Piano (geometria)

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Rappresentazione di due piani che si intersecano

Il piano è un concetto primitivo della geometria, ossia un concetto per il quale non esiste una definizione formale, sono intuitivamente comprensibili e esperienzialmente acquisiti. Viene accettata un'idea universalmente e unica di essi mediante il paragone con oggetti concreti usati come esempio, che non risolvono pienamente il concetto per la loro sussistenza materiale. Lo stesso accade al punto e alla retta.

Il piano si può pensare idealmente come un foglio di carta di dimensioni infinite: il piano è l'idea, il concetto astratto. A differenza del foglio di carta, però, il piano non ha spessore ed ha dimensioni infinite, quindi materialmente irrealizzabile.

In definitiva, esso:

Le relazioni che intercorrono tra un piano e i punti e le rette che esso contiene sono espresse dagli assiomi di Euclide e dagli assiomi di Hilbert.

Piani nello spazio tridimensionale

L'equazione canonica del piano nello spazio tridimensionale 3 è del tipo:

ax+by+cz+d=0,

con a,b,c,d, e a,b,c non tutti nulli.

Equazione cartesiana

Piano passante per tre punti

Siano P1=(x1,y1,z1), P2=(x2,y2,z2), P3=(x3,y3,z3) tre punti dello spazio non allineati. Per questi tre punti passa uno e un solo piano π. Un punto P=(x,y,z) appartiene al piano π solo se il vettore PP1 è combinazione lineare dei vettori P2P1 e P3P1, ossia se

|xx1yy1zz1x2x1y2y1z2z1x3x1y3y1z3z1|=0.

Sviluppando il determinante con la regola di Laplace rispetto alla prima riga si ottiene:

a(xx1)+b(yy1)+c(zz1)=0,

dove

a=|y2y1z2z1y3y1z3z1|,b=|x2x1z2z1x3x1z3z1|,c=|x2x1y2y1x3x1y3y1|.

Infine, per ottenere l'equazione canonica del piano, si definisce d come segue:

d=(ax0+by0+cz0),

dove P0=(x0,y0,z0) è un punto che appartiene al piano, pertanto in questo caso si possono utilizzare le coordinate di un punto qualsiasi fra P1, P2 e P3.

Condizione per indicare un piano

Per indicare un piano sono sufficienti:

  • Tre punti non allineati appartenenti ad esso (vedi corollari della geometria euclidea).
  • Due vettori linearmente indipendenti (cioè non paralleli) applicati nel medesimo punto P.
  • Due rette distinte appartenenti al piano.
  • Un vettore normale al piano ed il punto in cui è applicato (cioè un qualsiasi punto del piano). Si noti che non ha importanza il verso e l'intensità del vettore.
  • Una retta e un punto appartenente al piano ma non appartenente alla retta.

Posizioni reciproche di due piani

Piani paralleli

Si può studiare la posizione reciproca di due piani mettendo a sistema le loro equazioni. Quando la matrice dei coefficienti ha rango 2, il sistema è compatibile e ammette una semplice infinità (1) soluzioni, che rappresentano tutti i punti della retta di intersezione tra i due piani. Quando sia la matrice dei coefficienti che la matrice completa hanno rango 1, le soluzioni sono una doppia infinità (2) e i piani sono paralleli e coincidenti (parallelismo improprio). Se infine la matrice dei coefficienti ha rango 1 e la matrice completa ha rango 2, il sistema è incompatibile e i piani sono paralleli e distinti (parallelismo proprio).

Altrimenti, si possono studiare i vettori normali ai due piani. I due piano sono parallele se e solo se essi sono linearmente dipendenti (cioè paralleli), quindi il loro prodotto vettoriale è nullo. Se e solo se i due vettori sono perpendicolari, cioè il loro prodotto scalare è nullo, i due piani sono perpendicolari.

Distanza di un punto da un piano

È possibile calcolare la distanza di un punto P=(x0,y0,z0) da un piano π utilizzando la seguente formula:

d(π,P)=|ax0+by0+cz0+d|a2+b2+c2.

In particolare, se d(π,P)=0, allora il punto P appartiene al piano π.

Voci correlate

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