Teorema di Gell-Mann e Low

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Il teorema di Gell-Mann e Low è un teorema in teoria quantistica dei campi che consente di mettere in relazione lo stato fondamentale (o di vuoto) di un sistema interagente con il corrispondente stato fondamentale della teoria senza interazione. Fu dimostrato nel 1951 da Murray Gell-Mann e Francis E. Low. Il teorema è utile perché, tra le altre cose, relazionando lo stato fondamentale del sistema interagente con il suo stato fondamentale senza interazione, permette di esprimere le funzioni di Green (che sono definite come valori di aspettazione di campi nella rappresentazione di Heisenberg sul vuoto con interazione) come valori di aspettazione di campi nella rappresentazione di interazione sul vuoto senza interazione. Anche se è tipicamente applicato allo stato fondamentale, il teorema di Gell-Mann e Low si applica a qualsiasi autostato dell'hamiltoniano. La sua dimostrazione si basa sul concetto di un sistema iniziale non interagente in cui l'interazione è accesa in modo adiabatico.

Storia

Il teorema fu dimostrato per la prima volta da Gell-Mann e Low nel 1951, con l'uso della serie di Dyson. Nel 1969 Klaus Hepp fornì una dimostrazione alternativa nel caso in cui l'hamiltoniano originale descrive particelle libere e il potenziale d'interazione è limitato in norma. Nel 1989 Nenciu e Rasche lo dimostrarono tramite il teorema adiabatico. Una dimostrazione che non fa uso della serie di Dyson fu formulata nel 2007 da Luca Guido Molinari.

Enunciato del teorema

Sia |Ψ0 un autostato di H0 con autovalore E0 e sia H=H0+gV, dove g è una costante di accoppiamento e V l'operatore di interazione. Definiamo l'hamiltoniano Hϵ=H0+eϵ|t|gV che interpola H e H0 nei limiti ϵ0+ e |t|. Sia UϵI l'operatore di evoluzione temporale nella rappresentazione di interazione. Il teorema di Gell-Mann e Low afferma che se il limite per ϵ0+

|Ψϵ(±)=UϵI(0,±)|Ψ0Ψ0|UϵI(0,±)|Ψ0

esiste, allora |Ψϵ(±) sono autostati di H.

Si noti che se il teorema è applicato, ad esempio, allo stato fondamentale, esso non garantisce che lo stato evoluto sarà lo stato fondamentale. In altre parole, non si esclude che i livelli energetici si possano incrociare.

Dimostrazione

Il teorema è solitamente dimostrato con l'uso dell'espansione in serie di Dyson dell'operatore di evoluzione temporale. La sua validità, tuttavia, si estende oltre lo scopo della teoria delle perturbazioni, come mostrato da Molinari. Seguiamo qui il metodo di Molinari. Consideriamo Hϵ e scriviamo g=eϵθ. Dall'equazione di Schrödinger per l'operatore di evoluzione temporale

it1Uϵ(t1,t2)=Hϵ(t1)Uϵ(t1,t2)

con la condizione iniziale Uϵ(t2,t2)=1 possiamo scrivere formalmente

Uϵ(t1,t2)=1+1it2t1dt(H0+eϵ(θ|t|)V)Uϵ(t,t2).

Concentriamoci per ora sul caso 0t1t2. Con un cambio di variabili abbiamo

Uϵ(t1,t2)=1+1iθ+t2θ+t1dt(H0+eϵtV)Uϵ(tθ,t2),

da cui otteniamo

θUϵ(t1,t2)=ϵggUϵ(t1,t2)=t1Uϵ(t1,t2)+t2Uϵ(t1,t2).

Questo risultato si combina con l'equazione di Schrödinger e la sua aggiunta

it1Uϵ(t2,t1)=Uϵ(t2,t1)Hϵ(t1)

per ottenere

iϵggUϵ(t1,t2)=Hϵ(t1)Uϵ(t1,t2)Uϵ(t1,t2)Hϵ(t2).

L'equazione corrispondente tra HϵI,UϵI è la stessa. Può essere ottenuta moltiplicando a sinistra i due membri per eiH0t1/, moltiplicando a destra per eiH0t2/ e usando l'equazione

UϵI(t1,t2)=eiH0t1/Uϵ(t1,t2)eiH0t2/.

L'altro caso in cui siamo interessati, che èt2t10 può essere trattato in maniera analoga, e dà un segno opposto al secondo membro (non ci interessa il caso in cui t1,2 hanno segni diversi). Riassumendo, abbiamo ottenuto

(Hϵ,t=0E0±iϵgg)UϵI(0,±)|Ψ0=0.

Procediamo per il caso dei tempi negativi. Abbreviando per maggiore chiarezza i vari operatori,

iϵgg(U|Ψ0)=(HϵE0)U|Ψ0.

Ora, usando la definizione di Ψϵ la differenziamo e sostituiamo la derivata g(U|Ψ0) usando quest'ultimo risultato, trovando che

iϵgg|Ψϵ=1Ψ0|U|Ψ0(HϵE0)U|Ψ0U|Ψ0Ψ0|U|Ψ02Ψ0|HϵE0|Ψ0=(HϵE0)|Ψϵ|ΨϵΨ0|HϵE0|Ψϵ=[HϵE]|Ψϵ.

dove E=E0+Ψ0|HϵH0|Ψϵ. Possiamo a questo punto effettuare il limite ϵ0+ dato che per ipotesi gg|Ψϵ al membro di sinistra ammette il limite. Ne consegue allora che |Ψϵ è un autostato di H.

Bibliografia

  • M. Gell-Mann and F. Low: "Bound States in Quantum Field Theory", Phys. Rev. 84, 350 (1951)
  • K. Hepp: Lecture Notes in Physics (Springer-Verlag, New York, 1969), Vol. 2.
  • G. Nenciu and G. Rasche: "Adiabatic theorem and Gell-Mann-Low formula", Helv. Phys. Acta 62, 372 (1989).
  • L.G. Molinari: "Another proof of Gell-Mann and Low's theorem", J. Math. Phys. 48, 052113 (2007)
  • A.L. Fetter and J.D. Walecka: "Quantum Theory of Many-Particle Systems", McGraw–Hill (1971)

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