è una riflessione totale e l'onda riflessa di tensione, rispetto a quella diretta, è invertita di fase;
  • se la linea è aperta alla fine, ossia se 𝐙𝐋=, allora ρ(l=0)=+1 e si parla di riflessione positiva, cioè, a fine linea c'è una riflessione totale e l'onda riflessa di tensione, rispetto a quella diretta, non è invertita di fase;
  • infine, se 𝐙𝐋=𝐙𝟎, allora ρ(l=0)=0, dunque non c'è onda riflessa e si dice che c'è adattamento di impedenza tra il carico e la linea; in tal caso, dalla (30') si evince che il coefficiente di riflessione è nullo lungo tutta la linea.

Andamento dell'impedenza d'ingresso lungo la linea

Con la (29) e la (29') abbiamo visto come si può esprimere l'impedenza d'ingresso in un punto della linea. Tuttavia, spesso, si pone il problema di volere determinare il valore numerico di tale impedenza conoscendone il valore in un altro punto della linea e conoscendo la distanza tra i due punti. In proposito, indicando nuovamente con x la coordinata spaziale crescente andando dal generatore verso il carico, è possibile dimostrare la seguente relazione:

(35) 𝐙𝐢𝐧(x)=𝐙𝟎𝐙𝐢𝐧(x=0)𝐙𝟎tanh(γx)𝐙𝟎𝐙𝐢𝐧(x=0)tanh(γx)

oppure, indicando nuovamente con 𝐙𝐋 l'impedenza del carico a fine linea e con l la distanza dal carico, la quale è crescente andando dal carico verso il generatore, si ha:[8][9][10]

(35') 𝐙𝐢𝐧(l)=𝐙𝟎𝐙𝐋+𝐙𝟎tanh(γl)𝐙𝟎+𝐙𝐋tanh(γl)

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Se la linea è non dissipativa, ricordiamo di nuovo che 𝐙𝟎 diviene un numero reale e si riduce all'impedenza caratteristica R0 e che si ha α=0, β=ωLC=2πλ, dunque γ=j2πλ. Sostitundo questa espressione nella (35) e nella (35') e ricordando che, in generale,

tanh(jβ)=jtan(β),

otteniamo:

(36) 𝐙𝐢𝐧(x)=R0𝐙𝐢𝐧(x=0)jR0tan(2πλx)R0j𝐙𝐢𝐧(x=0)tan(2πλx)

oppure:[5][9]

(36') 𝐙𝐢𝐧(l)=R0𝐙𝐋+jR0tan(2πλl)R0+j𝐙𝐋tan(2πλl)

Dalle proprietà della funzione tangente comprendiamo che, nel caso di una linea non dissipativa, come il coefficiente di riflessione, anche l'impedenza d'ingresso, al variare della posizione lungo la linea, presenta un andamento periodico con periodo pari a mezza lunghezza d'onda, ossia λ2.

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Invertitori di impedenza con tratti λ/4 di linea non dissipativa

Template:Vedi anche Consideriamo una linea non dissipativa, per cui 𝐙𝟎 è un numero reale che si riduce all'impedenza caratteristica R0.

In tal caso, come mostrano anche gli esempi precedenti, applicando la (36'), a distanza l=λ4 da un carico con impedenza 𝐙𝐋 posto a fine linea, l'impedenza di ingresso è data da:

 𝐙𝐢𝐧(l=λ4)=limlλ4R0𝐙𝐋+jR0tan(2πλl)R0+j𝐙𝐋tan(2πλl)=R02𝐙𝐋

da cui:

 𝐙𝐢𝐧(l=λ4)R0=R0𝐙𝐋

In pratica, con una linea non dissipativa accade che l'impedenza di ingresso, che si ha a un quarto di lunghezza d'onda dal carico, risulta inverasmente proporzionale all'impedenza del carico. Per tale motivo, si dice che un tratto λ/4 di linea non dissipativa si comporta da invertitore di impedenza.

In particolare,

  • se la linea alla fine è cortocircuitata, ossia 𝐙𝐋=0, allora si ha 𝐙𝐢𝐧(l=λ4)=, cioè l'impedenza di ingresso a inizio linea coincide con quella di un circuito aperto;
  • se la linea alla fine è aperta, ossia 𝐙𝐋=, allora si ha 𝐙𝐢𝐧(l=λ4)=0, cioè l'impedenza di ingresso a inizio linea coincide con quella di un cortocircuito.

Naturalmente, quando si realizza un invertitore di impedenza, per calcolare la lunghezza del tratto di linea λ/4, si deve tenere conto del fattore di velocità (λ=VFλ0).

Se una linea presenta delle perdite, ossia non è perfettamente non dissipativa, allora la (36') non si può applicare e il funzionamento da invertitore di impedenza di un tratto λ/4 diviene solo approssimato.

Rapporto di onda stazionaria

Template:Vedi anche In generale, come mostra la (20'), la tensione in un punto della linea è data dalla somma dei contributi dell'onda progressiva e di quella regressiva:

 𝐕(x)=𝐕𝐅(x)+𝐕𝐑(x)

Se l'onda regressiva è generata da una riflessione che avviene per la presenza di un carico 𝐙𝐋 a fine linea, allora si può dire che si tratta della somma tra onda diretta e quella riflessa.

Un'onda stazionaria come interferenza di due onde contrarie della stessa frequenza. Con una linea non dissipativa, ciò accade per |ρ|=1ROS=.

Come è noto, la somma tra un'onda progressiva e un'onda regressiva che abbiano stessa frequenza, stessa velocità di propagazione e stessa ampiezza dà luogo ad un'onda stazionaria. In regime sinusoidale, ad una data frequenza, nel caso di una linea non dissipativa, per la quale non c'è attenuazione e il modulo |ρ| del coefficiente di riflessione è costante lungo la linea, se tale modulo vale 1, cosa che, come mostra la (34''), accade se la linea alla fine è cortocircuitata o aperta, allora onda diretta e onda riflessa hanno la stessa ampiezza e si ottiene soltanto un'onda stazionaria. Se |ρ| vale 0, non c'è onda riflessa, cosa che accade in caso di adattamento tra carico e linea, e si ha soltanto l'onda progressiva. Negli altri casi, si ha una situazione intermedia tra queste due.

Per descrivere ciò, si definisce ROS (Rapporto di Onda Stazionaria) o anche, in inglese, VSWR (Voltage Standing Wave Ratio), o semplicemente SWR (Standing Wave Ratio), il rapporto tra il valore massimo e il valore minimo del modulo della tensione 𝐕(x) lungo la linea:

 ROS=|𝐕|max|𝐕|min

Risulta evidente che:[5]

  • ci sono particolari punti, lungo la linea, in cui la somma tra onda diretta 𝐕𝐅(x) e onda riflessa 𝐕𝐑(x) dà luogo ad interfrenza costruttiva e, per la (30), in tali punti si ha:
|𝐕|max=|𝐕𝐅|+|𝐕𝐑|=|𝐕𝐅|+|ρ||𝐕𝐅|=(1+|ρ|)|𝐕𝐅|

dunque tali punti corrispondono a antinodi per l'onda di tensione,

  • e particolari punti, lungo la linea, in cui la somma tra onda diretta 𝐕𝐅(x) e onda riflessa 𝐕𝐑(x) dà luogo ad interfrenza distruttiva e in tali punti, invece, si ha:
|𝐕|min=||𝐕𝐅||𝐕𝐑||=||𝐕𝐅||ρ||𝐕𝐅||=|1|ρ|||𝐕𝐅|

dunque tali punti corrispondono a nodi per l'onda di tensione.

Ma per una linea non dissipativa, come abbiamo visto, il coefficiente di riflessione ha modulo costante. Allora, dalla (34''), in ogni punto della linea si ha:

(37) |ρ|=|ρ(l=0)|=|𝐙𝐋𝐙𝟎||𝐙𝐋+𝐙𝟎|

da cui si deduce che

(38) 0|ρ|1

e quindi 1|ρ|0.

Da ciò segue ancora che possiamo scrivere:

|𝐕|max=(1+|ρ|)|𝐕𝐅|
|𝐕|min=(1|ρ|)|𝐕𝐅|

da cui:

(39) ROS=|𝐕|max|𝐕|min=1+|ρ|1|ρ|

Dalla (39) risulta evidente che:

  • poiché con una linea non dissipativa il modulo |ρ| del coefficiente di riflessione è costante, allora anche il ROS è costante su tutta la linea;
  • inoltre, si ha sempre:
(40) ROS1

e si ha:

  • ROS=1  quando |ρ|=0, ossia quando il coefficiente di riflessione è nullo, cosa che, come abbiamo visto in precedenza, accade per 𝐙𝐋=𝐙𝟎, ossia quando c'è adattamento di impedenza tra il carico e la linea per cui non c'è onda riflessa;
  • ROS=  quando |ρ|=1, cosa che accade se la linea alla fine è cortocircuitata o aperta.

In realtà, poiché con una linea non dissipativa 𝐙𝟎 si riduce all'impedenza caratteristica, ossia 𝐙𝟎=R0, la condizione con la quale si ha ROS=1 può essere scritta 𝐙𝐋=R0.

Osserviamo adesso che, come è noto, la potenza assorbita da un carico è proporzionale al quadrato della tensione ad esso applicata. Allora, visto che con una linea non dissipativa il modulo |ρ| del coefficiente di riflessione è costante, applicando la definizione (30) di coefficiente di riflessione a fine linea dove c'è il carico 𝐙𝐋, si ha:

|ρ|=|ρ(l=0)|=|𝐕𝐑(l=0)||𝐕𝐅(l=0)|=PRPF=PRPF

dove PR e PF sono, rispettivammente, la potenza riflessa e la potenza diretta sul carico 𝐙𝐋.

Allora, dalla (39) si ha:

(41) ROS=1+PRPF1PRPF

Infine, un'altra particolare espressione del ROS può essere ottenuta nel caso in cui una linea non dissipativa termini con un carico puramente resistivo. Infatti, in tal caso, oltre all'impedenza caratteristica 𝐙𝟎=R0, anche l'impedenza del carico diviene un numero reale 𝐙𝐋=RL. Allora, dalla (39) e dalla (37) si ha:

 ROS=1+|ρ|1|ρ|=1+|RLR0||RL+R0|1|RLR0||RL+R0|

da cui si ottiene:

(42) ROS={RLR0 ,per RL>R0 1   ,per RL=R0R0RL ,per RL<R0

in accordo con la disuguaglianza (40).

Lo strumento per la misura del rapporto di onda stazionaria è il rosmetro.

Introduzione alla carta di Smith

Template:Vedi anche Nei precedenti paragrafi abbiamo visto che è possibile descrivere matematicamente come varia l'impedenza d'ingresso lungo una linea di trasmissione. In particolare, nel caso di una linea non dissipativa, il suo andamento è espresso dalla (36) o dalla (36'). Esiste, tuttavia, una particolare rappresentazione che, una volta compresone appieno l'impiego pratico, consente di ottenere gli stessi risultati in modo più semplice, senza ricorrere ad alcuna formula matematica complessa, ma ricorrendo semplicemente a particolari strumenti grafici, quali righello e compasso. Si tratta della carta di Smith, il cui utilizzo non si limita affatto alla descrizione dell'andamento dell'impedenza d'ingresso, ma si applica anche ad altre grandezze fisiche e a calcoli di vario tipo.

La carta di Shmith è un nomogramma, in pratica una particolare rappresentazione grafica, che consente di risolvere in modo immediato numerosi problemi, che per via analitica potrebbero risultare difficili da affrontare. Tale rappresentazione grafica viene realizzata nel piano complesso in cui le coordinate cartesiane

{u=Re[ρ] w=Im[ρ] 

sono la parte reale e la parte immaginaria del coefficiente di riflessione ρ in una generica posizione lungo una linea di trasmissione e consiste nel rappresentare in tale piano due famiglie di curve, in modo che dall'intersezione di tali curve si ottenga un particolare valore di una grandezza fisica complessa, come un'impedenza o un'ammettenza. Una delle due famiglie di curve descrive la parte reale della grandezza fisica considerata, nel senso che ciascuna curva della prima famiglia è il luogo dei punti del piano in cui la parte reale della grandezza considerata assume un valore costante, mentre l'altra famiglia descrive la parte immaginaria, nel senso che ciascuna curva della seconda famiglia è il luogo dei punti del piano in cui la parte immaginaria assume un valore costante. In un generico punto del piano, quindi, si intersecano una curva di una famiglia e una curva dell'altra, ottenendo i valori della parte reale e della parte immaginaria della grandezza fisica considerata, ossia, in definitiva, il valore complesso della stessa grandezza fisica.

Tipicamente, la grandezza fisica considerata è l'impedenza di ingresso normalizzata in una generica posizione lungo la linea, cioè l'impedenza di ingresso divisa per l'impedenza caratteristica, oppure l'ammettenza normalizzata che ne è il reciproco.

Le due famiglie di curve costituiscono, a tutti gli effetti, un secondo sistema di coordinate che si affianca al sistema di coordinate cartesiane e, se in un dato punto del piano complesso le coordinate cartesiane danno il valore del coefficiente di riflessione ρ in una certa posizione lungo la linea di trasmissione, allora nello stesso punto del piano le coordinate associate alle particolare coppia di curve che si intersecano in esso danno il valore della grandezza fisica considerata nella stessa posizione lungo la linea.

Vantaggio delle coordinate cartesiane adottate nel caso di una linea non dissipativa

Consideriamo una linea di trasmissione non dissipativa, ancora in regime sinusoidale, avendo fissato la frequenza e quindi la pulsazione. In tal caso, come abbiamo visto nel paragrafo dedicato al coefficiente di riflessione, per la (31), accade che, al variare della posizione lungo la linea, al crescere della coordinata spaziale x andando dal generatore verso il carico, la rappresentazione parametrica del coefficiente di riflessione ρ(x) nel piano complesso (Re[ρ],Im[ρ]) descrive una circonferenza, con modulo costante pari al raggio, percorsa in senso antiorario[7], completando un giro in mezza lunghezza d'onda, ossia λ2, che è il periodo della funzione. Invece, per la (31'), al crescere della coordinata spaziale l andando dal carico verso il generatore, la rappresentazione parametrica del coefficiente di riflessione ρ(l) descrive una circonferenza percorsa in senso orario[7], sempre con periodo λ2.

In sintesi, con una linea non dissipativa, nel piano complesso (Re[ρ],Im[ρ]), diventa immediato descrivere come varia la grandezza fisica considerata lungo la linea poiché è sufficiente spostarsi lungo le corconferenze centrate nell'origine, il cui raggio corrisponde al modulo del coefficiente di riflessione.

Poiché, come mostra la (38), con una linea non dissipativa il modulo |ρ| del coefficiente di riflessione è compreso tra 0 e 1, tutte queste circonferenze hanno raggio 1, dunque, evidentemente, nel piano complesso (Re[ρ],Im[ρ]), il dominio della carta di Shmith è rappresentato dal cerchio di raggio unitario centrato nell'origine.

Impedenze normalizzate e carta di Smith delle impedenze

Si definisce impedenza d'ingresso normalizzata in una generica posizione x lungo una linea di trasmissione il rapporto:

(43)  𝐳𝐢𝐧(x)=𝐙𝐢𝐧(x)𝐙𝟎

Analogamente, lTemplate:'impedenza del carico normalizzata è definita come il rapporto:

(44)  𝐳𝐋=𝐙𝐋𝐙𝟎

Alcune delle relazioni viste nei paragrafi precedenti possono essere riscritte in termini di impedenze normalizzate.

Innanzitutto, dividendo membro a membro la (32) per 𝐙𝟎, si ha:

(45) 𝐳𝐢𝐧(l=0)=𝐳𝐋

Inoltre, banalmente, la (33) si può riscrivere:

(46) 𝐳𝐢𝐧(x)=1+ρ(x)1ρ(x)

oppure, la (33'), analogamente:

(46') 𝐳𝐢𝐧(l)=1+ρ(l)1ρ(l)

In particolare, a distanza nulla l=0 dal carico, ossia a fine linea, ricordando la (45), la (33'') si riscrive:

(46'') 𝐳𝐋=1+ρ(l=0)1ρ(l=0)

Invertendo la (46) si può riscrivere la (34) nel modo seguente:

 ρ(x)=𝐙𝐢𝐧(x)𝐙𝟎𝐙𝐢𝐧(x)+𝐙𝟎=𝐙𝐢𝐧(x)𝐙𝟎𝐙𝟎𝐙𝐢𝐧(x)+𝐙𝟎𝐙𝟎

ossia:

(47) ρ(x)=𝐳𝐢𝐧(x)1𝐳𝐢𝐧(x)+1

oppure, analogamente, la (34') si riscrive:

(47') ρ(l)=𝐳𝐢𝐧(l)1𝐳𝐢𝐧(l)+1

In particolare, a distanza nulla l=0 dal carico, ossia a fine linea, ricordando la (45), la (34'') si riscrive:

(47'') ρ(l=0)=𝐳𝐋1𝐳𝐋+1

e, ricordando nuovamente che lungo una linea non dissipativa il coefficiente di riflessione ha modulo costante, la (37) si riscrive:

(48) |ρ|=|ρ(l=0)|=|𝐳𝐋1||𝐳𝐋+1|

dunque, nella carta di Smith, il raggio delle circonferenze centrate nell'origine che vengono descritte al variare della posizione lungo una linea non dissipativa è correlato all'impedenza normalizzata del carico a fine linea.

Assodato ciò, data una linea non dissipativa, vogliamo determinare, nel piano complesso (Re[ρ],Im[ρ]), le famiglie di curve corrispondenti ai luoghi dei punti in cui la parte reale e la parte immaginaria dell'impedenza d'ingresso normalizzata 𝐳𝐢𝐧(x), in una generica posizione x lungo la linea di trasmissione, assumono valori costanti.

A tal scopo, osserviamo che, posto:

  ρ(x)  =ρ   =Re[ρ]   +j Im[ρ]   =u   +jw
 𝐳𝐢𝐧(x)=𝐳𝐢𝐧=Re[𝐳𝐢𝐧]+j Im[𝐳𝐢𝐧]=rin+jxin ,

dalla (46) si ha:[11]

(49) 𝐳𝐢𝐧=rin+jxin[6pt]=1u2w2(1u)2+w2+j(2w(1u)2+w2)[6pt]

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Considerando la parte reale, dalla (49) si ha:

rin=1u2w2(1u)2+w2

che può essere riscritta nel modo seguente:[11]

(50)  (urin1+rin)2+w2=(11+rin)2

mentre, considerando la parte immaginaria, dalla (49) si ha:

xin=2w(1u)2+w2

che può essere riscritta nel modo seguente:[11]

(51)  (u1)2+(w1xin)2=1xin2

Template:Approfondimento

Da ciò segue che nel piano complesso

{u=Re[ρ] w=Im[ρ] 

l'equazione del luogo dei punti per cui la parte reale dell'impedenza normalizzata di ingresso è costante, ossia rin=r0, si scrive:

(50')  (ur01+r0)2+w2=(11+r0)2

che è l'equazione di una circonferenza di raggio 1/(1+r0) e centro (r0/(1+r0),0). Ad esempio, i punti caratterizzati da rin=1 si trovano sulla circonferenza centrata in (1/2,0) e di raggio 1/2.

Invece, l'equazione del luogo dei punti per cui la parte immaginaria dell'impedenza normalizzata di ingresso è costante, ossia xin=x0, si scrive:

(51')  (u1)2+(w1x0)2=1x02

che è l'equazione di una circonferenze di raggio 1/|x0| e centro (1,1/x0). Considerando il limite di queste circonferenze per x00, si deduce che i punti a parte immaginaria nulla collassano sull'asse delle ascisse (asse orizzontale delle u) della carta di Smith.

Una carta di Smith.

Nella figura al lato possiamo osservare una carta di Smith con tali circonferenze.

Le circonferenze corrispondenti ai luoghi dei punti del piano in cui la parte reale dell'impedenza normalizzata è costante, ossia rin=r0, sono interamente contenute nel dominio della carta di Smith, ossia nel cerchio di raggio unitario centranto nell'origine. Al crescere di r0, che può variare tra 0 e +, diventano sempre più piccole ed il loro centro si sposta verso destra, passando dalla circonferenza rin=0 che coincide con la circonferenza di raggio unitario centrata nell'origine che delimita il dominio della carta fino al limite per r0+ in cui queste circonferenze collassano nel punto (u=1,w=0).

Invece, le circonferenze a parte immaginaria costante, ossia xin=x0, non sono interamente contenute nel dominio della carta di Smith, quindi nel cerchio di raggio unitario centrato nell'origine sono inclusi solo degli archi di tali circonferenze. Ora, x0 può variare da e +. Se x0>0, allora l'arco di circonferenza si trova al di sopra dell'asse delle ascisse (asse delle u), mentre se x0<0, allora si trova al di sotto. Se x00, come già detto poc'anzi, l'arco collassa proprio sull'asse delle ascisse. Dunque, l'asse u delle ascisse divide la carta di Smith in due regioni: quella superiore corrispondente ad impedenze d'ingresso a reattanza induttiva (xin>0) e quella inferiore corrispondente ad impedenze d'ingresso a reattanza capacitiva (xin<0). Passando ai limiti x0± anche questi archi di circonferenze collassano nel punto (u=1,w=0).

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Rapporto di onda stazionaria e carta di Smith

Conoscendo l'impedenza d'ingresso 𝐙𝐢𝐧(x), o il coefficiente di riflessione ρ(x), in una qualunque posizione lungo una linea non dissipativa, per esempio l'impedenza del carico a fine linea 𝐙𝐋, o il coefficiente di riflessione a fine linea ρ(l=0), per determinare il rapporto di onda stazionaria lungo una linea non dissipativa si può procedere nel modo seguente:

  • individuare il punto del piano le cui coordinate cartesiane corrispondono al valore del coefficiente di riflessione ρ(x), che coincide con il punto del piano in cui si intersecano la circonferenza con rin costante e l'arco di corconferenza con xin costante corrispondenti al valore dell'impedenza d'ingresso normalizzata
𝐳𝐢𝐧(x)=𝐙𝐢𝐧(x)𝐙𝟎
  • individuare la circonferenza centrata nell'origine e passante per questo punto del piano; operativamente, la si può tracciare con un compasso
  • tale circonferenza interseca l'asse delle ascisse (asse delle u) in due punti disposti simmetricamente rispetto all'origine: P1 con ascissa u negativa e P2 con ascissa u positiva
  • allora il ROS è uguale al valore di rin corrispondente alla circonferenza con rin costante passante per P2, mentre il valore di rin relativo a P1 è pari a 1/ROS.

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Tuttavia, in molte carte di Smith moderne è presente una scala in basso graduata in modo tale che, per leggere il valore del ROS, occorre tracciare con un righello una linea verticale verso il basso dal punto P1 invece che dal punto P2.

Osserviamo, infine, che, data una linea di trasmissione non dissipativa, per il fatto che, nel piano complesso della carta di Smith, lungo le circonferenze centrate nell'origine il modulo del coefficiente di riflessione è costante, e quindi, per la (39), è costante anche il rapporto di onda stazionaria, tali circonferenze sono dette circonferenze a ROS costante.[10][12]

Ammettenze normalizzate e carta di Smith delle ammettenze

LTemplate:'ammettenza d'ingresso normalizzata in una generica posizione x lungo una linea di trasmissione è definita come il reciproco dell'impedenza d'ingresso normalizzata:

(52) 𝐲𝐢𝐧(x)=1𝐳𝐢𝐧(x)

Analogamente, lTemplate:'ammettenza del carico nornalizzata è definita come:

(53) 𝐲𝐋=1𝐳𝐋

Alcune relazioni precedenti possono essere riscritte in termini di ammettenze normalizzate.

Per esempio, dalla (45) si ha:

(54) 𝐲𝐢𝐧(l=0)=𝐲𝐋

mentre dalla (46):

(55) 𝐲𝐢𝐧(x)=1ρ(x)1+ρ(x)

così come della (46'):

(55') 𝐲𝐢𝐧(l)=1ρ(l)1+ρ(l)

In particolare, a distanza nulla l=0 dal carico, ossia a fine linea, dalla (46'') si ha:

(55'') 𝐲𝐋=1ρ(l=0)1+ρ(l=0)

Per invertire la (55), osserviamo che dalla (47) si ha:

ρ(x)=1𝐲𝐢𝐧(x)11𝐲𝐢𝐧(x)+1=1𝐲𝐢𝐧(x)𝐲𝐢𝐧(x)1+𝐲𝐢𝐧(x)𝐲𝐢𝐧(x)

ossia:

(56) ρ(x)=1𝐲𝐢𝐧(x)1+𝐲𝐢𝐧(x)

oppure, analogamente:

(56') ρ(l)=1𝐲𝐢𝐧(l)1+𝐲𝐢𝐧(l)

In particolare, a distanza nulla l=0 dal carico, ossia a fine linea:

(56'') ρ(l=0)=1𝐲𝐋1+𝐲𝐋

Assodato ciò, data una linea non dissipativa, la costruzione della carta di Smith delle ammettenze è analoga a quella delle impedenze, cioè nel piano cartesiano (Re[ρ],Im[ρ]) si considerano le famiglie di curve corrispondenti ai luoghi dei punti in cui la parte reale e la parte immaginaria dell'ammettenza d'ingresso normalizzata 𝐲𝐢𝐧(x), in una generica posizione x lungo la linea di trasmissione, assumono valori costanti.

Per trovare queste due famiglie di curve, osserviamo che, posto:

   ρ(x) = ρ   =Re[ρ]   + j Im[ρ]   =u   +jw
 𝐲𝐢𝐧(x)=𝐲𝐢𝐧=Re[𝐲𝐢𝐧]+j Im[𝐲𝐢𝐧]=gin+jbin ,

con passaggi analoghi a quelli visti per la carta di Smith delle impedenze, dalla (55) si può dimostrare che risulta:

(57) 𝐲𝐢𝐧=gin+jbin[6pt]=1u2w2(1+u)2+w2j(2w(1+u)2+w2)[6pt]

Da ciò segue che l'equazione del luogo dei punti per cui la parte reale dell'ammettenza d'ingresso normalizzata è costante, ossia gin=g0, si scrive:

(58) (u+g01+g0)2+w2=(11+g0)2

che è l'equazione di una circonferenza di raggio 1/(1+g0) e centro (g0/(1+g0),0). Ad esempio, i punti caratterizzati da gin=1 si trovano sulla circonferenza centrata in (1/2,0) e di raggio 1/2.

Invece, l'equazione del luogo dei punti per cui la parte immaginaria dell'ammettenza d'ingresso normalizzata è costante, ossia bin=b0, si scrive:

(59) (u+1)2+(w+1b0)2=1b02

che è l'equazione di una circonferenze di raggio 1/|b0| e centro (1,1/b0). Considerando il limite per b00, si deduce che, anche per la carta di Smith delle ammettenze, i punti a parte immaginaria nulla si trovano sull'asse u della carta di Smith.

Come si può verificare, anche per la carta di Smith delle ammettenze, le circonferenze a parte immaginaria costante, ossia bin=b0, non sono interamente contenute nel dominio della carta, quindi nel cerchio di raggio unitario centrato nell'origine sono inclusi solo degli archi di tali circonferenze.

Confrontando la (50') con la (58) e la (51') con la (59), si comprende che la carta di Smith delle ammettenze è identica a quella delle impedenze ma, rispetto a quest'ultima, risulta ruotata di 180.

Infine, anche per la carta di Smith delle ammettenze, l'asse u delle ascisse divide la carta in due regioni: quella superiore corrispondente ad ammettenze d'ingresso a suscettanza induttiva (bin<0) e quella inferiore corrispondente ad ammettenze d'ingresso a suscettanza capacitiva (bin>0).

Caratteristiche di alcune linee di trasmissione

Cavo coassiale

Il cavo coassiale è una linea di trasmissione costituita da un conduttore interno centrale e da un conduttore esterno che funge da schermo. Tra questi due conduttori, disposti in modo da essere concentrici (ovvero, sullo stesso asse), è posto un dielettrico. Indicando con r1 il raggio del conduttore interno centrale, con r2 il raggio interno del conduttore esterno che fa da schermo, con ε e μ, rispettivamente, la costante dielettrica e la permeabilità magnetica del dielettrico posto tra i due, si ha:[4]

C=2πεlnr2r1

L=μ2πlnr2r1

e supponendo valida l'ipotesi di linea non dissipativa:

v=1LC=1εμ1εrε0μ0=cεr

R0=LC=12πμεlnr2r112πμ0εrε0lnr2r1

dove ε0 e μ0 sono la costante dielettrica e la permeabilità magnetica nel vuoto e εr e μr (generalmente uguale ad 1) sono i valori di costante dielettrica relativa e permeabilità magnetica relativa nel dielettrico; c la velocità della luce nel vuoto. Come si può notare, la velocità di propagazione all'interno del cavo dipende, in sostanza, solo da 1εr e, poiché per i cavi solitamente in commercio εr2, si ha che v0.7c.

Se nella precedente espressione di R0 andiamo a scrivere ε come εrε0 e μ come μrμ0 in modo che compaia l'impedenza caratteristica del vuoto μ0ε0 pari, come è noto, a 377 ohm, allora l'impedenza caratteristica R0 di un cavo coassiale, espressa in ohm, diventa:

R0(ohm)=12πμrμ0εrε0lnr2r1=12π377μrεrlnr2r1=377ln102πμrεrlnr2r1ln10=138μrεrlog10r2r11381εrlog10r2r1

Linea bifilare (doppino)

La linea bilifalare, o piattina bifilare, o doppino, è costituita da due fili paralleli, ciascuno di raggio r e posti a distanza d. Indicando con ε e μ, rispettivamente, la costante dielettrica e la permeabilità magnetica del dielettrico, di solito l'aria, in cui i due fili sono immersi, si ha:[4]

C=πεlndrπε0lndr

L=μπlndrμ0πlndr

e supponendo valida l'ipotesi di linea non dissipativa:

v=1LC=1εμ1ε0μ0=c

R0=LC=1πμεlndr1πμ0ε0lndr

poiché per l'aria si ha εε0 ossia εr1 e μμ0 ossia μr1.

Da ciò, se andiamo a scrivere ε come εrε0 e μ come μrμ0 in modo che compaia l'impedenza caratteristica del vuoto, segue che l'impedenza caratteristica della linea bifilare, espressa in ohm, vale:

R0(ohm)=1πμrμ0εrε0lndr=1π377μrεrlndr=377ln10πμrεrlndrln10=276μrεrlog10dr276log10dr

Note

  1. considerando solo il modo di propagazione TEM
  2. in pratica le correnti nei due conduttori sono uguali in modulo ma opposte in verso, tuttavia si considera un solo valore attribuendo loro anche lo stesso segno; questo è vero sapendo che, in ogni istante, la corrente uscente dal generatore a inizio linea e quella entrante sono uguali; ciò, invece, potrebbe non essere vero se il generatore non fosse un componente a costanti concentrate, cioè se non fosse di piccole dimensioni rispetto alla lunghezza d'onda in gioco
  3. 3,0 3,1 Template:Cita libro
  4. 4,0 4,1 4,2 4,3 4,4 4,5 4,6 4,7 Template:Cita libro
  5. 5,0 5,1 5,2 5,3 5,4 5,5 5,6 5,7 Template:Cita libro
  6. Template:Cita web
  7. 7,0 7,1 7,2 7,3 se il semiasse reale positivo punta verso destra e il semiasse immaginario positivo punta verso l'alto
  8. Template:Cita libro pp. 428-433
  9. 9,0 9,1 Template:Cita libro pp.13-16
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  11. 11,0 11,1 11,2 Template:Cita web
  12. Template:Cita web

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