Matrice di Vandermonde

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In algebra lineare con matrice di Vandermonde si indica una matrice le cui righe (oppure le cui colonne) hanno elementi, a partire da 1, in progressione geometrica: ai,j=αij1 (oppure la trasposta ai,j=αji1)[1]. Prende il nome dal matematico francese Alexandre-Théophile Vandermonde.

V=(1α1α12α1n11α2α22α2n11α3α32α3n11αmαm2αmn1).

Determinante

Una matrice quadrata di Vandermonde di ordine n ha determinante

det(V)=1i<jn(αjαi),

cioè è il prodotto di tutte le possibili differenze (contate una volta sola, con segno opportuno) tra i coefficienti.

Da quest'espressione per il determinante segue che le matrici quadrate di Vandermonde hanno determinante nullo solo se hanno due coefficienti αi uguali, ossia due righe uguali. In particolare, il rango di una generica matrice di Vandermonde è il minimo tra il numero di colonne e il numero di distinti coefficienti αi (ossia di righe distinte).

Dimostrazione

Questa formula si dimostra per induzione sull'ordine n.
Vale per n=1 (prodotto vuoto).
Per il passo induttivo, supponendo vera la formula per l'ordine n1, il determinante di una matrice di Vandermonde di ordine n può essere calcolato:

  • sottraendo ad ogni colonna la colonna precedente moltiplicata per α1
det(V)=det(10001α2α1α2(α2α1)α2n2(α2α1)1α3α1α3(α3α1)α3n2(α3α1)1αnα1αn(αnα1)αnn2(αnα1));
  • dividendo ogni riga j-esima (tranne la prima) per il termine αjα1, portandolo fuori dalla matrice
det(V)=det(1000(α2α1)11α2α2n2(α3α1)11α3α3n2(αnα1)11αnαnn2)j=2n(αjα1)=det(1α2α2n21α3α3n21αnαnn2)j=2n(αjα1);
  • infine applicando la formula del determinante per una matrice di Vandermonde di ordine n1
det(V)=(2i<jn(αjαi))(j=2n(αjα1))=1i<jn(αjαi).

Dimostrazione alternativa

Il determinante di V è chiaramente un polinomio sui coefficienti α1,,αn, e si annulla quando due righe sono uguali, ossia quando αi=αj. Ne consegue che il determinante è uguale a un polinomio P(α1,,αn) moltiplicato per 1i<jn(αjαi); secondo la classica formula di Leibniz, il grado del determinante su ogni variabile è n1, quindi il polinomio P è una costante Pn. Che questa costante sia esattamente 1 si può dimostrare per induzione, confrontando i coefficienti di αnn1 ottenuti secondo la formula del determinante e secondo l'ipotesi induttiva.

Applicazioni

Le matrici di Vandermonde descrivono i problemi di interpolazione polinomiale: i coefficienti di un polinomio P(X)=c0+c1X++cn1Xn1 il cui grafico nel piano passa per i punti (x1,y1),,(xn,yn) sono le soluzioni del sistema lineare

(1x1x12x1n11x2x22x2n11xnxn2xnn1)(c0c1cn1)=(y1y2yn).

Le matrici di Vandermonde e i loro determinanti sono utilizzati per la formula di Frobenius, per le proprietà dei codici BCH, per l'interpolazione di Hermite, per la trasformata di Fourier discreta e per diagonalizzare le matrici compagne di un polinomio.

Le matrici di Vandermonde sono mal condizionate.

Note

Bibliografia

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