Onda d'urto

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Onde d'urto prodotte da un Northrop T-38 Talon durante il volo, 13 dicembre 1993 Wallops Island, Virginia. Strioscopia di Leonard Weinstein del Langley Research Center della NASA.[1]
Compressione a Mach 1,2 osservata mediante strioscopia. (Immagine: NASA)

In fluidodinamica e aerodinamica con il termine onda d'urto si indica un sottile strato di forte variazione dei campi di pressione, temperatura, densità e velocità del fluido. Tale sottile spessore, dell'ordine di 10 nm, viene modellato matematicamente come una discontinuità.

Tipologie

Un'onda d'urto può essere normale oppure obliqua alla direzione della velocità relativa tra onda e corrente, e può altresì essere stazionaria oppure spostarsi rispetto a un corpo che la genera. Le onde sonore, essendo identificabili come piccoli disturbi di pressione e di velocità, in quanto queste ultime grandezze sono legate nelle equazioni che governano il fenomeno, rappresentano delle onde d'urto che, per la loro bassa intensità, possono essere considerate isoentropiche, cioè onde che non modificano sensibilmente l'entropia del flusso che le attraversa o che attraversano (sono anche dette onde di Mach). Il meccanismo delle onde d'urto oblique è in grado di deviare un flusso supersonico.

Di particolare interesse sono anche le onde d'urto adiabatiche, cioè quelle che si possono verificare in una corrente di fluido animata da moto omoenergetico.

Onda d'urto normale

Si consideri la figura a destra. Si immagini un serbatoio a monte del condotto di figura che per qualche motivo si svuoti generando un flusso di fluido (che considereremo gas perfetto) all'interno del condotto. Dette 1 e 2 le due sezioni di controllo, detta

T0

la temperatura totale nel serbatoio, e

p0

la pressione totale, detto

τ

il volume di controllo, e siano le variazioni di sezione fra 1 e 2 trascurabili, individuando con

n1

la normale alla sezione 1 e con

n2

alla sezione 2, si immagini che, a causa delle condizioni di pressione a valle del condotto, o delle condizioni di raccordo del condotto stesso, il fluido sia costretto a cambiare repentinamente le sue proprietà di pressione, velocità e temperatura all'interno di un piccolo volume (indicato appunto con

τ

).

Chiameremo questa zona di discontinuità onda d'urto normale.

Supponendo il flusso stazionario, e cioè nulle le derivate delle quantità rispetto al tempo, facciamo il bilancio della massa e della quantità di moto. Ipotizzando un flusso all'ingresso del volume di controllo supersonico unidimensionale, indicheremo con ρ la densità del fluido, con u la velocità e con A la sezione.

Bilancio di massa:

ρ1u1A1=ρ2u2A2.

Coincidendo A1 con A2 il bilancio diviene

ρ1u1=ρ2u2=J

dove J è la densità di corrente massica, una costante invariante a monte e a valle del volume di controllo.

Bilancio della quantità di moto:

A2(p2+ρ2u22)n2A1(p1+ρ1u12)n1=R+Mg

Abbiamo indicato con R la risultante delle azioni del condotto sul fluido, con M la massa di fluido, e con g l'accelerazione di gravità.

Trascuriamo ora il peso del fluido e l'azione del condotto sul fluido stesso, agendo essa sull'area laterale del volume, di ordine inferiore rispetto alle aree frontali. Dunque poiché A1=A2 e n1=n2 allora il bilancio della quantità di moto diviene semplicemente p2+ρ2u22=p1+ρ1u12=H ovvero il carico idraulico è invariante a monte e a valle del volume di controllo.

Facciamo ora il bilancio dell'energia:

ρ2A2u2h02ρ1A1u1h01=MQ˙ dove h0 è l'entalpia totale e Q˙ la potenza termica introdotta. Essendo Q˙=0 (condotto adiabatico) semplicemente h02=h01=h0.

Abbiamo dunque tre invarianti: J, H, e h0. Ricordiamo la definizione di velocità del suono critica ac:

((γ1)/2)u2=a02=((γ+1)/2)ac2.

Si è indicata con a0 la velocità del suono ad entalpia totale e γ=cpcv è il coefficiente isoentropico.

Inoltre a2=γrT=γuJ(HJu) e dunque giungiamo all'equazione che regola le onde d'urto normali:

u22γγ+1HJu+ac2=0.

Chiamiamo u1 e u2 le due soluzioni dell'equazione (reali e distinte oppure reali e coincidenti), poiché per la nota proprietà delle equazioni di secondo grado u1u2=ac2, allora in un urto normale è M1cM2c=1, dove con Mc abbiamo indicato il numero di Mach critico, definito come Mc=uac. Da questa relazione notiamo subito che un flusso attraverso un'onda d'urto normale passa da supersonico a subsonico o viceversa (ma quest'ultima alternativa è impossibile perché viola il 2º principio della termodinamica).

Urto normale

Template:Vedi anche La relazione che lega i numeri di Mach "veri" è la seguente:

M22=1+γ12M12γM12γ12.

Osservando tale relazione si nota che per M1 1 allora anche M2 1 (in questo caso avremo una zona di debole discontinuità, fenomeno quasi isoentropico chiamato "onda di Mach"). Se invece M1  allora M2 (γ12γ)12.

Per quanto riguarda le velocità:

u1u2=γ+12M121+γ12M12

La velocità dunque attraverso un urto normale diminuisce.

Per le pressioni:

p2p1p1=2γγ+1(M121).

La pressione aumenta, dunque, attraverso l'onda.

Dalle leggi di Poisson si ricava poi:

p01p02=[1+2γγ+1(M121)]1γ1[(γ1)M12+2(γ+1)M12]γγ1

Se M1>1 allora anche p01>p02 e viceversa se M1<1. Indicando con σ l'entropia, poiché Δσ=σ2σ1=rln(p01p02) e che Δσ>0 per il secondo principio della termodinamica, allora è che p02<p01 e dunque M1>1. Sono dunque possibili onde d'urto normali solo con flusso in ingresso supersonico.

Per quanto riguarda la temperatura:

p1u1p2u2=Jr(T1T2)

Da cui T1<T2 perché il primo membro dell'equazione detta è negativo. Dunque la temperatura aumenta attraverso l'onda.

Onde d'urto oblique

Le onde d'urto oblique sono zone di discontinuità del campo fluidodinamico poste con un angolo diverso da 90° rispetto al flusso. Considerando la figura a destra, si chiami v la velocità di un sistema di riferimento che trasli senza accelerare rispetto ad un'onda d'urto normale. Chiamo

u1

la velocità del fluido in ingresso rispetto ad un riferimento fermo, mentre

w1

la velocità vista secondo il sistema di riferimento traslante. L'osservatore solidale con il sistema di riferimento traslante vede entrare un flusso con angolo

β

rispetto all'onda, e lo vede uscire deviato di un angolo

θ

. Rispetto alla trattazione fatta nel paragrafo precedente, cambieranno le quantità relative alle velocità, ma non quelle relative all'entalpia o all'entropia. Chiamo

h0=h+w122

la nuova entalpia totale, sempre invariante, mentre individuo in

h0n=h+u122

l'entalpia totale relativa alla parte normale della velocità del fluido. Poiché energeticamente non è cambiato nulla rispetto alla situazione precedente, il salto di entropia sarà lo stesso.

Relazioni per le onde d'urto oblique

Dunque la relazione che lega il numero di Mach d'entrata e uscita nel sistema di riferimento mobile sarà:

M22sen2(βθ)=1+γ12M12sen2(β)γM12sen2(β)γ12
M1n>1 implica che M1sen(β)>1 sen(β) 1M1=sen(μ1) β μ1 dove μ1 è l'angolo del cono di Mach a monte dell'onda.

Il salto di densità è dato da:

ρ2ρ1=γ+12M12sen2(β)1+γ12M12sen2(β)

La pressione varia secondo la relazione:

p2p1p1=2γγ+1(M12sen2(β)1)

Relazione fra angolo di deviazione del flusso e angolo di inclinazione dell'onda obliqua

Relazione tra l'angolo di deflessione del flusso θ l'angolo di inclinazione dell'urto β.

La relazione tra θ e β è la seguente:

tan(θ)=2cot(β)M12sen2(β)1M12(γ+cos2(β))+2

Fissato un certo Mach in ingresso, come si vede dal grafico data la svolta θ esistono due possibili soluzioni: una con il flusso in uscita supersonico ed una con flusso in uscita subsonico (una con β maggiore, ed una con β minore). Inoltre si individua un angolo di svolta massimo, indicato nel grafico come θmax. Il significato fisico di questo angolo massimo è molto importante e si intuisce immediatamente che un flusso supersonico deviato da un'onda obliqua non potrà effettuare svolte superiori al θmax indicato in figura.

Note

  1. Maggiori informazioni sul sito della NASA Template:Cita web.

Bibliografia

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