Spirale archimedea

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Un esempio quotidiano di spirale di Archimede è una corda arrotolata per terra, dove ogni spira ha la medesima larghezza

Una spirale archimedea o spirale di Archimede, così chiamata dal nome del matematico Archimede, è una curva che può essere descritta in coordinate polari (r,θ) dalla seguente equazione:

r(θ)=a+bθ,

con a e b numeri reali e b strettamente positivo. La modifica del parametro a ruota la spirale, mentre b controlla la distanza fra i bracci.

La spirale di Archimede si distingue dalla spirale logaritmica per il fatto che i bracci successivi hanno una distanza fissa (uguale a 2πb se θ è misurato in radianti), mentre in una spirale logaritmica le distanze seguono una progressione geometrica.

Questa spirale archimedea ha due bracci, uno per θ>a/b e uno per θ<a/b. I due bracci hanno un raccordo liscio all'origine. Un braccio si ottiene dall'altro costruendo la sua immagine speculare rispetto a un opportuno asse.

Talvolta l'espressione «spirale di Archimede» è usato per un gruppo più generale di spirali:

r(θ)=a+bθ1/x.

La normale spirale archimedea si ottiene per x=1. Altre spirali che ricadono in questo gruppo sono la spirale iperbolica (x=1), la spirale di Fermat (x=2), e il lituo (x=2). Quasi tutte le spirali che si trovano in natura sono spirali logaritmiche, e non di Archimede.

Equazione parametrica

La rappresentazione parametrica della spirale archimedea, al variare del parametro θ in [ab,+), è data da

{x(θ)=(a+bθ)cosθy(θ)=(a+bθ)sinθ,

con a e b numeri reali e b strettamente positivo.

Curiosità

Il problema della rettificazione della circonferenza, che tanti sforzi costò agli antichi geometri, fu risolto anche da Archimede, introducendo una nuova curva, oltre a quelle generabili con il solo uso di riga e compasso. Questa era proprio la sua spirale. Egli riuscì a produrre un risultato che se si pensa agli strumenti matematici dell'epoca ha dell'incredibile.

Si consideri il cosiddetto primo cerchio di Archimede[1] (si veda la figura a lato). Si tracci la retta s normale al raggio AH del primo cerchio di centro A e passante per l'origine della spirale. Si consideri, poi, la retta tangente alla spirale in H che interseca la retta s in un punto che chiamiamo F. Archimede dimostra che il segmento FA è la rettificazione della circonferenza del cerchio di raggio AH[2]. Così facendo, Archimede, sposta il problema della rettificazione della circonferenza a quello di tracciare la tangente alla spirale, cosa che con il solo uso di riga e compasso è impossibile.

Note

  1. Per primo cerchio si intende il cerchio generato dal raggio vettore della spirale dopo una rotazione completa.
  2. Nell'opera Sulle spirali, si legge,
    PROPOSIZIONE 18: Se una linea retta è tangente ad una spirale, nella prima rotazione, nel termine [H] della spirale stessa e se dal punto che è principio della spirale si conduce una retta perpendicolare alla retta principio della rotazione, la [retta] così condotta incontra la tangente e il segmento di retta compreso fra la tangente e il principio della spirale sarà uguale alla circonferenza del primo cerchio.

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