Olivina: differenze tra le versioni
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LTemplate:'olivina è un minerale appartenente ai nesosilicati.
È una miscela isomorfa di forsterite (estremo magnesifero) Mg2SiO4 e fayalite (estremo ferrifero) Fe2SiO4. Questi ultimi sono rari in natura. Poiché è un termine intermedio di una serie, non è considerato una specie valida dall'IMA, ma va considerata come nome della serie.
Le olivine possono contenere manganese in sostituzione di ferro e magnesio. La sostituzione totale tra Mn e il Fe nella fayalite genera la tefroite (Mn2SiO4) e i termini intermedi della serie sono chiamati knebelite (Mn,Fe)2SiO4 (non riconosciuto dall'IMA); piccole quantità di zinco possono sostituirsi a (Fe,Mn) formando roepperite (non riconosciuto dall'IMA) mentre se si sostituisce il calcio si forma glauchocroite (CaMnSiO4). Un'altra serie relativamente rara delle olivine è quella tra monticellite (CaMgSiO4) e kirschteinite (CaFeSiO4).[1]
Campioni trasparenti di olivina vengono tagliati e lavorati con ottimi risultati.
Sinonimi
Il nome deriva dal colore verde oliva tipico di questo minerale. Viene usato come sinonimo il termine crisolito (quando la pietra appare trasparente), mentre peridoto è un termine datato che indica una varietà trasparente, in particolare una gemma, del minerale.[2]
Struttura cristallina

La struttura dell'olivina è caratterizzata da tetraedri isolati di SiO4 collegati da cationi interstiziali in coordinazione ottaedrica. Esistono due siti di coordinazione, uno regolare (M2) e uno irregolare (M1). Per quanto riguarda la serie dell'olivina gli ioni occupano i due siti senza mostrare preferenze. Nella monticellite, al contrario, il calcio va ad occupare il sito M2 e il magnesio il sito M1.[1][2]
Nella serie forsterite-fayalite con l'aumentare della proporzione di ferro il peso specifico aumenta mentre la durezza diminuisce;[3] questo spiega l'intervallo di valori della durezza e della densità riportati in tabella.
Abito cristallino
Si presenta soprattutto in forma granulare e massiva e, molto raramente, sotto forma di cristalli euedrali ad abito prismatico.
La sfaldatura è difficile e ciò riflette la struttura cristallina del minerale, in cui i tetraedri di SiO4 non formano né piani né catene, essendo indipendenti l'uno dall'altro.[2]
Proprietà ottiche

In sezione sottile (30 µm) usando un microscopio da petrografia con solo polarizzatore inserito il minerale è incolore o verde pallido e quando è ricco in ferro può essere giallastro; si può inoltre osservare pleocroismo, nella fattispecie dicroismo, con una variazione di tonalità da giallo-verdastro a giallo-aranciato a incolore.[4] Presenta un alto rilievo e il segno ottico è di tipo biassico negativo (fayalite) o positivo (forsterite). Nell'olivina si osserva estinzione parallela.[3]
Quando si passa ad una osservazione a nicol incrociati (con sia polarizzatore che analizzatore inseriti) si osservano colori di interferenza di secondo ordine.[5]
Origine e giacitura
Le olivine sono costituenti fondamentali di molte rocce, soprattutto di quelle magmatiche ultramafiche e mafiche (povere di silice), sia intrusive (p.es. peridotiti, gabbri) che effusive (p.es. komatiiti, basalti). Le olivine rappresentano il primo minerale a cristallizzare da un fuso originato dalla fusione parziale del mantello terrestre (fuso primario).
L'olivina può essere anche un prodotto del metamorfismo di rocce metamorfiche ultrabasiche (p.es. serpentiniti) e di rocce sedimentarie come calcari impuri e dolomie. Alcune delle reazioni metamorfiche che possono produrre olivina sono:
- nei calcari:
- nelle serpentiniti:
Si possono ottenere pirosseni dalle olivine secondo la reazione:
L'olivina, in presenza di acqua, può alterare per meteorizzazione in iddingsite, una miscela di vari minerali dell'argilla ed ossidi di ferro, o in serpentino (a temperature inferiori a 400 °C).
Luoghi di ritrovamento
La varietà gemma dell'olivina può essere trovata in Birmania, mentre in Arizona e Nuovo Messico si ritrova in forma di granuli arrotondati in associazione con pirosseni nelle ghiaie superficiali. Gli esemplari migliori si possono ritrovare nell'isola di Zabargad nel Mar Rosso.[2] In Europa, la principale fonte di olivina è la Norvegia e circa il 50% di essa in circolo per uso industriale nel mondo proviene da questo Paese. Presente ampiamente nelle lave dell'Etna e sull'isola di Lanzarote.
L'olivina è rinvenibile anche nelle areoliti (meteoriti costituite in prevalenza di silicati) e sideroliti sotto forma di granuli vetrosi.[2]
Alcuni impieghi
Le olivine fondono a temperature molto elevate e vengono quindi usate come costituenti di materiali refrattari ed abrasivi, in apparecchi elettronici ad alta frequenza, per la costruzione di pellicole sottili, ceramiche, leghe e collanti per alte temperature. Il peridoto, invece, viene classificato come pietra semi-preziosa e impiegato in gioielleria. La sabbia di olivina, opportunamente miscelata con silicati e catalizzatori, è ottima in fonderia proprio per la sua refrattarietà e stabilità alle alte temperature.
In Finlandia, l'olivina viene anche commercializzata per essere utilizzata nelle stufe sauna; essa, infatti, si presta bene a questo utilizzo per via di alcune sue caratteristiche, prima fra tutte la sua buona resistenza alla meteorizzazione, cui sarebbe altrimenti soggetta per via dei ripetuti cicli di riscaldamento-raffreddamento della sauna.
Note
Bibliografia
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