Nettunio

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Template:Elemento chimico

Il nettunio è un elemento chimico con numero atomico 93 e il suo simbolo è Np. È un elemento transuranico incluso nella serie degli attinoidi sulla tavola periodica.[1] Possiede 19 isotopi, tutti instabili[1], e si presenta, allo stato solido, in 3 forme allotropiche. Il suo isotopo più stabile (237Np) è un sottoprodotto di reazione nei reattori nucleari[2] e trova impiego nella costruzione di rilevatori di neutroni. È presente, in tracce, nei minerali di uranio.[3]

Storia

Il nettunio appartiene alla serie degli attinoidi e fu il primo elemento transuranico ad essere sintetizzato in laboratorio. Fu scoperto e battezzato «nettunio» (dal pianeta Nettuno, per analogia con l'uranio) da Edwin McMillan e Philip Hauge Abelson, nel 1940, all'interno del Radiation Laboratory (dal 1959, Lawrence Berkeley National Laboratory) dell'Università di Berkeley in California. I due fisici sintetizzarono l'isotopo 239Np (con un'emivita di 2,3 giorni) in un ciclotrone bombardando dell'uranio con neutroni lenti (ovvero con energia Template:Val[4]).[5][6][7]

238 92U + 01n   92239U 23 minβ  93239Np 2 355 gβ  94239Pu

Prima di tale data, sono menzionati in letteratura almeno tre annunci della scoperta dell'elemento 93 – con il nome di ausonio (Enrico Fermi et alii), di boemio nel 1934 e di sequanio nel 1939 – tutti smentiti da successive verifiche.[8][9]

Caratteristiche

Allo stato solido, il nettunio si presenta come un metallo di colore argenteo, discretamente reattivo ed esistente in tre forme allotropiche[3][7]:

  • α-nettunio: ortorombico con densità 20,25 g/cm³ (20 250 kg/m³).
  • β-nettunio (oltre i 280 °C), tetragonale con densità 19,36 g/cm³ (19 360 kg/m³) a 313 °C.
  • γ-nettunio (oltre 577 °C), cubico con densità 18 g/cm³ (18 000 kg/m³) a 600 °C.

Disponibilità

Tracce di nettunio sono presenti, in natura, nei minerali di uranio come prodotto di decadimento radioattivo del 237U. L'isotopo 237Np si può sintetizzare per riduzione di NpF3 con vapori di bario o litio a circa Template:M[3], ma prevalentemente si ottiene come sottoprodotto di reazione dal combustibile nucleare esausto e/o durante la produzione di plutonio. 237Np viene prodotto anche per decadimento alfa di 241Am.[10]

Con la cattura di un neutrone termico, un atomo di 235U passa allo stato eccitato di 236mU, un isomero metastabile con un'emivita di Template:Val.[11] Escludendo gli atomi che decadono nuovamente in 235U per reazioni di scattering elastico e anelastico, circa l'84% dei nuclei eccitati subisce la fissione, mentre il restante 16% decade allo stato fondamentale di 236U cedendo Template:M sotto forma di radiazioni gamma.[12][13][14]

235 92U + 01n   92236Um 120 ns  92236U + γ

Un'ulteriore cattura neutronica produce 237U che ha un'emivita di 7 giorni e decade rapidamente in 237Np.

236 92U + 01n   92237U 6,75 gβ  93237Np

237U viene prodotto anche tramite una reazione (n,2n) con 238U (ma solo se i neutroni hanno alta energia).

Isotopi

Sono noti 19 radioisotopi del nettunio, i più stabili dei quali sono il 237Np con emivita di 2,14 milioni di anni, il 236Np con emivita di 154 000 anni e 235Np con emivita di 396,1 giorni. Tutti gli altri isotopi radioattivi hanno emivite inferiori a 5 giorni e, per la maggior parte, inferiori ad 1 ora. Questo elemento ha anche 4 stati metastabili, di cui il più stabile è il 236mNp (t½ 22,5 ore).[15][16]

Gli isotopi di nettunio hanno un peso atomico variabile tra 225,034 u (225Np) e 244,068 u (244Np). Il principale modo di decadimento prima dell'isotopo più stabile (237Np) è la cattura elettronica (con un decadimento alfa significativo), mentre quello più comune dopo l'isotopo più stabile è il decadimento beta. I prodotti di decadimento prima di 237Np sono isotopi di uranio (mentre il decadimento alfa produce, invece, isotopi di protoattinio) e i prodotti principali dopo di esso sono isotopi di plutonio.[15][16]

Radionuclide Z(p) N(n)  
Massa (u)
 
emivita spin nucleare
energia di eccitazione
225Np 93 132 225,03391(8) 3# ms [>2 µs] 9/2−#
226Np 93 133 226,03515(10)# 35(10) ms
227Np 93 134 227,03496(8) 510(60) ms 5/2−#
228Np 93 135 228,03618(21)# 61,4(14) s
229Np 93 136 229,03626(9) 4,0(2) min 5/2+#
230Np 93 137 230,03783(6) 4,6(3) min
231Np 93 138 231,03825(5) 48,8(2) min (5/2)(+#)
232Np 93 139 232,04011(11)# 14,7(3) min (4+)
233Np 93 140 233,04074(5) 36,2(1) min (5/2+)
234Np 93 141 234,042895(9) 4,4(1) d (0+)
235Np 93 142 235,0440633(21) 396,1(12) d 5/2+
236Np 93 143 236,04657(5) Template:Val (6−)
236mNp Template:Val 22,5(4) h 1
237Np 93 144 237,0481734(20) Template:Val 5/2+
238Np 93 145 238,0509464(20) 2,117(2) g 2+
238mNp 2300(200)# keV 112(39) ns
239Np 93 146 239,0529390(22) 2,356(3) d 5/2+
240Np 93 147 240,056162(16) 61,9(2) min (5+)
240mNp 20(15) keV 7,22(2) min 1(+)
241Np 93 148 241,05825(8) 13,9(2) min (5/2+)
242Np 93 149 242,06164(21) 2,2(2) min (1+)
242mNp 0(50)# keV 5,5(1) min 6+#
243Np 93 150 243,06428(3)# 1,85(15) min (5/2−)
244Np 93 151 244,06785(32)# 2,29(16) min (7−)

Composti

Possiede vari stati di ossidazione, i più alti dei quali sono quelli ottenuti in soluzione acquosa[7] come Np3+ (di colore purpureo analogamente allo ione Pm3+) che produce, per ossidazione all'aria, Np4+ (verde-giallo) e, successivamente, NpOTemplate:Apici e pedici (rosa pallido).[17] Un altro stato di ossidazione conosciuto è NpOTemplate:Apici e pedici (verde bluastro in soluzione acquosa) ottenuto per ossidazione di Np4+ con acido nitrico caldo.[17][18]

I principali composti del nettunio sono gli alogenuri NpF6 (arancione), NpF4 (verde), NpF3 (viola-nero), NpCl4 (rosso-marrone), NpCl3 (bianco), NpBr4 (rosso-marrone), NpBr3 (verde), NpI3 (marrone) e gli ossidi Np3O8 e NpO2.[7][17]

Inquinamento da 237Np nel lungo periodo

Gli isotopi di nettunio più pesanti decadono rapidamente, mentre quelli più leggeri non possono essere prodotti per cattura neutronica; di conseguenza, la separazione chimica del nettunio dal combustibile nucleare esausto produce sostanzialmente il solo 237Np. Per tale motivo – e per la scarsa rilevanza come prodotto del decadimento naturale nei giacimenti di minerali uranili – questo radionuclide del nettunio si presta come indicatore dell'inquinamento di lungo periodo connesso con le attività nucleari umane.[19][20]

Come altri tre prodotti di fissione (99Tc, 129I e 234U) il radioisotopo 237Np possiede un'emivita molto lunga[21], è facilmente solubile in acqua e viene scarsamente assorbito dai minerali per cui, pur essendo un nuclide a bassa emissione radioattiva, potrebbe rappresentare, nel lungo periodo (> Template:M dallo stoccaggio) a causa del progressivo accumulo e dell'elevata mobilità[22], l'agente più significativo di inquinamento radioattivo per le falde acquifere e i bacini idrografici prossimali ai depositi di scorie se questi ultimi dovessero deteriorarsi.[23][24][25]

Applicazioni

237Np trova impiego nella costruzione di dosimetri di neutroni veloci e ad alta energia[26], anche per uso personale[27], in campo ospedaliero e industriale.[28] Lo stesso radioisotopo del nettunio è anche un prodotto di decadimento dell'americio presente nei rivelatori di fumo a ionizzazione.[29]

L'irradiazione neutronica di 237Np origina 238Pu che è una sorgente di particelle α per i generatori termoelettrici a radioisotopi (RTG) utilizzati, prevalentemente, nel campo dell'esplorazione spaziale. 237Np cattura un neutrone per formare 238Np che decade – per emissione beta dopo un paio di giorni – in 238Pu.[30]

237 93Np + 01n   93238Np 2 117 gβ  94238Pu

Il nettunio è fissile e potrebbe teoricamente essere utilizzato come combustibile nei reattori a neutroni veloci o nelle armi nucleari.[31] Nel 1992, il Dipartimento dell'energia degli Stati Uniti declassificò un documento che attestava la possibilità di impiego di 237Np nella costruzione di armi nucleari.[32] Nel settembre 2002, alcuni ricercatori dell'Università della California hanno creato, presso il Los Alamos National Laboratory, la prima massa critica di nettunio utilizzando, per gli esperimenti, una sfera di 6 kg di 237Np circondata da un guscio di uranio arricchito. I risultati degli esperimenti hanno mostrato che la massa critica è compresa attorno ai Template:Val.[33]

Note

  1. 1,0 1,1 Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore IUPAC1
  2. Template:Cita web
  3. 3,0 3,1 3,2 Template:Cita libro
  4. Template:Cita pubblicazione
  5. Template:Cita web
  6. Template:Cita pubblicazione
  7. 7,0 7,1 7,2 7,3 Bagnall K. W., The actinide elements, New York 1973. Citato in Enciclopedia della Scienza e della Tecnica, Mondadori, 1980, vol IX p. 75.
  8. Template:Cita pubblicazione
  9. Template:Cita pubblicazione
  10. Template:Cita pubblicazione
  11. Template:Cita web
  12. Template:Cita web Dispensa per il corso di Applicazioni delle Tecniche della Fisica Nucleare dell'Istituto nazionale di fisica nucleare.
  13. Template:Cita libro
  14. Template:Cita libro
  15. 15,0 15,1 Template:Cita web
  16. 16,0 16,1 Template:Cita web In Template:Cita pubblicazione
  17. 17,0 17,1 17,2 Template:Cita pubblicazione
  18. Template:Cita libro
  19. Template:Cita pubblicazione
  20. Template:Cita pubblicazione Relativo all'analisi di campioni di terreno contaminati dall'impianto nucleare di Sellafield.
  21. Gli LLFP (Long-lived fission products) sono i prodotti di decadimento con emivita superiore ai 200 000 anni. Per quanto riguarda i radionuclidi menzionati, 99Tc ha una emivita di 211 000 anni, 234U di 246 000 anni, 237Np di 2,144 milioni di anni e 129I di 15,7 milioni di anni.
  22. 237Np è l'attinoide più mobile tra quelli presenti nei depositi nucleari situati in giacimenti geologici profondi (Roger Eckard, Yucca Mountain – Looking ten thousand years into the future, Los Alamos National Laboratory, 2005).
  23. Template:Cita pubblicazione
  24. Template:Cita web
  25. Template:Cita pubblicazione
  26. I neutroni veloci sono neutroni con energia iniziale compresa tra Template:M e alcune decine di MeV; sono considerati ad alta energia quelli con energia superiore a 100 MeV.
  27. Template:Cita pubblicazione
  28. Template:En Template:Citazione In: Template:Cita web
  29. Template:Cita web
  30. Template:Cita pubblicazione
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Bibliografia

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