Criterio di Eisenstein

Da testwiki.
Versione del 4 gen 2024 alle 13:47 di imported>Simone Biancolilla (Collegamenti esterni: Aggiunto il template "Portale")
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

In algebra, il criterio di Eisenstein è un criterio per dimostrare l'irriducibilità di alcuni polinomi a coefficienti interi. Prende il nome dal matematico tedesco Gotthold Eisenstein.

Il criterio

Sia P(x) un polinomio primitivo a coefficienti interi

P(x)=anxn+an1xn1++a1x+a0.

Il criterio di Eisenstein afferma che:

Se esiste un numero primo p tale che:

  • p non divide an,
  • p divide a0,a1,,an1,
  • p2 non divide a0,

Allora P(x) è irriducibile tra i polinomi a coefficienti interi.

In altre parole, se valgono le ipotesi non esistono due polinomi a coefficienti interi H(x) e G(x) e di grado almeno uno tali che

H(x)G(x)=P(x).

Per il lemma di Gauss, non esistono neppure due polinomi H(x) e G(x) a coefficienti razionali di grado almeno uno il cui prodotto è P(x), quindi P(x) è irriducibile pure tra i polinomi a coefficienti razionali.

Il criterio può essere generalizzato a qualsiasi dominio a fattorizzazione unica: basta sostituire alla nozione di numero primo quella di elemento primo.

Esempio

Consideriamo ad esempio il polinomio P(x)=3x2+25x+10; a questo si può applicare il criterio a partire dal primo p=5, che divide 10 e 25, ma non 3; inoltre 52=25 non divide 10. Da questo si può dedurre che P(x) è irriducibile.

L'ultima condizione è importante: infatti se consideriamo il polinomio Q(x)=x2+10x+25, questo verifica le prime due condizioni, ma non la terza, e non è irriducibile: esiste infatti la fattorizzazione Q(x)=(x+5)2=(x+5)(x+5)

Dimostrazione

Supponiamo per assurdo che esistano due polinomi G(x) e H(x) che fattorizzano P(x) (dove P(x) verifica le ipotesi del criterio di Eisenstein), di grado rispettivamente g e h; scomponiamo quindi P(x) come

anxn+an1xn1++a1x+a0=(bgxg+bg1xg1++b1x+b0)(chxh+ch1xh1++c1x+c0)

Abbiamo allora

a0=b0c0 e quindi pb0c0 e p2b0c0

da cui a meno di inversioni pb0 e pc0, continuiamo

pb0c1+b1c0 per cui pb1

pb0c2+b1c1+b2c0 per cui pb2

...

dalle espressioni precedenti si deduce p|bk, quindi p|G(x), ma questo comporta che p|P(x) e dunque l'assurdo p|an.

Dimostrazione alternativa

Un'altra dimostrazione può essere data usando il campo p delle classi di resto modulo il primo p.

Consideriamo il polinomio πp(f(x)), ottenuto dal polinomio f(x) proiettandone i coefficienti in p; poiché per ipotesi p divide tutti i coefficienti escluso il coefficiente direttore, πp(f(x))=cxn con cp, c0. Poiché in p[x] vale la fattorizzazione unica, ogni fattorizzazione di f(x) in p[x] sarà in monomi. Supponiamo ora che f(x) sia riducibile in [x], ovvero che esistano g(x),h(x)[x] tali che f(x)=g(x)h(x) con 1deg(g), deg(h)n1. Si avrebbe che i fattori g(x) e h(x), proiettati modulo p, sarebbero monomi, ovvero si avrebbe πp(g(x))=dxr e πp(h(x))=exnr, con d,ep, d,e0.

È facile verificare che πp(g(0))=πp(g(x))(0)=0 e che πp(h(x))(0)=πp(h(0))=0, dunque p divide g(0) e h(0). Ma allora p2 divide g(0)h(0)=f(0)=a0, contraddicendo l'ipotesi p2a0. Quindi f(x) non è fattorizzabile in [x], e dunque nemmeno in [x] per il lemma di Gauss.

Collegamenti esterni

Template:Algebra

Template:Portale