Identità di Brahmagupta

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In matematica, lTemplate:'identità di Brahmagupta, detta anche identità di Fibonacci, afferma che il prodotto di due numeri, ognuno dei quali è la somma di due quadrati di numeri naturali, si può esprimere come somma di quadrati (ed in due modi distinti). In altre parole, l'insieme delle somme di due quadrati è chiuso rispetto alla moltiplicazione. In particolare:

(a2+b2)(c2+d2)=(acbd)2+(ad+bc)2 (1)=(ac+bd)2+(adbc)2.(2)

Ad esempio,

(12+42)(22+72)=302+12=262+152.

Questa identità è utilizzata nella dimostrazione del teorema di Fermat sulle somme di due quadrati. L'identità è valida in qualunque anello commutativo, ma è particolarmente utile nell'insieme dei numeri interi.

Questa identità è un caso speciale (n = 2) dell'identità di Lagrange. Brahmagupta dimostrò ed utilizzò un'identità più generale:

(a2+nb2)(c2+nd2)=(acnbd)2+n(ad+bc)2 (3)=(ac+nbd)2+n(adbc)2,(4)

che mostra che l'insieme di tutti i numeri della forma x2+ny2 è chiuso rispetto alla moltiplicazione.

L'identità dei quattro quadrati di Eulero è un'identità analoga con quattro quadrati anziché due. Inoltre, vi è un'identità con otto quadrati, derivata dagli ottonioni, ma non ha implicazioni particolarmente interessanti per i numeri interi perché ogni numero naturale è somma di quattro quadrati (vedi Teorema dei quattro quadrati). Essa è correlata alla periodicità di Bott.

Storia

Quest'identità è stata scoperta dal matematico e astronomo indiano Brahmagupta (598-668), che la generalizzò. La sua opera Brāhmasphuṭasiddhānta fu successivamente tradotta, dal Sanscrito, in arabo da Muḥammad ibn Ibrāhīm al-Fazārī, in seguito in persiano, e infine in latino nel 1126.[1] L'identità riapparve nel 1225 all'interno del Liber Quadratorum di Leonardo Pisano, meglio noto come Fibonacci (1170-1250). Tuttavia, è possibile che l'identità fosse già nota a Diofanto di Alessandria nel III secolo (Arithmetica - III, 19).

Relazione con i numeri complessi

Se a, b, c e d sono numeri reali, questa identità è equivalente alla proprietà della moltiplicazione dei valori assoluti dei numeri complessi:

|a+bi||c+di|=|(a+bi)(c+di)|

dato che

|a+bi||c+di|=|(acbd)+i(ad+bc)|,

elevando al quadrato entrambi i membri

|a+bi|2|c+di|2=|(acbd)+i(ad+bc)|2,

e ricorrendo alla definizione di valore assoluto,

(a2+b2)(c2+d2)=(acbd)2+(ad+bc)2.

Applicazione all'equazione di Pell

Nel suo contesto originale, Brahmagupta applicò la sua scoperta alla soluzione dell'equazione di Pell,

x2Ny2=1.

Usando l'identità nella forma più generale

(x12Ny12)(x22Ny22)=(x1x2+Ny1y2)2N(x1y2+x2y1)2,

osservò che, date due triple (x1y1k1) e (x2y2k2), soluzioni di x2 − Ny2 = k, allora anche

(x1x2+Ny1y2,x1y2+x2y1,k1k2)

è una soluzione della medesima equazione.

Questo non permise soltanto di generare infinite soluzioni di x2 − Ny2 = 1 partendo da una sola soluzione, ma anche, dividendo ogni membro per k1k2, di ottenere spesso soluzioni intere o "quasi intere". Il metodo generale per risolvere l'equazione di Pell, ad opera di Bhāskara II nel 1150, chiamato metodo Chakravala, è basato anche su questa identità.[2]

Note

  1. George G. Joseph (2000). The Crest of the Peacock, p. 306. Princeton University Press. ISBN 0691006598.
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Collegamenti esterni

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