Coefficiente osmotico

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Un coefficiente osmotico (simbolo ϕ o φ[1]) è una quantità adimensionale che caratterizza la deviazione di un solvente dal comportamento ideale, in riferimento alla legge di Raoult per la pressione di vapore della soluzione. Si può esprimere sia con la concentrazione del solvente che con quella dei soluti. La definizione dipende da come si esprime la composizione chimica di una soluzione[1]. Un coefficiente simile è quello di van 't Hoff che indica una deviazione del soluto dal comportamento ideale in riferimento all'equazione di van 't Hoff per la pressione osmotica.

Il suo campo di valori reali sono: soluzioni ideali (soluti non volatili) ϕ=1, soluzioni a deviazioni negative della legge Raoult ϕ>1, ad esempio nel saccarosio in soluzione acquosa, e soluzioni a deviazioni positive 0<ϕ<1 come nell'etere etilico in soluzione di acetone (soluti volatili).

Definizione

La definizione di φ, come quella del coefficiente di attività γ, presuppone che i soluti elettroliti si dissocino completamente e che la quantità di solvente disponibile sia costante per tutte le concentrazioni di soluto. Quindi, φ=1 indica il 100% di dissociazione. La legge di Raoult non si basa su alcuna ipotesi, ma sull'osservazione che la diminuzione della pressione di vapore è proporzionale alla quantità di particelle di soluto. Queste due definizioni di idealità sono in conflitto tra loro.

Sotto tali ipotesi, consideriamo una soluzione chimica ad n+1 componenti. Indichiamo con i=0 il solvente, mentre gli n soluti hanno indice i=1 fino ad n

Definizione termodinamica

Il coefficiente osmotico basato sulle molalità bi (alcuni testi le indicano mi) dei soluti viene definito come:

ϕ=μ0*μ0RTM0i=1nbi

e basato sulla frazione molare del solvente x0 diventa:

ϕ=μ0*μ0RTlnx0

dove le grandezze in gioco sono:

Template:Clear Quest'ultimo è talvolta detto coefficiente osmotico razionale. I valori delle due definizioni sono differenti, ma essendo

lnx0=ln(1+M0i=1nbi)M0i=1nbi,

le due definizioni sono simili, e infatti entrambe si avvicinano a 1 quando la concentrazione dei soluti va a zero. Nell'ultima relazione abbiamo utilizzato lo sviluppo in serie di ln(1+x) e l'approssimazione ln(1+x)x quando la variabile x0. In questo caso x=M0i=1nbi che è certamente una quantità x0.

Soluzioni binarie. φ(a0, b1) approssimata

La composizione di una soluzione espressa in frazioni molari xi delle diverse componenti, ha le relazioni

xi=nini=0...n,n=i=0nni,i=0nxi=1

La legge di Raoult per una soluzione reale con n-soluti volatili/1-solvente è:

Psol=i=0naiPi*=i=0nfixiPi*

Lo stato standard di ogni componente della miscela è la sostanza pura, che ha un'attività di uno. Nell'ultima relazione sono stati utilizzati i coefficienti di attività razionale,[2] che sono definiti come ai=fixi per i=0,,n e indicano quanto la soluzione si discosta dal comportamento ideale con un campo di variabilità fi>0.

La legge di Raoult per una soluzione ideale

Psol=i=0nxiPi*,(fi=1i=0,...n)

e per una soluzione ideale diluita con n-soluti non volatili/1-solvente è:

x0=PsolP0*a0Pi=Pi*xi0i=1,...n

Sebbene le attività siano state definite in termini di frazioni molari, per esprimere la concentrazione in una soluzione diluita è numericamente conveniente utilizzare le molalità (bi), cioè come il numero di moli del soluto per 1 kg di solvente. Le relazioni sono:

b0=n0n0M0=1M0
bi=nin0M0=xix0M0=cic0M0i=1...n

Si riconsideri il caso della soluzione 1-soluto/1-solvente ideale diluita (a0x0 quando x01 e aixi quando xi0). Per le relazioni molalità-frazione si ha:

x1=11+1M0b1=b1b1+1M0=b1b0+b1
x0=11+M0b1=1x1

Adesso occorre ricavare una relazione tra a0 e la molalità del soluto b1. Per soluzioni diluite, b1b0, quindi è possibile trascurare b1 nel denominatore della precedente relazione per x1 (prima approssimazione) e si ottiene

x1M0b1
x0=1x11M0b1

per cui l'attività del solvente per soluzioni diluite diventa

a0x0=1x11M0b1

prendendo i logaritmi di entrambi i membri

lna0=lnx0=ln(1x1)x1=M0b1

Nell'ultima relazione si è usato lo sviluppo in serie di ln(1x) e l'approssimazione ln(1x)x quando la variabile x0. In questo caso x=M0b1 che è certamente una quantità x0 (seconda approssimazione).

Per tenere conto delle deviazioni positive e negative della legge di Raoult, s'introduce un coefficiente reale positivo ϕ, detto coefficiente osmotico come segue:

lna0=M0b1ϕ
ϕ=ϕ(a0,b1)lna0b1M0

Essendo 0<a01, si ha ϕ(a0,b1)>0 secondo la definizione. Nel punto (a0,b1)=(1,0) singolare si impone ϕ=1 in quanto la soluzione è ideale. Quindi, la deviazione di ϕ dall'unità è una misura della non idealità della soluzione. Vedremo più avanti che per soluti volatili elettroliti occorre considerare nell'espressione ultima il numero stechiometrico ν1.

Relazione con il coefficiente di attività

In una soluzione con un singolo soluto, il coefficiente osmotico (espresso in molalità con b1=m) e il coefficiente di attività del soluto γ sono in relazione con l'energia libera di Gibbs in eccesso GE tramite:

RTm(1ϕ)=GEmdGEdm
RTlnγ=dGEdm

e utilizzando l'equazione di Gibbs-Duhem c'è quindi una relazione differenziale tra loro (temperatura e pressione costanti):

md(lnγ)=d((ϕ1)m)
d(lnγ)=dϕ+(ϕ1)dmm

Soluzioni non elettrolite liquide

Per una soluzione 1-soluto volatile/1-solvente con coefficiente di attività molale (γ1mb1=γ1mm), abbiamo visto prima che il coefficiente osmotico si scrive

ϕ=lna0b1M0

e integrando il risultato ottenuto all'inizio di questa sezione si ricava una relazione che lega il coefficiente di attività di un soluto volatile non elettrolita e il coefficiente osmotico:

ln(γ1m)=ϕ1+0mϕ1mdm

Dove abbiamo integrato tra b1=m=0 (dove γ1m=ϕ=1) e una concentrazione m arbitraria. Tale relazione ci permette di calcolare il coefficiente di attività del soluto tramite i dati della pressione vapore P0Psol del solvente. Dalla legge di Raoult (a0P0P0*) otteniamo l'attività del solvente; calcoliamo il coefficiente osmotico dalla relazione ϕ(a0,b1) ed infine ln(γ1m).

Soluzioni elettrolite liquide

Per una soluzione 1-soluto volatile/1-solvente (la dissociazione è dovuta al soluto elettrolita, ad esempio un sale) con coefficiente di attività molale (γ±m=γ±b1), il coefficiente osmotico si scrive

Template:Anchor

ϕ=lna0ν1b1M0

dove ν1 è il numero stechiometrico del soluto e a0 l'attività del solvente. ϕ si calcola tramite il coefficiente di attività del soluto:[3]

ϕ=1+1m0mmd(ln(γ±))

Spesso per il coefficiente di attività del soluto γ± si utilizza un'espressione simile a quella per non elettrolita:[4]

ln(γ±)=ϕ1+0mϕ1mdm

Secondo la teoria di Debye-Hückel, accurata per concentrazioni basse, (ϕ1)imi è asintotica a 23AI3/2, dove I è la forza ionica ed A è la costante di Debye-Hückel (con valore 1.17 per acqua a 25 °C). Cioè, nella condizione di basse concentrazioni, la tensione di vapore del solvente sarà maggiore di quella prevista dalla legge di Raoult. Ad esempio, per soluzioni di cloruro di magnesio, la pressione di vapore è leggermente maggiore di quella prevista dalla legge di Raoult ad una concentrazione di c1=0,7 mol/kg, dopo di che la pressione del vapore è inferiore a quella prevista dalla legge di Raoult. Tipico delle soluzioni volatili diluite, dove occorre utilizzare sia la legge di Raoult che la legge di Henry.

Per le soluzioni acquose, valori del coefficiente osmotico validi su un campo esteso di concentrazione si derivano teoricamente dalle equazioni di Pitzer[5] o utilizzando il modello di correlazione a 3 parametri caratteristici (TCPC).[6][7][8][9]

Relazione con il coefficiente di van 't Hoff

Consideriamo una soluzione con 1-soluto/1-solvente. La pressione osmotica per soluzioni diluite di soluti non volatili (le molecole non si associano e non si dissociano in soluzione) si ottiene dall'equazione di van 't Hoff per la pressione osmotica:

Πth=c1RT=1x0x0c0RT=b1ρ0RT

essa rappresenta un'equazione limite applicata alle molecole del soluto, queste infatti quando la concentrazione tende a zero occupano un volume (a parità di temperatura T) uguale a quello della soluzione. Tale pressione dipende dalla concentrazione c1 cioè dal numero delle molecole di soluto ed è quindi una proprietà collegativa.

Nel caso di soluzione diluite con soluti volatili (ad esempio un soluto elettrolita), le molecole del soluto subiscono fenomeni di associazione e dissociazione che portano ad una diminuzione o ad un aumento di particelle disciolte influenzando le proprietà collegative. Per tenere conto di tali effetti è necessario moltiplicare il secondo membro per il coefficiente di van 't Hoff i[10],

Πsp=ic1RT=iΠth

Il suo campo di valori reali sono: i=1 per soluzioni ideali (soluti non volatili), i>1 per soluti che si dissociano e vale 0<i<1 per soluti che si associano (soluti volatili). Per la maggior parte dei soluti non elettroliti disciolti in acqua, il fattore van 't Hoff è essenzialmente 1. Invece per soluti ionici disciolti in acqua, il fattore van 't Hoff è uguale al numero di ioni discreti in una unità di formula della sostanza. Quindi per un soluto ν+:νelettrolita con ν1=ν++ν si ha iν1>1. E l'equazione limite di van 't Hoff diventa:

Πth=ν1c1RT

Questa relazione presuppone che il soluto si dissocia completamente nei suoi ioni componenti, che poi si muovono indipendentemente (Il coefficiente osmotico ha valore φ=1 per indicare il 100% di dissociazione). Nella soluzione reale in un dato istante una piccola percentuale degli ioni sono accoppiati e quindi contano come un singola particella oppure si hanno effetti elettrostatici di repulsione (φ < 1 anche se si verifica una dissociazione del 100% (vedi equazione di Debye-Hückel)). In generale, l'accoppiamento ionico si nota quando la concentrazione del soluto aumenta (φ > 1). Si noti che la deviazione di i dal valore atteso tende ad essere maggiore per soluti con ioni a carica maggiore di 1 (ad esempio MgCl2, MgSO4...)

Questa definizione data di i non è unica. Partendo dalle ipotesi fatte nella sezione di questa voce φ(a0, b1) approssimata, possiamo utilizzare la seguente definizione equivalente di i[10]:

i=(P0*PsolP0*)1x1(1P0P0*)1x1=(1a0)11x0

e quelle ricavate di φ per non elettroliti ed elettroliti:

ϕlna0b1M0ϕlna0b1M0ν1

dividendo queste due espressioni si ottengono due relazioni approssimate tra ϕ ed i:

iϕ1a0lna0(1+M0b1)
iϕ1a0lna0(1+M0b1)ν1

Poiché si ha 0<a0<1, si ha pure 0<1a0lnx0<1, e inoltre (1+M0b1)1 quindi sono proporzionali a meno di un fattore limitato tra 0 ed 1. Per cui una variazione ϕ>1 comporta una variazione i>1 e viceversa. Tale relazione vale per soluzioni molto diluite cioè quasi ideali (x01). Per soluti volatili elettroliti si osserva sperimentalmente a basse concentrazioni (b10,a01) il valore limite iν1 e poi un decremento potendo diventare anche minore di 1.

Dove per le equazioni viste si ha (j=0 solvente, j=1 soluto):

Simbolo Definizione
ΠthΠsp La pressione osmotica della soluzione ideale diluita e di quella reale
VsolPsol Il volume è la pressione della soluzione
T La temperatura assoluta della soluzione
R La costante dei gas (pari a 8,314472 J/mol·K)
Pjj=0,1 Le pressioni
Pj*j=0,1 Le pressioni del componente allo stato puro
ajj=0,1 Le attività
njj=0,1 Le moli
cjj=0,1 Le molarità
bjj=0,1 Le molalità
xjj=0,1 Le frazioni molari
ν1=ν++ν Il numero totale di ioni dissociati del soluto elettrolita
ν+,ν Numero cationi e anioni del soluto elettrolita per unità di formula

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Esempi

In entrambi gli esempi abbiamo per il solvente acqua una molalità b0=bwater=55,506 mole/Kg. Inoltre il valore della pressione del solvente puro in condizioni std ( T=298K,P=1bar, 1 bar = 105 Pascal) è di P0*=23,756torr cioè con la pressione misurata in torr.

Soluto volatile non elettrolita
Saccarosio (C12H22O11)
Cloruro di sodio (NaCl)
Tensione vapore e frazione molare
del solvente
Coefficiente osmotico e molalità
del soluto

Consideriamo una soluzione 1-soluto/1-solvente con il solvente [[acqua|Template:Chem]] e il soluto volatile [[saccarosio|Template:Chem]]. La molalità del soluto b1=m1 viene variata tra 0 e 6 mole/kg e ciò comporta la variazione della frazione molare dell'acqua x0=xwater tra 1 e 0,9.

Si nota nel primo grafico a destra della tensione di vapore dell'acqua (PsolP0=Pwater) la deviazione negativa dei valori sperimentali (curva concava in basso) dalla legge di Raoult (linea retta) e nel secondo la conseguente variazione del coefficiente osmotico con valori ϕ1 come previsto dalle relazioni ricavate nella definizione

a0,spP0,spP0*=Pwater23,756,x0=xwater=b0b0+b1=11+0,0180b1
ϕ55,506ln(a0,sp)b1=55,506ln(a0,sp)m1.
Soluto volatile elettrolita

Consideriamo una soluzione 1-soluto/1-solvente con il solvente [[acqua|Template:Chem]] e il soluto volatile elettrolita [[Cloruro di sodio|Template:Chem]].

Si nota nel primo grafico a destra della tensione di vapore dell'acqua (PsolP0=Pwater) la deviazione negativa dei valori sperimentali (curva concava in alto) dalla legge di Raoult (linea retta) e nel secondo la conseguente variazione del coefficiente osmotico con valori ϕ indicati di seguito[11]

  1. Curva continua: andamento del coefficiente osmotico di NaCl ideale (ϕ=1) e reale.
  2. Curva a tratti: la forma delle curve comporta un calo dell'attività dovuto all'accoppiamento ionico a contatto diretto che riduce la concentrazione apparente del soluto (componente elettrostatica con 0<ϕ<1)
  3. Curva a puntini: indica un aumento del coefficiente osmotico dovuto al legame dell'acqua dal soluto e la sua conseguente perdita di dissociazione nella soluzione (componente non elettrostatica con ϕ>1), aumentando così la concentrazione apparente.

I soluti elettroliti tendono a formare una coppia ionica a contatto diretto invece di coppie ioniche separate da solvente. I dati sperimentali sono ricavati come prima, eccetto per il calcolo della frazione molare e del coefficiente osmotico

a0,spP0,spP0*=Pwater23,756,x0=xwater=b0b0+b1=11+0,0180b1ν1
ϕ55,506ln(a0,sp)ν1b1=55,506ln(a0,sp)2m1.

Applicazioni

Per soluzioni liquide, il coefficiente osmotico viene utilizzato per calcolare il coefficiente di attività del soluto volatile (ad esempio quello di un sale elettrolita come NaCl,...) dai dati sperimentali dell'attività del solvente a0, o viceversa. I dati si ricavano da misure dell'abbassamento del punto di congelamento per soluzioni diluite, o misure di deviazioni dai valori teorici per soluzioni ideali di qualsiasi delle proprietà colligative.

Note

Voci correlate

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