Jacobaea paludosa

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Il senecione palustre (nome scientifico Jacobaea paludosa (L.) G.Gaertn., B.Mey. & Scherb., 1802) è una specie di pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae (sottofamiglia Asteroideae).[1][2]

Etimologia

Il nome del genere (Jacobaea) potrebbe derivare da due fonti possibili: (1) da San Giacomo (o Jacobus); oppure (2) in riferimento all'isola di Santiago (Capo Verde).[3] L'epiteto specifico (paludosa = di palude) fa invece riferimento al suo tipico habitat.[4]
Il binomio scientifico attualmente accettato (Jacobaea paludosa) è stato proposto inizialmente da Carl von Linné e perfezionato successivamente da un gruppo di botanici tedeschi quali Gottfried Gaertner (1754-1825), Bernhard Meyer (1767-1836) e Johannes Scherbius (1769-1813) nella pubblicazione ”Oekonomisch-Technische Flora der Wetterau” del 1802.[5]

Descrizione

Il portamento
Le foglie
Infiorescenza
I fiori

Habitus. L'altezza di queste piante varia da 5 a 15 dm (massimo 20 dm). La forma biologica è elofita (He), ossia sono piante semi-acquatiche con la base e le gemme perennanti sommerse, ma con il fusto e le foglie aeree. In alcuni casi la forma biologica può essere anche di tipo emicriptofita. Queste piante possiedono al loro interno delle sostanze chimiche quali i lattoni sesquiterpenici e alcaloidi pirrolizidinici[6][7][8][9][10][11][12]

Radici. Le radici in genere sono secondarie da rizoma e possono essere fibrose.

Fusto.

  • Parte ipogea: la parte sotterranea consiste in un rizoma a portamento obliquo non stolonifero.
  • Parte epigea: la parte aerea del fusto è eretta a sezione tubulosa.

Foglie. Le foglie hanno la lamina intera a forma lineare (sia le basali che quelle cauline). I brodi sono seghettati con i denti rivolti verso l'apice della foglia. Sono verdi (più chiare nella pagina inferiore), a consistenza tenue e più o meno pubescenti. Quelle basali all'antesi sono scomparse. Dimensione delle foglie inferiori: larghezza 1 cm: lunghezza 9 – 13 cm.

Infiorescenza. La sinfloresenza è formata da numerosi capolini, non molto grandi, in formazione di racemo che normalmente sovrastano l'apparato fogliare. La struttura dei capolini (l'infiorescenza vera e propria) è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro piriforme composto da più brattee (mediamente 13) disposte su due ranghi (uno interno e uno esterno), che fanno da protezione al ricettacolo più o meno piano e nudo (senza pagliette)[13] sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati gialli (circa 10 - 22) e quelli interni tubulosi di colore giallo più accentuato. Le squame interne dell'involucro sono più o meno tutte uguali, mentre quelle esterne, alla base dell'involucro, possono essere presenti oppure no. Dimensione delle squame maggiori: 7 – 8 mm (quelle esterne sono lunghe la metà). Diametro dei capolini: 2 – 3,5 cm.

Fiori. I fiori sono tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati e zigomorfi) sono femminili; mentre quelli del disco centrale (tubulosi e actinomorfi) sono bisessuali o a volte funzionalmente maschili.

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[14]
  • Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
  • Corolla: nella parte inferiore i petali della corolla sono saldati insieme e formano un tubo. In particolare le corolle dei fiori del disco centrale (tubulosi) terminano con delle fauci dilatate a raggiera con cinque lobi. I lobi possono avere una forma da deltoide a triangolare-ovata. Nella corolla dei fiori periferici (ligulati) il tubo si trasforma in un prolungamento da nastriforme o ligulato a filiforme o allargato, terminante più o meno con cinque dentelli. Il colore delle corolle è giallo. Lunghezza dei fiori ligulati: 12 – 15 mm.
  • Androceo: gli stami sono 5 con dei filamenti liberi. La parte basale del collare dei filamenti può essere dilatata. Le antere invece sono saldate fra di loro e formano un manicotto che circonda lo stilo. Le antere sono senza coda ("ecaudate"); a volte sono presenti delle appendici apicali che possono avere varie forme (principalmente lanceolate). La struttura delle antere è di tipo tetrasporangiato, raramente sono bisporangiate. Il tessuto endoteciale è radiale o polarizzato. Il polline è tricolporato (tipo "helianthoid").[15]
  • Gineceo: lo stilo è biforcato con due stigmi nella parte apicale. Gli stigmi sono sub-cilindrici, troncati e con un ciuffo di peli alla sommità. Le superfici stigmatiche (i recettori del polline) sono separate.[6] L'ovario è infero uniloculare formato da 2 carpelli.
  • Antesi: da giugno a settembre.

Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. La forma degli acheni è ellittico-oblunga oppure strettamente oblunga; la superficie è percorsa da diverse coste longitudinali e può essere glabra o talvolta pubescente. Possono essere presenti delle ali o degli ispessimenti marginali. Non sempre il carpoforo è distinguibile. Il pappo (persistente o caduco) è formato da numerose setole snelle, bianche disposte in serie multiple.

Biologia

Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).

Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).

Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro (se presenti) si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta. Inoltre per merito del pappo il vento può trasportare i semi anche a distanza di alcuni chilometri (disseminazione anemocora).

Distribuzione e habitat

Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[16] – Distribuzione alpina[17])

Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Eurosiberiano.

Distribuzione: in Italia questa specie è presente solamente al nord (è rara). Nelle Alpi è più facile trovarla nella parte orientale. Oltreconfine (sempre nelle Alpi) si trova in Francia (dipartimenti di Isère, Savoia e Alta Savoia), in Svizzera (cantone di Berna) e in Austria (Länder del Tirolo Settentrionale, Carinzia, Stiria e Austria Superiore). Sugli altri rilievi europei si trova nei Vosgi, Massiccio del Giura, Monti Balcani e Carpazi.[17]

Habitat: l'habitat tipico sono le paludi oligotrofe e gli ambienti acquatici in genere, prati e pascoli igrofili e boschi a peccete, lariceti e abetine. Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo con pH neutro, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere bagnato.

Distribuzione altitudinale: sui rilievi alpini queste piante si possono trovare fino a 600 Template:M s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare e in parte quello montano (oltre a quello planiziale – a livello del mare).

Fitosociologia

Dal punto di vista fitosociologico alpino Jacobaea paludosa appartiene alla seguente comunità vegetale:[17]

Formazione: delle comunità delle megaforbie acquatiche
Classe: Phragmito-Magnocaricetea
Ordine: Phragmitetalia communis
Alleanza: Magnocaricion

Tassonomia

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sudamerica, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[18], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[19] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[20]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie; la sottofamiglia Asteroideae è una di queste e rappresenta l'evoluzione più recente di tutta la famiglia.[1][10][11]

Filogenesi

Il genere di questa voce appartiene alla sottotribù Senecioninae della tribù Senecioneae (una delle 21 tribù della sottofamiglia Asteroideae). La struttura della sottotribù è molto complessa e articolata (è la più numerosa della tribù con oltre 1.200 specie distribuite su un centinaio di generi) e al suo interno sono raccolti molti sottogruppi caratteristici le cui analisi sono ancora da completare. Il genere di questa voce, insieme al genere Bethencourtia, forma un "gruppo fratello" e si trova, da un punto di vista filogenetico, in una posizione abbastanza centrale della sottotribù.[11]

I caratteri distintivi per le specie del genere Jacobaea sono:[12]

  • caratteristico è il rivestimento con peli sottili, sinuosi formanti un feltro compatto;
  • alcune brattee dell'involucro inferiore (chiamato anche calice dell'involucro) solo più lunghe di quelle interne.

La specie di questa voce (J. paludosa) secondo alcuni studi fatti all'inizio di questo nuovo millennio[21] fu assegnata alla sezione Jacobaea (Mill.) Dumort. del genere Senecio; in seguito fu definitivamente assegnata al genere Jacobaea. La specie è caratterizzata da foglie divise (e non), brattee dell'involucro erette dopo la caduta degli acheni e piante generalmente perenni.[13] A parte il gruppo basale (J. incana, J. adonidifolia, J. abrotanifolia e J. minuta) la J. paludosa insieme al J. cannabifolia risulta essere il gruppo fratello di tutte le altre specie della sezione Jacobaea.[21]

La specie J. paludosa è individuata dai seguenti caratteri specifici:[12]

  • le piante sono verdi;
  • le foglie sono intere, dentate o serrate, ma mai pennatifide;
  • la base delle foglie è acuta e subauricolata;
  • le ligule dei fiori sono lunghe 12 - 15 mm e sono 10 - 22 per capolino.

Il numero cromosomico della specie è 2n = 40.[12]

Variabilità

Per questa specie sono riconosciute 3 entità infraspecifiche:[2]

  • Jacobaea paludosa subsp. angustifolia (Holub) B.Nord. & Greuter, 2006 - Distribuzione: Italia (è l'unica sottospecie presente nella Penisola) e Europa centrale
  • Jacobaea paludosa subsp. lanata (Holub) B.Nord. & Greuter, 2006 - Distribuzione: Europa orientale e Siberia occidentale
  • Jacobaea paludosa subsp. paludosa - Distribuzione: Europa orientale.

Sinonimi

Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]

  • Doria paludosa (L.) Fourr., 1868
  • Senecio paludosus L., 1753

Note

Bibliografia

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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