Avvelenamento da xeno

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LTemplate:'avvelenamento da xeno è una temporanea disattivazione di un reattore nucleare a causa dell'accumulo di veleni nucleari a vita media nel nucleo del reattore.

Meccanismo

Con la continua operazione di un reattore nucleare si accumulano i nuclidi formati dalla fissione ed i loro vari prodotti di decadimento. Alcuni di essi possono presentare elevate sezioni d'urto di assorbimento e possono agire quindi come veleni neutronici, facendo diminuire il Keff. Poiché dei veleni di decadimento continuano a formarsi anche dopo che il livello di potenza sia stato ridotto, la concentrazione di un veleno può aumentare fino a raggiungere un massimo dopo lo spegnimento. Per poter far ripartire il reattore, in qualsiasi istante dopo lo spegnimento, può essere necessario aggiungere una riserva di reattività per controbilanciare l'avvelenamento a breve termine dei prodotti di fissione. Per quanto riguarda gli effetti di avvelenamento a lungo termine, associato all'accumulo dei prodotti di fissione durante la vita del nocciolo, occorrerà analogamente provvedere ad un adeguato margine di reattività ad inizio vita mediante l'introduzione di elementi di controllo, o veleni bruciabili. Ciò, per compensare sia la perdita di reattività dovuta all'avvelenamento dei prodotti di fissione accumulati, sia la perdita di reattività prodotta dall'impoverimento di materiale fissile durante il burn-up. In rapporto agli effetti a breve termine dei prodotti di fissione, un nuclide, lo Xe135, è particolarmente importante, a causa della sua elevata sezione d'urto di assorbimento per i neutroni termici. Lo Xe135 ha un tasso di produzione per fissione γx=0,003 , ma una sua produzione più importante è dovuta al decadimento di altri prodotti di fissione. Uno dei prodotti che si forma direttamente nel 5.6% delle fissioni termiche del U235, è il Te135. Questo è soggetto ad una serie di decadimenti beta, secondo il seguente schema:

Errore del parser (errore di sintassi): {\displaystyle \ce{{}_{52}^{135}\!Te \quad ->[{{}\atop \simeq 1\ min.}] \quad {}_{53}^{135}\!I \quad ->[{{}\atop 6,7 \ ore}] \quad {}_{54}^{135}\!Xe ->[{{}\atop 9,2 \ ore}] \quad {}_{55}^{135}\!Cs \quad ->[{{}\atop 2.000.000 \ anni}] \quad {}_{56}^{135}\!Ba \ (stabile) }}

Dato che il tempo di dimezzamento del Tellurio è molto piccolo, nella trattazione analitica dell’avvelenamento si può supporre che esso non subisca cattura neutronica, e dunque che lo Iodio sia prodotto direttamente dalla fissione con un fission yield, γi, uguale a quello del Tellurio, pari a 0,056.

Bilancio concentrazioni

Si definiscono i parametri per lo I135:

I=densita` atomica
σi=sezione durto termica7 barn
λi=costante di decadimento2,9×105sec1
γi=tasso di produzione per fissione=0,056

e per lo Xe135:

X=densita` atomica
σx=sezione durto termica3,6×106 barn
λx=costante di decadimento2,1×105sec1
γx=tasso di produzione per fissione=0,003

Si noti l'elevata sezione d'urto dello Xe135che fa di esso un importante veleno.

Bilancio Iodio

La variazione della concentrazione nel tempo dello I135 è data da:

dIdt=λiIσiϕI+γiΣfϕ

Dove ϕ [n cm2 sec1]è il flusso neutronico e Σfè la sezione d'urto macroscopica del combustibile.

I termini λiI e σiϕI rappresentano la perdita di I135, rispettivamente, per decadimento radioattivo e per cattura neutronica; il termine γiΣfϕ rappresenta la produzione per fissione.

Per flussi neutronici superiori a circa 1015 ncms, si ha che σiϕλi, dunque si può effettuare la seguente approssimazione:

dIdt=λiI+γiΣfϕ

Moltiplicando l'equazione per eλitsi ottiene:

d(Ieλit)=γi Σf ϕ eλitdt

Si integri nel tempo da 0 a t:

I(t)eλitI(0)=γiΣf0tϕ eλitdt

Si consideri l'istante t=0, l'istante della partenza del funzionamento del reattore, in cui non vi è concentrazione di I135.

I(0)=I0=0

Si supponga inoltre che il flusso ϕ raggiunga un valore stabile (ϕ0)in un tempo molto piccolo rispetto al t che si sta considerando, ottenendo così

I(t)=γiΣfϕ0λi(1eλit)

Per un t sufficientemente grande si raggiunge un valore asintotico della concentrazione dello I135 :

I=γiΣfϕ0λi

Questa è una situazione di equilibrio, in cui il numero di nuclei di I135 prodotti, eguaglia il numero dei nuclei persi.

Bilancio Xeno

La variazione della concentrazione nel tempo dello Xe135 è data da:

dXdt=λiI+γxΣfϕλxXσxϕX

Il primo e il secondo termine rappresentano la produzione di Xe135per decadimento radioattivo dello I135 e per produzione da fissione. Il terzo e quarto termine rappresentano la perdita di Xe135per decadimento radioattivo dello stesso e per cattura neutronica.

Ponendo A=λx+σxϕ, si ottiene

dXdt=λiI+γxΣfϕAX

Si moltiplichi l'equazione per il fattore di integrazione e0tAdt e si integri da 0 a t:

0td(X e0tAdt)=0t(λiI+γxΣfϕ)e0tAdtdt
X(t)e0tAdtX(0)=0t(λiI+γxΣfϕ)e0tAdtdt

Come per lo I135, anche la concentrazione dello Xe135è nulla all'istante t=0, X(0)=X0=0, e si raggiunge un valore stabile ϕ0 in un tempo sufficientemente grande rispetto al tempo t che consideriamo. Dunque, si ha

X(t)=(γi+γx)Σf ϕ0λx+σxϕ0[1+1γi+γx(γiλiλxλi+σxϕ0γx)e(λx+σxϕ0)t+γiγi+γxλx+σxϕ0λxλi+σxϕ0eλit]

Per un t sufficientemente grande, si raggiunde un valore asintotico della concentrazione dello Xe135:

X=(γi+γx)Σf ϕ0λx+σxϕ0

Il tempo di dimezzamento dello Xe135è di 9,2 ore, quello dello I135è di 6,7 ore. L'avvelenamento da Xeno aumenta gradualmente fintanto che non si raggiunge una condizione di equilibrio tra produzione di atomi di Xeno per decadimento dello Iodio, e scomparsa di Xeno sia per decadimento che per cattura neutronica.

Avvelenamento

La grandezza di avvelenamento (poisoning) è definita come

P(t)=X(t)σxΣU

dove ΣU è la sezione d'urto macroscopica di assorbimento termica del combustibile.

Per t sufficientemente grande si ha

P=XσxΣU=(γi+γx)Σf ϕ0 σx(λx+σxϕ0)ΣU

Si considerino ora i due casi limite dell'Uranio:

  • U235 puro, in cui ΣfΣU0,851;
  • Uranio naturale, un cui ΣfΣU0,542

Per diversi valori di flusso neutronico stazionario, si hanno, per i due casi limite, diversi valori di avvelenamento, i cui valori sono riportati in tabella:

ϕ0 P(U235) P(Unat)
1012 0,007 0,043
1013 0,03 0,0185
1014 0,046 0,0284
1015 0,048 0,0296

Si osservi che per flussi neutronici superiori a 1015 ncms, l'avvelenamento di equilibrio non cresce oltre il valore di circa 0,05 che rappresenta un valore limite per il caso considerato. Inoltre risulta che per flussi inferiori a 1012 ncms, l’avvelenamento assume valori trascurabili.

Il Kè datto dalla formula dei 4 fattori:

K=ϵηfp=neutronitermicitornatidisponibilineutronitermiciassorbiti

Il fattore di utilizzazione termicaf , che è dato dal rapporto tra i neutroni termici assorbiti nel combustibile e i neutroni termici assorbiti ovunque: f=ΣUΣU+Σm , viene inevitabilmente influenzato dall'avvelenamento in un reattore. Si indica con fp il fattore fin presenza di Xenon:

fp=ΣUΣU+Σm+ΣXe135

dove si è indicato con ΣXe135e Σm , le sezioni d’urto macroscopiche di cattura nello Xe135 e del moderatore. Ponendo y=ΣmΣU , si ottengono i seguenti valori di n fp e f:

f=11+y  ; f=11+y+P

Si può supporre che la criticità effettiva del reattore sia proporzionale a f, con e senza veleni. Indicando con Keff,p il fattore di criticità del reattore con i veleni e con Keff quello in assenza di veleni si ha:

Keff,pKeffKeff,p=fpffp=P1+y

Se il reattore in assenza di veleno è critico, Keff=1 . Pertanto il valore di reattività, che è negativa, che la presenza del veleno introduce nel reattore risulta essere

ρp=P1+y

Se l’uranio è notevolmente arricchito, il rapporto y è molto piccolo, e si raggiungono i valori maggiori di reattività assorbita a causa della presenza di Xenon:

ρpP

Spegnimento del reattore

Ben diversamente vanno le cose in caso di arresto rapido del reattore. Si supponga per esempio che il reattore venga spento rapidamente dopo aver funzionato a una potenza elevata. Se, un istante prima dello spegnimento, la concentrazione di Xe135 aveva raggiunto un valore X0 di equilibrio, con l’improvvisa diminuzione del flusso neutronico viene a mancare improvvisamente una delle due cause di distruzione dell’isotopo stesso (esso continua a decadere a Cs135 con un tempo di dimezzamento di 9,2 ore, ma non viene più eliminato per cattura neutronica il cui contributo è forte, data l’elevata sezione di cattura σx; d’altra parte lo Xe135 continua a formarsi per decadimento dello I135 presente nel reattore). Il risultato è che, dopo lo spegnimento del reattore, la concentrazione di Xe135 comincia a salire fino a raggiungere valori notevoli e tanto maggiori quanto maggiore era il valore di al momento dello spegnimento. Dopo un certo tempo (una decina di ore), l’avvelenamento raggiunge un valore massimo, poi inizia a decrescere (il Te135 continua a decadere a I135 che, a sua volta, decade a Xe135, dunque si va esaurendo il Tellurio che è la fonte di produzione del veleno) fino a raggiungere, dopo un centinaio di ore, valori trascurabili.

Consideriamo che all’istante t=0 (istante in cui il reattore viene spento istantaneamente) la concentrazione di iodio sia I0 (in precedenza denominata come I ). La sua variazione nel tempo sarà data da

I(t)=I0eλit=γiΣfϕ0λieλit

Dato che a t=0 consideriamo che ϕ=0 , e0tAdt=eλxt.

La grandezza X0è la concentrazione che in precedenza è stata denominata X. Dunque la concentrazione dello xeno sarà data da

Andamento temporale della concentrazione di Xenon
X(t)=eλxt[0tγiΣfϕ0eλxteλitdt(γi+γx)Σfϕ0λx+σxϕ0]
X(t)=γiΣfϕ0λxλi(eλiteλxt)+(γi+γx)Σfϕ0λx+σxϕ0eλxt

Per tempi abbastanza elevati i termini esponenziali tendono a zero; si raggiungerà dunque un valore dello Xenon tendente a zero.

Più elevato è il flusso neutronico prima dello spegnimento del reattore, più grande è la riserva di atomi di I135 il cui decadimento produce lo Xe135. Pertanto, se non si introduce una riserva adeguata di reattività nel sistema, non è possibile partire in qualsiasi momento dopo l'arresto. Oltre un certo tempo (dell'ordine dell'ora dopo lo spegnimento), occorrerà osservare un certo tempo di attesa prima che il reattore possa essere riavviato.

Il combustibile deve avere ad inizio ciclo un valore positivo di reattività totale ρtot tale da controbilanciare, istante per istante, l’antireattività introdotta dal bruciamento del combustibile e quella dovuta alla transizione da freddo a caldo, all'avvelenamento da xenon, ed al blocco incidentale entro il nocciolo di una barra di controllo, ovvero:

ρtot=ρR+ρV

in cui ρR detta riserva di reattività, è la reattività asservita a controbilanciare il bruciamento del combustibile, e ρV detta reattività vitale, è la reattività atta a controbilanciare la transizione freddo-caldo, l’avvelenamento da xeno, ed il blocco di una barra di controllo.

Xeno nel reattore della centrale di Černobyl'

Un importante contributo alla sequenza di eventi che hanno portato al disastro nucleare di Černobyl' fu proprio la mancata previsione dell'effetto dell’avvelenamento da Xeno. Il test della centrale doveva essere effettuato mentre il reattore funzionava in un intervallo tra 700 e 1000 MW. Quella notte, il responsabile di turno dell’operatività del reattore, commise l’errore di introdurre le barre di controllo troppo in profondità, e provocare dunque un calo di potenza oltre il previsto, arrivando fino a 30 MW. Dunque la concentrazione di Xe135 iniziò ad aumentare in maniera importante, con il conseguente assorbimento di neutroni e quindi un ulteriore crollo di potenza. Tutto ciò non fece altro che mascherare la reale reattività del reattore. Nonostante si raggiunsero valori di potenza vicino al limite minimo consentito dalle norme di sicurezza, si decise di proseguire con il test. Aumentare la potenza risultava alquanto difficile, dato che lo Xeno assorbiva molti neutroni, così vennero estratte quasi tutte le barre di controllo. La potenza aumentò gradualmente fino a circa 200 MW. All'insaputa degli operatori, però, la reattività fu mascherata dall'eccessiva concentrazione di Xeno (ci troviamo, in pratica, sul picco della curva nel precedente grafico). Il reattore dunque, si trovava in una situazione molto instabile e pericolosa. Da qui seguirono tutti gli eventi che portarono a quella che fu un'esplosione del nocciolo.

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