Acetil solfisossazolo
Template:O Template:Composto chimico Template:Disclaimer
LTemplate:'acetil solfisossazolo è un composto chimico di formula che in condizioni normali si presenta come un solido cristallino bianco dall'odore caratteristico.[1]
Struttura e caratteristiche fisiche
Il composto, estere del sulfisossazolo, rientra nella categoria delle solfonammidi del benzene. Il composto presenta le seguenti caratteristiche:[1][2]
- un donatore di legami a idrogeno
- 6 accettori di legami a idrogeno
- 3 legami ruotabili
- massa monoisotopica = 309,07832714 g/mol
- superficie polare = 115 Ų
- 21 atomi pesanti
- sezione trasversale d'urto = 161,2 Ų [M+H]+
- pressione di vapore = 0,0 ± 1,4 mmHg a 25 °C
- tensione di vapore = 62,9 ± 3,0 dyne/cm
- polarizzabilità = 30,4 ± 0,5 10-24 cm3
Reattività e caratteristiche chimiche
Il composto risulta solubile in alcol, cloroformio ed etere, mentre è praticamente insolubile in acqua.[3]
Saggi di purezza
- La perdita in peso per riscaldamento a 105 °C per 3 ore non deve superare lo 0,5%[3]
- Non deve lasciare più dello 0,1% di ceneri
- Il limite dei metalli pesanti è 20 ppm
Determinazione quantitativa
- Pesare 1 g di sostanza e porla in un becher da 250 cc.
- Aggiungere 25 cc di HCl e 80 cc d’acqua
- Lasciar raffreddare
- Titolare immediatamente la soluzione con nitrito di sodio M/10 determinando il punto finale potenziometricamente usando elettrodi di calomelamo e platino
Ogni cc di nitrito di sodio corrisponde a 30,94 mg di acetil solfisossazolo.[3]
Spettri
Sono disponibili diversi spettro analitici del composto:[1]
Farmacologia e tossicologia
Farmacocinetica
L'N1-acetil sulfisossazolo è metabolizzato a sulfisossazolo dagli enzimi digestivi nel tratto gastro-intestinale e quindi assorbito. Uno studio ha dimostrato che la dose biodisponibile dopo assunzione per via orale è pari a 0.95 +/- 0.04. Il sulfisossazolo viene dunque ampiamente distribuito nei vari tessuti per via extracellulare, è in grado di superare la barriera placentale penetrando nella circolazione fetale, ovvero di superare la barriera emato-encefalica.[4]
L'emivita del composto nel siero è pari a 10 -12 ore.
Viene eliminato principalmente per via renale mediante filtrazione glomerulare per essere escreto attraverso le urine (97%) entro le 48 ore dalla somministrazione. Il 52% risulta essere costituito dalla sostanza nella forma iniziale e il resto dal metabolita N4-acetilato. La clearance è pari a 18.7 +/- 3.9 ml/min per il composto nella sua totalità e 232 +/- 64 ml/min per il composto libero.[4]
È stato inoltre ritrovato nel latte umano.[4]
Farmacodinamica
Si tratta di una solfonammide ad ampio spettro con effetto antibatterico. È un analogo sintetico dell'acido 4-amminobenzoico (PABA)[1] Il composto compete con il PABA per la diidropteorato sintetasi prevenendo l'incorporazione dello stesso nell'acido diidrofolico, precursore dell'acido folico, con conseguente inibizione della sintesi dell'acido folico ovvero della sintesi di purine e pirimidine con blocco della crescita cellulare e apoptosi. Nell'uomo il composto può inibire il citocromo P450 2C9.[4]
Effetti del composto ed usi clinici
Il composto viene utilizzato per il trattamento di:[4]
- infezioni acute, ricorrenti o croniche del tratto urinario da microrganismi suscettibili in assenza di uropatie ostruttiveo corpi estranei: principalmente pielonefrite, pielite e cistite da Escherichia coli, Klebsiella, Staphylococcus, Proteus mirabilis e, meno frequentemente, Proteus vulgaris
- meningite meningococcica quando causata da batteri sensibili al composto
- meningite da Haemophilus influenzae come terapia adiuvante con somministrazione parenterale di streptomicina
- otite acuta dell'orecchio medio dovuta a Haemophilus influenzae associata a dosi adeguate di penicillina o eritromicina
- tracoma, congiuntivite, nocardiosi, cancroide e toxoplasmosi come terapia adiuvante con pirimetamina
- malaria da Plasmodium falciparum resistente alla clorochina come terapia adiuvante
Controindicazioni ed effetti collaterali
Le reazioni allergiche al composto sono rare ma severe e possono includere la sindrome di Stevens-Johnson e la necrolisi epidermica tossica. La cristalluria può risultare in disuria, anemia aplastica, popora trombotica trombocitopenica ed epatite tossica. In individui affetti da deficit della glucosio 6-fosfato deidrogenasi, può presentarsi emolisi.[4]
Gli eventi avversi severi o irreversibili possono includere:[4]
- nefrotossicità
- discrasia
- nefropatia tubulointerstiziale
- ematuria
- cristalluria
- oliguria
- anuria
- dolore lombare
- necrosi tubulare